L’Isola di Grado senza Carnevale e pure il “manzo’nfiocào” è caduto nel dimenticatoio
![L’Isola di Grado senza Carnevale e pure il “manzo’nfiocào” è caduto nel dimenticatoio](https://www.gedistatic.it/content/gnn/img/ilpiccolo/2024/02/06/130351063-e60cd862-414e-4f86-b71a-cb4d0d7fb122.jpg)
foto da Quotidiani locali
GRADO Da un po’ di anni il carnevale gradese è decisamente sotto tono. Fino a qualche anno fa si svolgeva anche la tradizionale grande sfilata che non ha più luogo per dar maggiore spazio al carnevale estivo organizzato dalla Sogit Eventi con la partecipazione di gruppi che arrivano quasi esclusivamente da fuori. Infatti, pochi sono rimasti ormai i gradesi che partecipano attivamente al periodo carnevalesco.
Impossibile, però, non ricordare le sfilate organizzate dalla Compagnia spettacoli viaggianti capeggiata da Giglio Boemo e che erano particolarmente partecipate e attese, anche perché puntualmente ogni anno il gruppo di organizzatori si vestiva in maschera con temi diversi svelati solo all’ultimo. E c’erano pure le feste del “zuoba grasso” e la rievocazione del “manzo’nfiocào”, che ora viene solo ricordato ai piccoli dell’asilo e agli anziani da parte dell’associazione culturale La Bavisela.
Quest’anno, tuttavia a ricordare il “zuoba grasso” ci sarà l’insegnante Luisa Venier dell’associazione La Signora delle Fiabe, che giovedì ne parlerà dalle 17 in biblioteca, anche con l’accompagnamento musicale del duo Cicogna-Lauto. Un ampio capitolo dedicato a questa giornata e alla relativa storia l’ha dedicata anche Giuseppe Caprin ne “Le Lagune di Grado”. E proprio da questo capitolo Luisa Venier ha tratto spunto per l’incontro di giovedì. Tra l’altro in biblioteca è esposto, e lo sarà fino al 17, un abito utilizzato nel 1989 per la grande rievocazione del “Manzo’nfiocào” organizzato dal circolo culturale Castrum, un abito di proprietà della Signora delle Fiabe realizzato da Nadia Rossi Tomasini.
Ecco, il “manzo’nfiocào”. Fra qualche giorno, giovedì appunto, sarà la giornata della rievocazione di un fatto storico accaduto nel 1162. Il patriarca di Aquileia invase Grado, ma in aiuto ai locali giunse in poco tempo la flotta veneziana fatta arrivare dall’allora doge. Arrestati, il patriarca aquileiese e i suoi 12 canonici vennero portati a Venezia e sottoposti a processo pubblico. Qui per aver salva la vita decisero di concordare un particolare pagamento diretto ai gradesi consegnando ogni anno un bue a carico del doge e 12 maiali a carico dei canonici. Quanto avvenne per anni. Puntualmente il manzo veniva portato infiocchettato in giro per il paese e quindi portato al macello per destinare la carne ai più poveri, unitamente a quella dei maiali.
In tempi antichi ma più recenti, quando ormai, dopo varie vicissitudini storiche, il “dono” non veniva più fatto, c’era l’usanza di ricordare in ogni caso quanto accaduto facendo girare per il paese un manzo in carne e ossa in parte anche dipinto, ma soprattutto infiocchettato. A portarlo in giro c’era una persona che sostava davanti ai negozi e ai locali per ricevere qualche ricompensa. Un’usanza che è andata avanti fino alla fine degli anni Cinquanta e che saltuariamente è stata ripetuta anche dopo. Per il resto si tratta di rievocazioni fatte utilizzando unicamente teste di manzo di cartapesta. Le più recenti fatte in grande stile sono state quelle del circolo Castrum, ma anche queste sono sparite nel nulla poiché trovare tante persone libere e disponibili non è certamente facile. E oggi a ricordare quel lontano fatto ci sono (e meno male che ci sia ancora chi cerca di non far dimenticare la storia e le tradizioni locali), facendo ciò che possono, solo La Bavisela e La Signora delle Fiabe. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA