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Ragusa sogna due musei archeologici. Ma il “vecchio” è pieno di problemi e i lavori per il “nuovo” sono fermi da 5 anni

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A Ragusa, città barocca, candidata “bocciata” a capitale della cultura 2020, c’è in cantiere almeno dal 2013 un nuovo museo archeologico, nell’ex convento seicentesco di Santa Maria del Gesù. Al finanziamento del 2016 di quasi 5,4 milioni di euro sul Pon Cultura e Sviluppo-Fondo europeo di sviluppo regionale 2014-2020 segue l’individuazione della ditta. Così i lavori iniziano, ma vengono interrotti nel 2019, a causa del fallimento della ditta esecutrice. “Nella considerazione che i lavori erano in fase molto avanzata e potevano essere definiti in tempi molto brevi”, come spiega l’assessore per i Beni culturali e l’identità siciliana Paolo Scarpinato nella risposta all’interrogazione presentata a marzo 2024 dalla consigliera regionale del m5s, Stefania Campo, si decide l’affidamento ad un ramo d’azienda della società fallita. Ma la ditta che subentra nel 2022, “richiede la rimodulazione del quadro economico”. Per questo ad oggi il cantiere è chiuso. I lavori sospesi. Anche se il recente rifinanziamento di oltre 2,1 milioni di euro, ultima parte dello stanziamento disposto per il completamento dei lavori, dopo che era scaduto a causa dei tanti ritardi, lascerebbe ben sperare. “Dovremo ripartire con i lavori al più presto”, ha detto il 19 gennaio a La Sicilia il Soprintendente di Ragusa, Antonino De Marco. Si vedrà.

Ma, intanto, già esiste un museo archeologico, anche se sovrabbondante di criticità. Il museo “Ibleo”, già “Interdisciplinare”, ad aprile 2014 intitolato all’archeologo ragusano Biagio Pace. Al primo piano di Palazzo Mediterraneo, in via Natalelli, a due passi da Piazza San Giovanni, uno dei luoghi in cui si muove l’ispettore Montalbano, il protagonista dei racconti di Andrea Camilleri. “Il museo offre una ricca collezione di reperti risalenti all’antica Sicilia. Espone oggetti in ceramica, sculture e testimonianze della cultura greca e romana”, informa il portale del Comune. “Istituito nel 1961 per raccogliere i materiali degli scavi condotti nel territorio ragusano”, spiega il portale del Ministero della cultura, aggiungendo che “il percorso espositivo, composto di sei sezioni, segue cronologicamente le varie fasi storiche attestate nel territorio, dai più antichi siti preistorici (soprattutto dalle necropoli arcaiche e classiche di Camarina) fino ai centri ellenistici e agli insediamenti romani e tardo romani (per lo più statue, ceramiche, epigrafi, vetri)”.

Un luogo della cultura di grande rilievo, evidentemente. Gestito dal Polo Regionale di Ragusa per i Siti Culturali e per i Parchi Archeologici di Kamarina e Cava d’Ispica. Ma che non sembrerebbe adeguatamente valorizzato, tantomeno tutelato. Come indizia da un lato, l’assenza di una biglietteria elettronica e la mancanza di un collegamento internet fisso, e dall’altro, l’assenza di un sistema efficiente di allarme e di videosorveglianza, oltre alla mancanza di un impianto di condizionamento climatico. In compenso c’è una stufetta a muro degli anni Settanta. In aggiunta “sono presenti barriere architettoniche” che insieme alla mancanza di un accesso alternativo, rendono il museo difficilmente fruibile alle persone diversamente abili. Nonostante i lavori di ristrutturazione e messa in sicurezza antincendio, per un costo di circa 90mila euro, che ne hanno provocato la chiusura da marzo 2020 ad aprile 2023.

“Ad agosto – ha detto a lasicilia.it la consigliera Campo – avevo già denunciato pubblicamente le condizioni di abbandono del museo ed erano subito arrivate rassicurazioni per una maggiore attenzione e per una serie di provvedimenti, ma ad oggi nulla sembra essere cambiato, se non in negativo, come l’aumento del costo del biglietto”. Con l’inizio del 2025 passato da cinque a sei euro. Anche se l’aggiornamento non compare nella sezione relativa alla bigliettazione sul portale della Regione Siciliana. Non è tutto, sfortunatamente.

“Alle vecchie inefficienze si aggiunge ora quella delle chiusure improvvise, come quella avvenuta ieri senza alcun preavviso, che ha reso, per la terza volta dall’inizio dell’anno, l’istituzione culturale off limits ai visitatori”, ha proseguito Campo. Spiegando “che il motivo risiede nella mancanza di personale; un solo impiegato regionale e due lavoratori che svolgono Attività Socialmente utili”. Personale insufficiente, quindi. Ma anche materiale informativo, inadeguato. “La brochure distribuita all’ingresso, realizzata e stampata solo pochi mesi orsono, non riporta alcuna informazione di dettaglio inerente il museo archeologico, al contrario di altri siti, ben in evidenza”, scrive ad agosto scorso Campo in una lettera inviata alla Regione. Nella quale aggiunge che “il materiale contiene riferimenti fotografici errati rispetto alla realtà dei luoghi citati e, addirittura, anche un numero di telefono fisso che sembra fare riferimento al sito archeologico di Kamarina e invece appartiene ad un ufficio di Ragusa. Non aperto nei giorni né il sabato, né la domenica”.

Forse anche per questo il museo, è visitabile dal lunedì al sabato dalle 9.00 alle 13.30. Orari e servizi, a dispetto dell’importanza dei materiali esposti, forse giustificano i dati sulla fruizione. Tutt’altro che ragguardevoli, a dispetto dell’importanza dei materiali esposti. Nel 2019, l’ultimo anno documentato, considerando le chiusure causa pandemia del 2020-2021, gli ingressi sono stati 4457. L’anno precedente, 3934 e nel 2017, 2741.

Sulla circostanza che Ragusa possa ospitare due musei archeologici, una volta completati i lavori all’ex Convento di Santa Maria del Gesù, esistono fondati dubbi. Al punto che si ventila anche l’ipotesi che il Nuovo Contenitore possa diventare una sorta di museo della Città, con una piccola sezione archeologica. “Confermando” il museo archeologico Ibleo. Una soluzione dopo tante incertezze è auspicabile. Anzi, doverosa.

(Foto dal sito https://parchiarcheologici.regione.sicilia.it/)

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