Il caso del nuovo Museo Paludi di Celano (L’Aquila), chiuso durante il Covid e mai più riaperto
A Celano, nell’aquilano, c’è il Musè, il nuovo Museo Paludi-centro di restauro. Un museo della Preistoria, chiuso, insieme alla quasi totalità dei Luoghi della cultura mondiali, a causa della pandemia da Covid-19, nel 2020. E mai più riaperto. Nonostante la sua riconosciuta rilevanza, sia per quel che riguarda l’architettura della struttura che per i materiali esposti. I “lavori di manutenzione” ai quali accenna il portale del ministero della Cultura (Mic) non ci sono, ancora. Così il museo continua a rimanere “temporaneamente chiuso”, come informa il portale della regione Abruzzo cultura.
Le indagini archeologiche a Le Paludi, effettuate dal 1985 al 1998, hanno portato alla luce un insediamento del terzo millennio a.C., sulle rive dell’antico lago del Fucino. In particolare, importante la scoperta delle basi dei pali lignei delle capanne e delle tombe a tumulo del Bronzo Finale. La singolarità del sito archeologico suggerì all’ora soprintendente archeologo dell’Abruzzo, Giovanni Scichilone, e al funzionario archeologo che aveva diretto gli scavi, Vincenzo d’Ercole, di presentare un progetto europeo per la realizzazione di una struttura museale adiacente l’area degli scavi e del relativo parco archeologico.
Così, nel 1999, nasce il museo di Preistoria di Celano. Che è “tra i più grandi del centro Italia, copre una superficie di 5000 metri quadrati”, informa il portale di MuseoItalia. “È una struttura polifunzionale, sorta nei pressi dell’area archeologica Le Paludi; al suo interno ospita spazi espositivi per mostre temporanee, laboratori di restauro e di antropologia, una sala conferenze e depositi antisismici”, si legge sul portale del Mic. “L’intero complesso museale è fortemente caratterizzato da soluzioni architettoniche che lo rendono unico nel panorama di questa regione” si spiega nel portale del Comune di Celano. Aggiungendo che ”la sua forma complessiva, mimetizzata perfettamente nella piana del Fucino, si rifà, infatti, ad una sepoltura a tumulo di età protostorica”.
Un museo indubitabilmente importante, ma che ha visto progressivamente scemare la sua attrattività. I dati sugli ingressi forniti dall’ufficio statistica del Mic evidenziano i 9751 visitatori del 2002 e poi i 6558 del 2011, quindi, i 5969 del 2010. Ma per gli anni successivi al 2002, il primo per il quale si hanno notizie, gli ingressi decrescono, in maniera ingente. Tra il 2013 e il 2018 il numero di visitatori è compreso tra 1055 e 1532 e per il 2019, l’ultimo valutabile per intero prima della chiusura (del 2020), di 756. Numero che scende ulteriormente oscillando tra 430 e 566, tra il 2003 e il 2007.
Così la chiusura del 2020 non ha fatto che rendere ancora più evidenti diverse ed importanti criticità. Che non hanno reso possibile la sua riapertura. “Anche prima della chiusura causata dalla pandemia, il museo era in uno stato di forte sofferenza a causa della mancanza di personale di custodia, considerato che ai pensionamenti non erano subentrate nuove assunzioni. Problema che continua a rimanere irrisolto dal momento che la struttura ora non può contare su alcuna unità di personale”, dice a IlFattoquotidiano.it Massimo Sericola della direzione regionale Musei d’Abruzzo e Musei Archeologici Nazionali di Chieti.
Ma intanto rimangono da fare i lavori sull’architettura. Lavori articolati. Così, ad agosto 2022, il Mic stanzia 2 milioni di euro nell’ambito dei Grandi Progetti beni culturali. Per l’avvio degli interventi necessari, bisognerà attendere. Si parla di “progettazione in corso” nella relazione annuale al Parlamento 2023 da parte del Mic, presentata a marzo 2024. “La progettazione è in fare di verifica”, spiega ancora Sericola. Aggiungendo che “L’iter è rallentato da diversi elementi. A partire dalle necessarie indagini propedeutiche, passando al contesto nel quale è inserito il museo. Contesto che richiede una autorizzazione paesaggistica. Senza contare l’entità della cifra a disposizione. Proprio in considerazione di queste criticità non è possibile ipotizzare una data per l’avvio dei lavori”.
Più recentemente, ad agosto, 2024, c’è stato un ulteriore stanziamento, da fondi Pnrr, di 115mila euro, per l’eliminazione di barriere architettoniche. “In questo caso la progettazione degli interventi si è conclusa e i lavori sono già in affidamento”, dice Sericola. Che spiega come “il museo una volta riaperto dovrà rispondere meglio alle esigenze e richieste del territorio”. Costituire un punto di riferimento per i turisti, certo. Ma anche per Celano e dintorni. Per gli abitanti. Recentemente studentesse e studenti di una scuola media di Avezzano hanno deciso di adottare il museo e di parlarne agli adulti in occasione di un open day organizzato dal loro istituto. Le persone chiamano. Le istituzioni risponderanno?
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