Добавить новость
ru24.net
IL Fatto Quotidiano
Февраль
2025
1 2 3 4 5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28

La crisi dell’industria bussa alle porte dell’Ue. L’urlo di migliaia di operai a Bruxelles: “Mai così tanti licenziamenti” | Le voci e le richieste

0

BRUXELLES – La crisi dell’industria arriva nel cuore del potere europeo. Almeno 7mila operai, raccolti in piazza Jean Rey a Bruxelles, hanno urlato che è vicino il suono della campana in Ue senza un piano industriale orizzontale e coordinato. Sono arrivati dalla Spagna alla Slovacchia passando per Francia, Germania, Olanda, Repubblica Ceca, Polonia e Italia, naturalmente, per provare a dare una scossa alla nuova Commissione, ri-guidata da Ursula von der Leyen.

Ci sono le tute degli operai di Tata Steel, i lavoratori slovacchi di Skoda, i tedeschi di Ig Metall, i francesi di Stellantis, gli operai di ArcelorMittal che arrivano un po’ da ovunque – Brema, Dunkerque, Katowice e anche dalle rovine lasciate a Taranto. La pattuglia italiana è nutrita di metalmeccanici, chimici e così via di Fiom, Uilm, Fim, Filctem, Uilca e Femca.

Tre i temi centrali: l’automotive, da cui la manifestazione è nata per poi allargarsi agli altri settori, l’acciaio, la chimica e l’energia. “Abbiamo qui sindacati e lavoratori provenienti da ogni angolo d’Europa. Tutti uniti per chiedere maggiori investimenti in buoni posti di lavoro nell’industria europea. Siamo a un bivio. La deindustrializzazione sta diventando una realtà”, è l’arringa dal palco di Judith Kirton-Darling, segretaria di IndustriAll Europe. E snocciola i dati della decadenza, mai visti neanche durante la crisi di diciassette anni fa: “Dal 2009 l’industria siderurgica europea ha perso quasi 100.000 occupati. Da giugno sono stati annunciati oltre 90.000 tagli nell’automotive. I licenziamenti si stanno accumulando anche nei settori chimico, tessile e dei materiali di base”.

È l’unica segretaria a prendersi il palco, dove si alternano gli operai. Caschetti, tute ignifughe, scarpe antinfortunistiche: a Bruxelles sono arrivati senza svestire i loro panni quotidiani. Ognuno ha la sua storia, il proprio lamento. I lavoratori dell’auto sono tra i più arrabbiati: “C’è il rischio che chiudano le fabbriche sia qui che in Italia. Tutti i fondi pubblici che sono stati dati all’azienda in questi anni devono servire a creare posti di lavoro”, dice Fabrice Jamart, delegato centrale Stellantis della Cgt francese. Mentre i metallurgici, tutta fatica e concretezza, hanno una richiesta comune dalla Francia alla Polonia: “Chiediamo stipendi decenti e un buon prezzo dell’energia. Da noi il costo è altissimo e sono già stati tagliati produzione e posti di lavoro per questo motivo”, spiega Jarek Panek, operaio nelle acciaierie Huta Katowice di ArcelorMittal.

“Bisogna affiancare un’industria compatibile con gli obiettivi ambientali a un buon prezzo dell’energia, altrimenti sarà deindustrializzazione. A rischio siamo in migliaia, noi delle acciaierie come i lavoratori dell’auto. Combatteremo insieme”, spiega Maren Wolter, una delle 3.500 operaie del siderurgico di Brema. “Mentre in Europa si impongono vincoli rigidi e multe alle aziende che non producono un certo numero di auto elettriche, altrove si sostiene la produzione senza imposizioni. Il risultato? Gli investimenti si spostano, le fabbriche chiudono, e i lavoratori vengono lasciati indietro”, sostiene Francesco Guida, segretario Uilm Termoli, dove Stellantis ha per ora lasciato lettera morta la conversione della fabbrica in un impianto per batterie.

“È l’esempio perfetto delle contraddizioni e degli errori europei – sostiene – I motori che producevamo una volta calano sempre più mentre le batterie che dovremmo produrre, restano ferme in un limbo che non possiamo più permetterci”. La piazza di Bruxelles, avvisa Ignazio De Giorgio, lavoratore dell’ex Ilva e delegato Fiom nel siderurgico di Taranto, è “solo l’inizio di un percorso che ci vedrà impegnati a garantire una giusta transizione ecologica”. Uniti, come ripete più volte il segretario della Fiom Michele De Palma, tra i primi a sostenere, ormai due anni fa, la necessità di una “internazionale sindacale” per fronteggiare le multinazionali e un mercato globale.

Nel pomeriggio, insieme ai leader di Uilm e Fim, Rocco Palombella e Ferdinando Uliano, nonché Marco Falcinelli (Filctem), Daniela Piras (Uiltec) e Giovanni Rizzuto (Femca) hanno incontrato una delegazione degli europarlamentari e parlamentari di M5S, Pd e Avs per un confronto sui temi da portare nelle aule di Bruxelles e Strasburgo. Anche se un primo contatto c’è già stato: mentre la piazza si svuota, una delegazione di IndustriAll Europe e dei principali sindacati, compresa l’italiana Valentina Orazzini della Fiom, incontra la Commissione Europea. Ci sono il vice-presidente esecutivo Stéphane Séjourné con delega all’Industria e la commissaria al Lavoro Roxana Mînzatu. Un segnale di attenzione, se anche di apertura si vedrà. Il grido d’allarme, intanto, è arrivato.

L'articolo La crisi dell’industria bussa alle porte dell’Ue. L’urlo di migliaia di operai a Bruxelles: “Mai così tanti licenziamenti” | Le voci e le richieste proviene da Il Fatto Quotidiano.




Moscow.media
Частные объявления сегодня





Rss.plus




Спорт в России и мире

Новости спорта


Новости тенниса
Елена Рыбакина

В сети появилось трогательное видео Рыбакиной с детьми






Экономия в сотни тысяч рублей: эти машины продают сейчас с большими скидками

В Петербурге избили незрячего экс-хоккеиста Премьер-лиги США

Сергей Собянин. Неделя мэра

Суд в Баку изменил меру пресечения «золотой судье» из России Хахалевой