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Spionaggio informatico, Haaretz: “Paragon al servizio esclusivo di polizia e intelligence”. L’azienda rescinde i contratti con l’Italia: “Violati i termini di servizio”

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L’azienda israeliana Paragon, produttrice dello spyware Graphite che ha “infettato” i dispositivi elettronici via Whatsapp di sette cittadini italiani, ha deciso di rescindere i contratti con l’Italia. L’esclusiva arriva dal britannico Guardian, che cita una fonte a conoscenza della questione: la decisione giunge meno di una settimana dopo che è scoppiato il caso. Il primo a denunciare di essere vittima dello spyware – una tecnologia di sorveglianza di livello militare in grado di hackerare smartphone criptati – è stato il direttore di Fanpage Francesco Cancellato, seguito ieri dal fondatore della ong Mediterranea Saving Humans, Luca Casarini, che ha annunciato di presentare un esposto. Sono gli unici nomi finora emersi dei sette utenti italiani “infettati” dal software. Un numero confermato anche da Palazzo Chigi, che però ha smentito un suo coinvolgimento e ha escluso quello dell’intelligence. Una ricostruzione incompatibile con quanto scritto dal quotidiano israeliano Haaretz che, oltre a dare notizia della rescissione dei contratti con l’Italia, aggiunge che Paragon “ha anche un certo numero di clienti in Europa, in particolare nell’Ue, tra cui l’Italia, dove lavora con due diversi enti, un’agenzia di polizia e un’organizzazione di intelligence“.

Il comunicato del governo – “La Presidenza del Consiglio – si legge nella nota diffusa mercoledì – esclude che siano stati sottoposti a controllo da parte dell’intelligence, e quindi del Governo, i soggetti tutelati dalla legge 3 agosto 2007, n. 124 (Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto), compresi i giornalisti“. In totale “le utenze italiane interessate finora appaiono essere sette“, precisa la presidenza del Consiglio che “trattandosi di una questione che il governo considera di particolare gravità“, fa sapere che “è stata attivata l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale” che dipende proprio da Chigi. L’agenzia “ha interloquito con lo studio legale Advant, incaricato dalla società WhatsApp Ireland Limited”, ma non ha ricevuto “l’identità dei titolari” delle utenze coinvolte: almeno cinque, pertanto, non sono ancora stati resi noti. Questi però “sono stati informati direttamente dalla stessa società, a tutela della loro privacy”.

Guardian e Haaretz e la rescissione dei contratti – Il Guardian, nel suo articolo, scrive che Paragon Solution – azienda israeliana di software di hacking fondata dall’ex primo ministro Ehud Barak, e oggi passata nelle mani di un fondo americano – vende il suo software a clienti governativi che dovrebbero usarlo per prevenire attività criminali, aggiungendo che non è chiaro chi fossero i clienti governativi specifici dietro i presunti attacchi. La decisione di rescindere il contratto con l’Italia, prosegue il giornale, è avvenuta in seguito alla rivelazione secondo cui Cancellato, Casarini e Husam El Gomati, attivista libico che vive in Svezia, erano tra le persone prese di mira dallo spyware. La fonte del Guardian ha spiegato infatti che la Paragon aveva inizialmente sospeso il contratto con l’Italia “per estrema cautela” venerdì scorso, cioè quando è emersa la prima accusa di potenziale abuso dello spyware. La decisione di rescinderlo, ha aggiunto, è stata presa ieri, dopo che la società israeliana ha stabilito che l’Italia ha violato i termini di servizio e il quadro etico concordato nell’ambito del suo contratto. “La decisione di porre fine al contratto con l’Italia – si legge sul Guardian – è stata presa in seguito alle rivelazioni secondo cui un giornalista investigativo italiano e due attivisti critici dei rapporti dell’Italia con la Libia erano tra le persone che erano state prese di mira dallo spyware. Il lavoro di tutti e tre gli individui è stato critico nei confronti del governo di destra del primo ministro italiano Giorgia Meloni“.

Oltre a Cancellato e Casarini, il Guardian segnala tra gli utenti colpiti da Graphite Husam El Gomati,“attivista che vive in Svezia – scrive Fanpage – e che da anni denuncia attraverso le piattaforme social la corruzione, le violazioni dei diritti umani e molti altri illeciti che avvengono nel suo Paese”. Haaretz precisa poi che Paragon “lavora esclusivamente con entità statali, tra cui l’establishment della sicurezza israeliano e l’Fbi e altri negli Stati Uniti, fornendo loro capacità di hacking sotto forma di spyware chiamato Graphite”. Paragon, aggiunge il quotidiano israeliano, “ha anche un certo numero di clienti in Europa, in particolare nell’Ue, tra cui l’Italia, dove lavora con due diversi enti, un’agenzia di polizia e un’organizzazione di intelligence”. È la prima volta, sostiene Haaretz, che l’azienda, recentemente venduta a un appaltatore della difesa americano, viene associata a casi in cui “la tecnologia potrebbe essere stata utilizzata impropriamente”.

L’intervista di Husam El Gomati a Fanpage – Parlando al giornale diretto da Francesco Cancellato, El Gomati ipotizza pensando “alla cronologia della mia vicenda”, che “i servizi segreti italiani siano dietro a tutto questo”. Spiega di essere “tra le persone che pubblicano materiale su un canale Telegram, un movimento fatto da giovani e patrioti che lavorano in tutti gli organi governativi della Libia. È come una copia molto economica di WikiLeaks, diciamo così. In questo modo – continua – ho potuto assistere quotidianamente a fughe di notizie da ogni tipo di settore, dal governo alla sicurezza. Abbiamo mostrato in dettaglio la corruzione nel settore petrolifero, e abbiamo spiegato, con l’aiuto di ingegneri e altri esperti del settore, come venivano sfruttate le ricchezze libiche. Abbiamo pubblicato immagini che vengono da fonti della polizia stessa sui crimini commessi dalle milizie e sono immagini molto, molto crude di massacri che non vengono indagati perché gli individui che li hanno commessi sono i capi delle milizie e gli organi di controllo”. E alla domanda su come queste cose hanno a che fare con l’Italia, risponde: “L’Italia ha un interesse enorme in Libia. Riguardo alle politiche migratorie che gli italiani hanno provato a fare in Libia, che è come se avessero cercato di trattare direttamente con le milizie, non con il governo. Sperano che quelle milizie fermino la “loro” ondata migratoria. Una delle storie che ho pubblicato riguarda l’uccisione a sangue freddo di 17 persone. L’individuo responsabile di questo crimine è stato diverse volte in visita in Italia. Ci sono centinaia di foto che lo ritraggono in Italia”. E conclude: “Tanti italiani sono contro il fenomeno migratorio, ma quello che la Meloni sta cercando di fare e che stanno facendo in questo momento non aiuta. Avere a che fare con i criminali, gli assassini, in Libia, non aiuterà a fermare l’ondata. In realtà, credo di poter fornire alcuni numeri che dimostrano il contrario. Quelle persone stanno ricevendo i soldi e costruiranno infrastrutture più complesse per aumentare il traffico degli esseri umani. In un modo o nell’altro l’Italia è coinvolta nelle violazioni dei diritti umani.”

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