La Tari è sempre più costosa: la classifica delle città dove si paga di più. Al Sud costa il doppio, ecco perché
La Tari, la tassa destinata a coprire i costi della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, continua a rappresentare un peso significativo per le famiglie italiane. Introdotta nel 2014 in sostituzione delle precedenti imposte comunali sui rifiuti, il suo importo varia da città a città, con differenze sostanziali tra Nord e Sud. Un recente studio della Uil, condotto dal servizio stato sociale, politiche fiscali e previdenziali del sindacato e diretto dal segretario confederale Santo Biondo, ha analizzato i costi della Tari in tutto il Paese, evidenziando alcune tendenze preoccupanti, come riporta SkyTg24.
Il dato più eclatante emerso riguarda Pisa, che si conferma la città con la Tari più alta: nel 2023 il costo medio a famiglia ha raggiunto i 595 euro. Segue Brindisi con 518 euro, poi Trapani (511 euro), Genova (508 euro), Pistoia (504 euro) e Napoli (493 euro). Reggio Calabria, Barletta, Siracusa e Asti superano tutte i 480 euro annui per nucleo familiare. All’estremo opposto, La Spezia si distingue per il costo più basso: appena 170 euro a famiglia. Anche Belluno (186 euro), Novara (189), Brescia (195), Ascoli Piceno (200), Trento (202) e Macerata (204) rientrano tra le città meno costose, con importi ben al di sotto della media nazionale, calcolata in 337 euro. Roma e Milano si attestano su valori intermedi, rispettivamente con 326 e 306 euro.
Oltre agli importi assoluti, lo studio ha valutato l’incidenza della Tari sul reddito familiare. Qui emerge una netta disparità tra le diverse aree geografiche: nelle regioni meridionali e insulari, la tassa incide in media per l’1,34% sul reddito netto familiare, più del doppio rispetto allo 0,64% registrato nel Nord-Est. Questo divario, sottolinea la Uil, non è giustificato da una maggiore produzione di rifiuti o da un miglior servizio, ma da un sistema di gestione inefficiente e dalla carenza di impianti di trattamento, che costringe molte amministrazioni a smaltire i rifiuti fuori regione con costi elevatissimi. L’analisi della Uil evidenzia le difficoltà strutturali che rendono la gestione dei rifiuti particolarmente onerosa in alcune aree del Paese. Tra le principali criticità, la carenza di impianti di trattamento e riciclo, il ricorso ancora eccessivo alle discariche e un sistema di raccolta differenziata che in molte città stenta a raggiungere livelli efficienti.
Queste problematiche sono particolarmente accentuate nel Mezzogiorno, dove il ritardo nell’attuazione del Pnrr sta limitando le possibilità di migliorare il sistema. “La gestione dei rifiuti è uno dei settori più critici, e l’assenza di impianti moderni ed efficienti continua a tradursi in costi insostenibili per cittadini e imprese”, ha dichiarato il segretario confederale della Uil, Santo Biondo. Per affrontare queste difficoltà, la Uil propone un piano di assistenza strutturale ai comuni, con task force tecniche a supporto delle amministrazioni nella progettazione e realizzazione degli impianti. “È fondamentale che le risorse del Pnrr vengano utilizzate con tempi certi e procedure più snelle, evitando che i progetti restino bloccati nella burocrazia”, ha sottolineato Biondo.
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