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La crescita di Unicobas a scuola è frenata dalle regole antidemocratiche imposte alla Rsu

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A metà aprile si voterà nelle 8mila scuole italiane per eleggere le rappresentanze sindacali unitarie di circa un milione di addetti. L’Unicobas sta presentando le liste. Ma la nostra crescita è frenata dalle regole antidemocratiche imposte alla rappresentanza sindacale.

Queste elezioni sono appositamente costruite per cercare d’impedire con tutti i mezzi l’affermazione delle organizzazioni nuove e di base. Invece di due consultazioni elettorali, una di singola scuola e un’altra su lista nazionale, il calcolo della “maggiore rappresentatività” nazionale si fa potendo presentare solo liste di istituto.

Raggiungere tutte le scuole diventa proibitivo per chi come noi non ha neanche un’ora di permesso sindacale a fronte dei duemila distaccati di Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda e Anief pagati dallo stato, che godono del fondamentale diritto di tenere assemblee in orario di servizio che invece a noi viene negato. Quindi, anche se nonostante tutto riusciamo a trovare candidati al ruolo di “sindacalista di scuola” (e moltissimi non si sentono in grado di svolgerlo), non possiamo neppure presentare il nostro programma elettorale. Ma che campagna elettorale è?

Si tratta di una vergogna assoluta per uno stato di diritto: solo un mascheramento “democratico”, un mix fra fascismo e stalinismo, voluto dai sindacati firmatari di contratti recessivi che altrimenti non conserverebbero il monopolio della rappresentanza (e dei diritti e dei favori) sulla pelle della categoria.

Come se non bastasse, i sindacati di stato e di partito, in pieno conflitto d’interessi, hanno scritto nel contratto che i nostri, neppure quando vengono eletti, possano rivolgersi a chi li ha votati indicendo assemblee in orario di servizio, tanto che siamo stati costretti a tutelarci ottenendo 20 sentenze positive in tutta Italia. Un diritto sancito sia dallo Statuto dei Lavoratori sia persino dallo stesso accordo nazionale quadro sulla costituzione delle Rsu, che letteralmente afferma per gli eletti la facoltà di indire assemblee “congiuntamente o disgiuntamente”. Ma l’articolo vessatorio del contratto non viene modificato, così che il contenzioso resta aperto.

Inoltre, i firmatari di contratto restano “rappresentativi” per legge anche a zero voti! Questo perché si sono inventati pure l’infingimento della media del 5% fra percentuale di voti presi e percentuale sul totale dei sindacalizzati. Controllando così una minoranza della categoria (quel terzo che è iscritto ai vari sindacati, che Cgil, Cisl, Uil & C. rappresentano tutti almeno nella misura del 10%), per loro il voto è una mera formalità. Va da sé che noi dobbiamo invece giocare una partita truccata, cercando di ottenere almeno l’8% sul 70% di lavoratori che si recano alle urne, ma senza poter parlare.

Infine, anche se raggiungiamo il quorum in un’intera regione o provincia, neanche questo conta nulla perché non ci convocano neppure alle trattative decentrate. Si tratta di una legge dove prendi tutto o niente: sarebbe come se i partiti che non siedono in Parlamento non potessero stare neanche nei consigli regionali, provinciali, comunali o di municipio, né fare campagna elettorale!

Come ovviare ad una vergogna del genere? Con una campagna per una nuova legge sulla rappresentanza sindacale e per l’abrogazione di quella vigente. Una norma che preveda elezioni nazionali e ai vari livelli della contrattazione, di modo che si possa votare qualsiasi lista in ogni scuola. Intanto invitiamo i colleghi a contestare l’antidemocraticità della casta dei padroni delle deleghe in ogni loro assemblea sindacale, imponendo che si confrontino apertamente con le Oo.Ss. di base e astenendosi dal voto dove non ci sono liste alternative e revocando l’iscrizione ai sindacati monopolisti, togliendo loro il vantaggio accumulato dopo anni di monopolio.

Una parte della categoria, ridotta da 30 anni all’ultimo posto nella media retributiva Ue, ha perso voglia, impegno e dignità. Cgil, Cisl, Uil e il loro compiacente codazzo hanno imposto e ottenuto da governi compiacenti l’attuale legge perché temono il sindacalismo alternativo. Però non sono mai riusciti a cancellarci e ricordano bene che abbiamo fatto cose esemplari, come le varie affermazioni al tempo delle elezioni dei Consigli scolastici provinciali (cancellate per questo dopo la batosta sul “concorsone” quando Luigi Berlinguer si dovette dimettere per la protesta di 50.000 insegnanti in piazza contro i quiz che avrebbero dovuto valutarli) o come la sconfitta esemplare nelle elezioni per l’Ente Nazionale di Assistenza Magistrale di Roma, perché la nostra lista si poteva votare in ogni scuola. Hanno una grande paura dei tanti, docenti e Ata, che nelle scuole apprezzano il nostro programma facendo crescere costantemente la presenza dell’Unicobas, ed è a costoro che ci rivolgiamo.

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