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Lazio, guerra totale nel centrodestra. Salvini minaccia lo strappo, Rocca: “Me ne farò una ragione”

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La Regione Lazio sembra destinata a un’instabilità politica permanente. Dopo mesi di tensioni sotterranee, la Lega ha deciso di mandare un segnale al presidente Francesco Rocca, mettendo in discussione gli equilibri della giunta. Se negli ultimi mesi era stata Forza Italia a chiedere maggiore spazio nell’esecutivo regionale, oggi è il Carroccio a far ballare la maggioranza, lamentando una mancanza di condivisione nelle scelte strategiche. Il casus belli è la convocazione d’urgenza della segreteria regionale della Lega, lo scorso 6 febbraio, alla presenza di Matteo Salvini. Un incontro già di per sé significativo, ma reso ancora più teso dalla polemica scoppiata nelle stesse ore tra il leader leghista e Fratelli d’Italia per le chat rivelate dal libro di Giacomo Salvini “Fratelli di chat, storia segreta del partito di Giorgia Meloni” (Paper first) in cui viene definito “Salvini ministro bimbominkia”.

Ufficialmente, la segreteria regionale leghista ha tracciato un bilancio dell’attività dell’amministrazione Rocca a due anni dall’insediamento, ribadendo la necessità di un cambio di passo rispetto alle gestioni precedenti del centrosinistra. Il comunicato diffuso al termine della riunione parla della volontà di rilanciare le politiche su sanità, mobilità, rifiuti e lavoro, ma la vera richiesta è un’altra: più peso politico per il Carroccio all’interno della giunta e maggiore condivisione nelle scelte. Nel mirino della Lega ci sono episodi ben precisi. L’assessore al Bilancio di Fratelli d’Italia, Giancarlo Righini, ha presentato una legge sulla Casa, materia di competenza dell’assessore leghista Pasquale Ciacciarelli. Un’invasione di campo che ha fatto infuriare il Carroccio, convinto che dietro certe manovre ci sia la volontà di depotenziare il suo ruolo in giunta. Stesso discorso per la legge sulla Famiglia e quella sulla Semplificazione amministrativa, entrambe rallentate in commissione. Un segnale, secondo gli esponenti leghisti, di un boicottaggio politico studiato a tavolino.

Di fronte a questa situazione, nella riunione della segreteria regionale si è ipotizzato anche il ritiro degli assessori leghisti dalla giunta e il passaggio all’appoggio esterno. Una minaccia che per ora rimane sullo sfondo, ma che dimostra l’instabilità totale. Salvini, prima di arrivare alla scelta più dura, ha ascoltato le rimostranze del partito e ha mediato su un documento finale che chiede l’attivazione immediata di un tavolo politico con Rocca per ridefinire il perimetro della collaborazione. Il governatore, dal canto suo, ha scelto di non drammatizzare. “Il ritiro degli assessori della Lega? Me ne farò una ragione”, ha dichiarato con una battuta a margine di un evento a Velletri, per poi aggiungere: “Ma sono sicuro che non sarà così”. Per Rocca, nonostante i malumori, la sua maggioranza non è a rischio: i numeri in Consiglio regionale sono solidi, con 22 consiglieri di Fratelli d’Italia, 7 di Forza Italia, uno di Noi Moderati e un esponente della lista civica Rocca. Anche senza la Lega, che ha solo un consigliere, il centrodestra avrebbe la forza per governare. “Nessuna crisi politica se parliamo della tenuta della mia maggioranza. In questo momento, ahimè, c’è solo un consigliere della Lega in consiglio regionale e la maggioranza tiene abbondantemente comunque. Però è un problema. Il mio dovere è ascoltare chiunque, anche la Lega che è un alleato prezioso e quindi, mi auguro, anche leale. Adesso vediamo quali sono le loro preoccupazioni e mi comporterò di conseguenza”. Rocca ha ribadito che il confronto con il Carroccio è inevitabile.

“Appena mi sarà possibile li incontrerò, non voglio perdere un minuto, ma nemmeno cancellare o rivoluzionare la mia agenda per questo”, ha precisato, lasciando intendere che non accetterà diktat. Il malessere della Lega nel Lazio non è un caso isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di frizioni tra gli alleati di governo. Salvini ha smentito richieste di rimpasto, ma non ha esitato a lanciare una frecciata a Rocca: “Più che altro mi sembra che ci sia un problema di partecipazione e condivisione. Gli uomini soli al comando che non dialogano con gli altri di solito non fanno molta strada”. Un riferimento chiaro alla gestione accentratrice del governatore che de facto risponde ai desideri di Arianna Meloni.

Anche il sottosegretario leghista Claudio Durigon ha ribadito la posizione del partito: “Non sono le poltrone che ci interessano, ma un programma politico condiviso”. Per quanto il riferimento fosse chiaramente rivolto alle nomine ai vertici delle Asl che, in quattro casi su cinque, hanno visto riconfermati i direttori generali scelti dall’ex amministrazione di centrosinistra con il benestare di Fi e Fdi e la Lega esclusa dalla scelta. Dal canto suo, Fratelli d’Italia prova a smorzare le polemiche. Paolo Trancassini, coordinatore regionale del partito della fiamma, ha assicurato che il tavolo del centrodestra nel Lazio è “aperto permanentemente”. Resta il fatto che, dopo mesi di immobilismo dovuto alle richieste di Forza Italia, oggi è solo la punta dell’iceberg. Le frizioni politiche restano tante nella maggioranza, come le richieste, resta da vedere se questa maggioranza arriverà a fine mandato.

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