Non più numero chiuso e test di ingresso a Medicina, l’annuncio della ministra Bernini. il Pd: “Propaganda, selezione ci sarà”
Non più numero chiuso e superamento di ingresso alla facoltà di Medicina annuncia il governo, ma il Pd parla di “pasticcio inattuabile a breve”. In una lettera a Il Messaggero la ministra dell’Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, annuncia “un cambiamento radicale, che recepisce istanze e bisogni di migliaia di studenti e delle loro famiglie, dando ad essi un sistema più razionale e più opportunità” e spiega che la “riforma sarà approvata questa settimana alla Camera in via definitiva. Dunque sarà legge”, con “il superamento del numero chiuso e l’abolizione del quiz di ingresso già dal prossimo anno accademico. Per le Università non statali il percorso è diverso e non può e non deve essere confuso con quello, ormai tracciato, delle statali”.
“L’Università italiana volta pagina. Gli atenei italiani non si presenteranno più con l’insopportabile dicitura ‘numero chiuso’, ma con le porte aperte di chi ha l’ambizione di accogliere studenti e formarli per farli diventare bravi medici. Una svolta che si somma al superamento del test d’ingresso generando una vera e propria rivoluzione. È un cambiamento radicale, che recepisce istanze e bisogni di migliaia di studenti e delle loro famiglie, dando ad essi un sistema più razionale e più opportunità”, aggiunge Bernini.
“Come tutti i cambiamenti epocali si tratta di un passaggio delicato per il legislatore e incerto per gli studenti. Per questo già nei mesi scorsi ho attivato un tavolo al ministero dell’Università – con la partecipazione di personalità accademiche dell’area medica di assoluto rilievo, come i professori Andrea Lenzi ed Eugenio Gaudio – per studiare e mettere a punto i dettagli di una riforma che richiederà molti passaggi e interventi normativi. Lo abbiamo fatto per farci trovare pronti già dal prossimo anno accademico. Il decreto legislativo di attuazione sarà emanato in tempi strettissimi, così come gli altri decreti sugli altri aspetti tecnici. Questo Governo ha dimostrato determinazione e visione nel portare avanti una riforma attesa da anni, che altre forze politiche hanno solo annunciato. Abbiamo scelto di agire con coraggio, affrontando un cambiamento necessario per garantire un accesso alla facoltà di Medicina più equo, meritocratico e basato sulle vocazioni. Il tempo di questa riforma è arrivato, il tempo è adesso”.
I democratici bocciano questa lettura. “Sono sorprendenti e molto lontane dal vero le parole con cui la ministra Bernini annuncia che la riforma sul numero chiuso sarà approvata e partirà senza alcun problema dal prossimo anno accademico. In realtà, il numero chiuso resta e siamo in alto mare sull’attuazione della riforma. Questo è il governo della propaganda, ma non pensavamo ci si potesse spingere così oltre: questa è una legge delega che non abolisce il numero chiuso e al momento neppure i quiz, vista la sua assoluta genericità e i tantissimi punti da chiarire – scrivono in una nota Alfredo D’Attorre, responsabile nazionale Università e Ricerca del Pd, Irene Manzi, deputata e capogruppo Pd in Commissione Istruzione e Marina Sereni, responsabile nazionale sanità – Si prevede – aggiungono i dem – un semestre comune accessibile a tutti e da svolgere in modalità telematica, ma poi si dà una delega in bianco al governo sulle modalità di una selezione che comunque ci sarà. Si tratta di un pasticcio inattuabile a breve, perché la programmazione universitaria non si fa in sei mesi”.
“La ministra – ribadiscono – non dà alcun vero chiarimento su come si accederà agli studi in Medicina dal prossimo anno accademico. Come Pd riteniamo che il sistema attuale debba essere riformato e per questo abbiamo avanzato molte proposte, regolarmente bocciate”. “Chiediamo alla ministra di chiarire finalmente come pensa di garantire la qualità dell’offerta formativa, di realizzare una selezione efficace ed equa, peraltro in assenza di investimenti per potenziare l’accesso a Medicina, di evitare l’ennesimo regalo alle università telematiche private. Per non parlare del fatto che questa legge non risolve in alcun modo il problema relativo al numero delle borse di specializzazione e alla carenza di specialisti in settori cruciali come la medicina di urgenza o l’anestesia”.
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