Sono pacifista, ma di fronte a Trump e Putin mi sento più tranquillo se ci difendiamo
Sono sempre stato pacifista e al liceo spiego da anni ai miei studenti quanto (e come) le manifestazioni per la pace abbiano inciso, scuotendo le coscienze, nella soluzione dei conflitti. Senza andare troppo indietro nel tempo, dico delle grandi mobilitazioni, dopo il ’45, contro l’atomica; la guerra in Vietnam; la guerra del Golfo… L’elenco è lungo. Sempre a favore della pace. Credo di avere le carte in regola, quindi, per porre una domanda dolorosa ma necessaria: oggi, di fronte alla volontà di potenza di Putin e Trump – che riconoscono solo la legge del più forte – il nostro splendido pacifismo non rischia di favorire questi sciagurati?
Intendiamoci, all’inizio dell’invasione russa in Ucraina si sperava ancora nella mediazione: “Putin dà una risposta criminale a esigenze politiche che meritavano d’essere discusse”, scrivevo, “sentiva i paesi Nato troppo vicini ai confini russi; da queste ragioni occorre ripartire per la soluzione del conflitto”. Si era all’inizio della guerra. E oggi? La spartizione affaristica dell’Ucraina mostra la verità: Putin & Trump chiamano pace l’invasione, e politica gli affari. “La guerra non restaura diritti, ridefinisce poteri” e confini, dice Hannah Arendt. È così. L’autocrate non arriverà coi carri armati a Roma; ma sulla Romania, per dire, gioca già le sue carte e, se gli si oppone solo il pacifismo, procederà oltre.
Un’era è finita e urge prenderne atto: spesso, parlando di Kant e della pace perpetua, ho esaltato gli organismi sovranazionali, ma ora – ora – come si fa a non vedere che l’Onu è impotente; la giustizia è offesa; l’immoralità è al potere (l’immoralità, non l’immaginazione), che il pacifismo deve cedere il posto al confronto con la realtà? Con questa cruda realtà: che alla Casa Bianca c’è un uomo cinico, manipolatore della verità, spregiudicato, non più amico dell’Europa; che a Mosca c’è un tiranno che sopprime la libertà, distorce i fatti, uccide i dissidenti, ha un’enorme volontà di dominio. Si può stare sereni? Tranquillizza l’ideologia di Trump?
La psicologia del personaggio? Dicono: Trump ha sempre affermato (già in campagna elettorale) che farà forte l’America. E allora? Rassicura questo? Non sono sempre nate da una spropositata volontà di potenza le guerre? Non sono sempre nate da volontà imperiali?
Ecco, non sto qui a parlare di quanto Zelensky sia stato umiliato da Trump, e di come sia stato costretto (per il suo popolo) ad abbassare la testa. Dico che l’Europa, senza più l’ombrello della Nato, non può stare a guardare opponendo alle brutali aggressioni solo slogan di pace. Le democrazie europee devono difendersi. Ed è un errore – anche di ottimi giornalisti – mettere alla berlina chi lo afferma. Il problema è terribilmente serio. Il conflitto non s’estenderà mai verso l’Europa centrale, dicono. Sarà. La storia è piena di guerre che tutti credevano non sarebbero mai accadute.
Non avrei mai pensato di scriverlo: di fronte ai due scellerati che guidano Mosca e Washington, mi sento più tranquillo se ci difendiamo: oggi è cambiato tutto, il modo d’esercitare il potere, di viverlo… e la disponibilità a sentire le ragioni dei pacifisti; limitandoci a parlare di pace abbandoniamo Kiev all’autocrate russo che è sordo a ogni appello. Non si tratta d’accettare così com’è il piano Ue. E come si declina va discusso, ma un esercito europeo è necessario e aiuta l’Europa a farsi Stato. Leggo che Salvini lo considera un errore. È un motivo in più per convincersi d’essere nel giusto.
Pace, giustizia e libertà, vanno difese, insieme al welfare, al lavoro, alla nostra civiltà. Sia chiaro: non vogliamo fare la guerra, ma essere in grado di dimostrare che se ci attaccano sappiamo difenderci: si chiama deterrenza; e in un mondo di politici e oligarchi spregiudicati, è necessaria. Certo, certo, è drammaticamente vera la frase di Sartre: “Quando i potenti si fanno la guerra, sono i poveri che muoiono”. Il punto è che oggi, affinché muoiano meno poveri, occorre difendersi.
Infine: anni fa mi è capitato di criticare Michele Serra sul Fatto Quotidiano, per ragioni superate e perché – scrivevo – “la sua amaca è molto comoda ma si corrono dei rischi: addormentarsi, infiacchirsi.” Bene. Oggi è sceso dall’amaca e ci invita in piazza per l’Europa. Io ci sarò. Il 15 marzo tutti a manifestare. Tutti, anche con accenti diversi, per dire che l’Europa si svegli, agisca, sia più attiva, sul piano difensivo, politico e culturale.
L'articolo Sono pacifista, ma di fronte a Trump e Putin mi sento più tranquillo se ci difendiamo proviene da Il Fatto Quotidiano.