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“Ho saputo di essere calciatore, non ricordavo neanche il mio nome”: l’ex portiere Rousseau racconta l’amnesia dissociativa retrograda

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“Ricordami” è il titolo dell’opera teatrale di Pascal Rousseau, ex portiere francese. Il titolo è emblematico. L’incredibile racconto del 62enne a L’Equipe comincia così: “Non ricordavo nemmeno il mio nome“. Un uomo che ha vissuto un’intera carriera sportiva sui campi di calcio di massimo livello, senza averne ricordo. Ex calciatore, in attività tra gli anni ’80 e ’90, vincitore di un campionato di Francia con l’Olympique Marsiglia nel 1990 e convocato nella nazionale juniores francese, Rousseau non ha memoria del proprio glorioso passato. Cos’era successo? Nel marzo 2019, il suo cervello subì improvvisamente un black out, eliminando ogni traccia della sua memoria e di conseguenza della sua identità. Quando si risvegliò in ospedale, non ricordava chi fosse. “Mi hanno detto che facevo il calciatore”.

Il primo impatto con la realtà è stato duro. Un’infermiera si presentò con pacatezza, ma Rousseau gli disse freddamente: “Io non ti conosco”. Soltanto in seguito venne a sapere che era una sua amica di vecchia data. Anche quando gli presentarono la moglie e i figli, non li riconobbe all’istante, ma in qualche modo capì che erano la sua famiglia. “L’ho sentito. E l’ho abbracciata”. Poi, il momento dell’attesa diagnosi: amnesia dissociativa retrograda, una condizione generalmente scaturita da traumi profondi. Ma nel suo caso, il disturbo si è palesato senza una causa precisa. Rousseau ha quindi dovuto ricostruire la sua vita pezzo per pezzo, affidandosi ai racconti della moglie, degli amici e dei suoi ex compagni di squadra.

L’ex portiere ha ripreso pian piano il contatto anche con il mondo del calcio. “Ho realizzato che ho condiviso il campo con giocatori incredibili”. Nell’ottobre del 2023, ha fatto un viaggio a Rennes, dove è sceso sul terreno di gioco prima di un match con il Nantes. Anche se l’emozione del prato non ha risvegliato in lui particolari i ricordi sperati, il calore del pubblico l’ha molto colpito: “Ho ricevuto una dose di amore incredibile. La gente ha urlato il mio nome. I tifosi sono stati molto affettuosi”. A conclusione del racconto, Rousseau ha voluto lanciare un messaggio: “Ho bisogno di parlare della mia condizione, voglio che tutti conoscano l’amnesia dissociativa retrograda, perché ancora troppe persone non ricevono una diagnosi precisa. Spero di poter aiutare chi vive al buio come me”.

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