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Sanremo 2025 – Frassica fa ridere anche quando non parla. Menzione speciale per la stella: Bianca Balti

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Memore forse delle critiche sul ritmo troppo serrato della prima serata, Carlo Conti decide di tirare un po’ il freno a mano e ci offre una seconda serata meno ansiogena e decisamente più divertente. Complice sicuramente la scelta di farsi affiancare dalla scanzonata follia di Cristiano Malgioglio e dalla comicità irresistibile di Nino Frassica al quale Conti, c’è da dirlo, offre una spalla perfetta. Alla presentazione del “Lippro su Grisdiano” ho riso fino alle lacrime, ma c’è da dire che un fuoriclasse come Frassica, fa ridere anche quando non parla.

Menzione speciale per la stella della serata, Bianca Balti. Poteva usare il palco più famoso d’Italia per recitare (male) un monologo sulla malattia, poteva coprire la testa con una parrucca di capelli lunghi e setosi e applicare delle ciglia finte per l’occasione e invece no. Scende le scale con abiti meravigliosi e un portamento regale, con la testa pelata e la cicatrice dell’operazione ben evidenziata da un’apertura sul vestito, sorridente, leggera, simpatica. Portatrice sana di grande intelligenza e sensibilità, non si presta affatto alla retorica del “Dovremmo prendere esempio dal suo coraggio” – forse proprio perché sa che ognuno affronta il dolore e la malattia a modo proprio – e decide molto semplicemente di divertirsi e di regalare al pubblico sorrisi spontanei, gaffe e poesia, la poesia quella vera, che non ha bisogno di monologhi tristi o di frasi di circostanza.

Se davvero volessimo trovare un insegnamento da questa sua ospitata a Sanremo, sarebbe quello di averci ricordato di essere noi stessi fino in fondo, di corrispondere alla parte più profonda di noi, senza sovrastrutture, senza orpelli. Ancora una volta – come nello straordinario pezzo di Lucio Corsi – la cura e l’amore per sé stessi, per ciò che si è adesso e ciò che sarà domani.

Damiano David e la dimostrazione che il talento ha una potenza inarrestabile. Prima della serata, lo avevamo visto in conferenza stampa, un po’ sbattuto, a dire il vero, ma sempre bellissimo, che raccontava ai giornalisti cosa avrebbe fatto sul palco dell’Ariston. Non ha svelato la canzone che avrebbe cantato né l’ospite che lo avrebbe affiancato su quel palco, salvo confessare che sarebbe stato un brano di Lucio Dalla. E tu pensi, vabbè, la sorpresa bene o male non c’è più, abbiamo capito che farà una cover e poi canterà il suo successo Born with a broken heart. Poi arriva il suo momento e dal buio emerge un uomo, bellissimo e intenso, che comincia a cantare con voce graffiata sulle note di Felicità di Lucio Dalla.

Tutto si ferma, non solo l’Ariston, ma tutto. Io e la mia famiglia siamo sul divano e cala un silenzio irreale e la sensazione è che in tutte le case ci sia la stessa identica atmosfera. Dietro di lui, seduti su una panchina, Alessandro Borghi e il piccolo Vittorio Bonvicini, che dopo l’esibizione scoppia in lacrime. Premetto che non sono molto d’accordo con l’uso furbo dei bambini in tv, ma qui tutto aveva un senso, tutto era perfetto. Damiano canta con emozione, grinta e trasporto, è intenso e consapevole della star che è diventato, consapevole di quel talento inarrestabile che lo ha guidato e protetto.

Nonostante questo, in ogni sua espressione c’è sempre quel ragazzo romano che suonava a via del Corso, la sua disarmante semplicità che alla fine dell’esibizione lo porta ad esclamare “Mamma mia, grazie mille!”, come fosse un novellino al quale è stato concesso un dono incredibile. Ed è questa poi, la vera ragione per cui non si può non amarlo. Un moderno Mastroianni, ma più bello e soprattutto con una gran voce. Ora manca solo Hollywood, che prevedo si accorgerà molto presto di lui.

E parlando di talento, quello di Alessandro Cattelan è altrettanto innegabile. Finalmente questa seconda serata ce lo ha fatto apprezzare meglio, soprattutto ad un orario umano. Considerato eternamente “il giovane conduttore” nonostante i suoi quasi 45 anni, sta dimostrando sempre più che la Rai può e deve continuare a puntare su di lui. Il suo è uno stile fresco e dinamico, sicuramente un po’ distante dalla conduzione Pippo Baudesca che meglio si accosta al giovane (qui è il caso di dirlo!) Stefano De Martino, ma nell’ottica di una televisione di qualità, sono convinta che ci sia posto per entrambi. Di qualità, appunto. Ai posteri l’ardua sentenza.

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