“Sono rimasta paralizzata in una sparatoria. Un proiettile mi colpito al petto e frantumato la spina dorsale. Li perdono”: la storia di Thusha Kamaleswaran
Una sparatoria tra gang nel negozio dello zio a sud di Londra le ha stravolto la vita. Le ha negato di diventare una ballerina professionista, come avrebbe voluto. In parte, di sognare. Nel 2011 Thusha Kamaleswaran è stata vittima di una faida non sua. Un proiettile l’ha colpita al petto e le ha frantumato la spina dorsale: è rimasta paralizzata dalla vita in giù. Aveva 5 anni.
“Perdono chi mi ha cambiato la vita” – Oggi ne ha 19, studia medicina a Cambridge e ha trovato la forza di perdonare coloro che l’hanno quasi uccisa e le hanno tolto la libertà di camminare sui suoi piedi. “Li perdono, mi hanno cambiato la vita e forse le cose sarebbero diverse se non fossi su una sedia a rotelle, ma sono comunque felice. Non avevano intenzione di colpirmi e si sono scusati con i miei genitori durante il processo”, racconta in un’intervista al Mirror. Poi, confessa di convivere con un pensiero che la tormenta: “In fondo alla mia mente c’è la preoccupazione che coloro che hanno sparato provino risentimento nei miei confronti per esser dovuti andare in prigione per così tanto tempo (i membri delle gang furono condannati all’ergastolo, ndr) e penso che se li incontrassi e scoprissi che non provano alcun rancore nei miei confronti, mi aiuterebbe ad andare avanti”.
“Voglio aiutare le persone come me” – Il prossimo 29 marzo Kamaleswaran lancerà ‘Spinal Hope’, un’ente benefico con lo scopo di aiutare persone nella sua stessa situazione a vivere in modo indipendente e appagante. E per l’inaugurazione con cena di gala non ha scelto una data qualunque, ma il 14esimo anniversario della sparatoria. “Non è un giorno che temo. Mi fa capire quanta strada ho fatto. Non sarei qui a fare quello che faccio senza il mio infortunio”, spiega la 19enne.
E prosegue: “Voglio usare la mia esperienza per dare speranza ai sopravvissuti a lesioni del midollo spinale. Sentirsi dire all’improvviso che la propria vita sta cambiando e che tutte le proprie speranze e i propri sogni vengono spazzati via può essere devastante. Per questo l’ente benefico si propone di aiutare le persone sia emotivamente che finanziariamente”.
Un sostegno a 360 gradi, insomma. “Quando hai una lesione al midollo spinale sai come ti influenzerà dal punto di vista medico, ma nessuno ti dice davvero come cambierà la tua vita per quanto riguarda famiglia, amici e lavoro. Le persone che accedono all’ente di beneficenza possono trovare qualcuno con cui parlare che vive nella loro stessa situazione. Cercheremo di dare loro gli strumenti, la conoscenza e il supporto necessario”.
“Ho costruito un altro futuro” – Kamaleswaran guarda ormai al futuro e alla sua nuova vita: “Provo un po’ di tristezza per non essere riuscita a realizzare il mio sogno di diventare ballerina, ma so di aver fatto tutto il possibile per chiuderlo e di essermi costruita un altro futuro”, confessa al tabloid britannico. Voltandosi indietro, si dice grata a chi ha lottato otto ore consecutive per salvarle la vita. Dopo essere stata colpita nello scontro a fuoco, ha superato una grave emorragia e due arresti cardiaci: “Era una situazione molto dura. Ero praticamente vicina alla morte e l’amore, la cura e l’affetto che i miei dottori mi hanno dimostrato sono stati letteralmente tutto – dichiara –. Mi piacerebbe molto vedere il dottor Vidar Magnusson, che ha eseguito un’operazione chirurgica in strada che mi ha salvato la vita. L’ho incontrato qualche anno dopo la sparatoria, ma abbiamo perso i contatti e mi avrei piacere di dirgli che sto inseguendo il mio sogno di diventare medico e di come mi abbia ispirata”.
“Sono in pace con la mia sedia a rotelle” – Durante l’intervista al Mirror, Kamaleswaran parla anche delle sue attuali condizioni: “Posso stare in piedi con un aiuto che mi tenga a una struttura, ma la mia spina dorsale non è abbastanza forte per sostenermi – afferma –. Ora sono davvero in pace con la mia sedia a rotelle, è parte di ciò che sono oggi”. E infatti, per l’avvenire, l’obiettivo della 19enne è solo uno: “Con il mio ente di beneficienza voglio fare la differenza”.
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