Nessun risarcimento per la famiglia di Giandomenico Iannucci, primo medico di base morto di Covid
Non ci sarà nessun indennizzo per i familiari di Giandomenico Iannucci, il primo medico morto di Covid in Toscana, il 2 aprile 2020. Iannucci, allora 64enne, contrasse il virus visitando i pazienti. Il tribunale di di Firenze ha però rigettato la richiesta della moglie e della figlia, dopo un’azione legale nei confronti dell’assicurazione, per ottenere un risarcimento di 125mila euro. Secondo i giudici la morte di Iannucci, che lavorava come medico di famiglia a Scarperia e San Piero nel Mugello, non può essere considerata un’infortunio sul lavoro.
Già nel maggio 2020 la moglie, Lucia Barbieri, aveva dichiarato a Repubblica: “Vorrei che la morte di mio marito fosse considerata come infortunio sul lavoro”, “è stato mandato allo sbaraglio senza i presidi di protezione necessari. Si muore di Coronavirus e di burocrazia”. Così la famiglia del medico aveva portato in giudizio l’assicurazione delegataria della polizza Enpam, ente previdenziale privato dei medici con cui il medico aveva stipulato la polizza. I giudici hanno però respinto la richiesta perché l’infortunio sul lavoro deve avere tra i requisiti quello della “violenza esterna”, un “evento traumatico che determina una lesione immediata e obiettivamente constatabile”.
La contrazione del virus avviene in maniera non percepibile nell’immediato e si manifesta clinicamente solo dopo un periodo di incubazione, escludendo così la possibilità di qualificare l’evento quale infortunio coperto dal la polizza.
Durante la pandemia il governo aveva introdotto norme di carattere eccezionali per tutelare e risarcire i medici nel pubblico dal Covid. Ma i dottori di famiglia, essendo liberi professionisti, hanno assicurazioni private. E di conseguenza, spiega il tribunale, vanno seguite esclusivamente le condizioni presenti nei loro contratti. “Nell’assoluto rispetto della decisione del tribunale, sono rimasto molto dispiaciuto dalla sentenza, perché mi sarei aspettato una pronuncia che potesse, in qualche modo, colmare quel vuoto normativo che riguarda i medici di famiglia” spiega l’avvocato Francesco Cecconi della famiglia Iannucci. Non escluso il ricorso contro la decisione del tribunale.
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