“Pista da bob di Cortina? Il Fatto diceva che non si sarebbe mai fatta”: Salvini attacca, ma lo stop al progetto venne annunciato dal governo
Il ministro alle infrastrutture Matteo Salvini approfitta di una conferenza stampa alla Camera dei Deputati, durante la presentazione di una proposta leghista di rottamazione delle cartelle esattoriali, per ribadire che la pista da bob di Cortina è ormai cosa fatta e che verrà utilizzata per le Olimpiadi invernali che cominceranno il 6 febbraio 2026. Allo stesso tempo rinfaccia al Fatto Quotidiano un titolo, risalente al 19 ottobre 2023, in cui si affermava che “la pista da bob non si farà mai”. Invita, quindi, i giornalisti del Fatto “a farsi una gita a Cortina per rendersi conto che fra 364 giorni due miliardi di persone guarderanno l’Italia, ammireranno l’Italia grazie alle Olimpiadi che noi abbiamo voluto e stiamo portando avanti”. I complimenti espressi da Thomas Bach, presidente del Cio, il 6 febbraio a Milano (“Italy is ready, l’Italia è pronta”), hanno talmente gratificato il ministro da fargli dimenticare che cosa è accaduto nell’ottobre di un anno e mezzo fa, chi sono stati i protagonisti di quella tragicommedia politica e chi aveva detto che la pista da bob a Cortina non si sarebbe fatta. Era stato lo stesso governo, di cui Salvini è vicepresidente, a informare Giovanni Malagò, presidente del Coni, che la pista era troppo costosa e si sarebbe ripiegato su un impianto esistente e funzionante.
MALAGO’: “IL GOVERNO HA CAMBIATO IDEA”
L’annuncio ufficiale è stato dato il 16 ottobre 2023 a Mumbai, in India, durante la 141esima Sessione del Cio. Testuale: “I lavori olimpici sono tutti finanziati e procedono secondo i piani, con la sola eccezione del Cortina Sliding Centre. Come sapete, questa venue è stata al centro di un processo lungo e controverso. Dalla scorsa primavera è stata avviata una procedura pubblica, attraverso differenti stadi” aveva esordito. Poi l’ammissione del fallimento incombente. “Il drammatico scenario internazionale dell’ultimo anno ha indotto a una riflessione sulle risorse originariamente destinate dal governo italiano quale investimento per questa venue. La capacità di attrarre aziende costruttrici, capaci di portare avanti e realizzare un progetto complesso come lo Sliding Centre, non ha prodotto molti risultati”. Infine, l’annuncio chock: “Non più tardi di due giorni fa (quindi il 14 ottobre, ndr) il Governo italiano ci ha informati che sta considerando l’opzione migliore e più sostenibile: non procedere con il progetto di Sliding Centre e spostare le gare di scivolamento in un altro impianto esistente e in attività”. Il titolo de ilfattoquotidiano.it, che ancora oggi tormenta Salvini, risale a tre giorni dopo la comunicazione ufficiale, con un servizio che ricostruiva quando denaro fosse stato speso per un progetto finito sul binario morto.
PARLAMENTO CONTRARIO
La retromarcia non era stata ipotizzata nelle redazioni dei giornali, ma a Palazzo Chigi, e il ministro alla Infrastrutture ne era perfettamente al corrente. Tantopiù che alcune settimane prima, il 29 settembre 2023, la Camera dei deputati aveva approvato all’unanimità un ordine del giorno proposto dal gruppo Sinistra Italiana-Verdi che impegnava il governo a valutare l’individuazione di ‘soluzioni alternative’ rispetto a Cortina. Il viceministro alla giustizia Francesco Paolo Sisto aveva ottenuto di non indicare il nome di Innsbruck quale sede alternativa e quindi aveva dato parere favorevole al momento del voto.
DUE ASTE DESERTE
Che non vi fossero le condizioni per fare la pista lo si era capito nell’estate precedente. Un primo bando di gara per 82 milioni di euro relativi ai lavori strutturali (anche se il costo totale era di 124 milioni di euro) è andato deserto a luglio. Nessuno è disposto a costruire la pista. Così il commissario straordinario Luigivalerio Sant’Andrea è ricorso a una procedura negoziata, invitando direttamente alcune imprese. Anche la seconda volta (scadenza 20 settembre) nessuno si è presentato. La pista sembrava avere il destino segnato.
COSTI ALLE STELLE E TEMPI NON RISPETTATI
La storia della pista da bob è davvero accidentata. Nel Dossier di candidatura (2019) viene definita una struttura “esistente con lavori permanenti”, che richiede solo “interventi di ristrutturazione”, per una spesa di 46,8 milioni di euro. Durata dei lavori: 40 mesi, da giugno 2021 a ottobre 2024, data ultima per la consegna dell’impianto finito, così da consentire i collaudi nel febbraio 2025. Nel settembre 2021 il “Progetto di fattibilità delle alternative” (commissionato dalla Regione Veneto che si faceva carico della spesa di tutta la pista) riduce a 31 mesi il tempo dei lavori, mentre il costo cresce a 62 milioni di euro. A dicembre il governo Draghi garantisce la copertura totale, mentre nell’aprile 2022 il costo sale a 85 milioni, per lievitare a 124 milioni nel 2023.
IL COLPO DI TEATRO DI SALVINI
Dopo il 16 ottobre 2023, mentre gli ambientalisti cantano vittoria, comincia un balletto politico grottesco, con una rincorsa alle ipotesi più diverse e una guerra combattuta tra la Lega (pista a Cortina) e Forza Italia (recupero della pista di Cesana Pariol, costruita per le Olimpiadi Torino 2006). Il colpo di scena si registra il 5 dicembre quando Salvini annuncia: “Faremo la pista a Cortina e non costerà un euro in più agli italiani”. Fa preparare un progetto all’osso. In totale la spesa a carico di Società Infrastrutture Milano Cortina rimane di 124 milioni di euro e i lavori vinti da Pizzarotti a gennaio 2024 valgono 81 milioni di euro. L’uovo di Colombo di Salvini è consistito nella deroga di un anno ottenuta dal Cio. Pre-omologazione a marzo 2025, mentre il fine lavori è spostato da ottobre 2024 (data considerata intoccabile) a ottobre 2025, così da realizzare in 20 mesi quello che si sarebbe dovuto fare in 40 mesi. Un mistero ingegneristico, contabile e politico che continua a celare molti interrogativi.
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