Trieste, le “Torri d’Europa” tra serrande abbassate e tentativi di rilancio
![Trieste, le “Torri d’Europa” tra serrande abbassate e tentativi di rilancio](https://www.gedistatic.it/content/gnn/img/ilpiccolo/2024/02/10/094932867-d4f0ec8c-f0c7-4d3b-9176-38fbf5980e31.jpg)
Viaggio all’interno del centro, dove su 90 fori commerciali 40 sono chiusi. Il direttore Minniti: «Mercato difficile ma stiamo lavorando ad altre aperture»
TRIESTE Forse è finita un’era o forse ne deve iniziare un’altra: quella post Covid, alla prese però con l’esplosione del commercio online. Sta di fatto che le “Torri d’Europa”, sono ormai una sorta di cimitero di negozi chiusi. C’è poco da girarci attorno: primo, secondo o terzo piano, sono le serrande abbassate a catturare l’occhio del cliente. E lo dicono i numeri: su novanta fori commerciali, quaranta hanno le serrande giù.
Ma si fa un torto alla direzione, così come agli imprenditori che ancora resistono (fino a quando?), a dire che è tutto brutto e triste. Qualcosa in effetti va – c’è un vivo via vai da Mediaworld, all’Ipercoop, al cinema e al pub vicino, ad esempio – ma questo qualcosa, sembra pochino: il centro commerciale, visto nel suo insieme, è desolante.
E lo è soprattutto perché un certo giro di clientela non manca. Ieri mattina, tra le dieci e l’una, complice la giornata piovosa, gli spazi erano piuttosto animati. Ma la presenza di acquirenti a spasso nei grandi corridoi – giovani (pochi), anziani del quartiere a bere il caffè, qualche famigliola con bimbi al seguito – non faceva altro che calcare l’idea della desertificazione circostante. L’immagine è quella di un luogo-non luogo, come un grande aeroporto con pochi aerei e destinazioni.
D’altronde, come fanno notare gli stessi habitué (soprattutto commercianti, che lì, proprio lì, ci vengono spesso per vendere e trattare la propria merce, e lo fanno da anni), alle Torri manca un po’ tutto. Primo: non ci sono marchi di rilievo capaci di attrarre e fare da volano. Tipo, senza fare pubblicità: realtà importanti, spesso presenti nei centri commerciali che contano – come Zara, H&M, Decathlon, per citare alcuni – alle Torri non si trovano.
Secondo. Manca una vera area dedicata alla ristorazione. Insomma: locali, spazi per un aperitivo, una cena e quant’altro. Se si escludono il pub al piano alto (l’Old Saloon, che funziona molto in abbinamento al cinema “The space” accanto: film e poi birra e panino, o viceversa), i due bar al primo piano e al piano terra, la piadineria e l’Antalya Kebab del secondo, altro non esiste.
Terzo: il parcheggio si paga. E pazienza se facendo acquisti in qualche negozio (non tutti, appunto), il costo è poi coperto. «È l’idea stessa di pagare prima, senza nemmeno aver ancora comprato, che dà fastidio ai triestini», spiega un commerciante.
La morìa di negozi è un pugno nello stomaco. Il McDonald’s, ad esempio, ha gettato la spugna un paio di anni fa e tutta quell’ala, oggi, è vuota. Una parte degli spazi ora è in cantiere perché dovrebbe insediarsi un nuovo investitore, ma il resto?
Il biglietto da visita è peraltro evidente fin da subito: entrando dall’ingresso che dà su via D’Alviano, sulla destra si notano, in sequenza, la farmacia (aperta abbastanza recentemente), il pub e il cinema. Di fronte, invece, una fila di grandi spazi vuoti e chiusi. La scena si ripete più o meno così nel resto del centro commerciale.
Ad esempio: per raggiungere Oviesse si attraversa un corridoio di serrande sbarrate, dove non si fa affatto fatica a sentire l’eco dei propri passi. Superato l’angolo, altra sequenza di fori commerciali in attesa di nuovi gestori, dove resistono i negozi di abbigliamento “Sonny Bono” e “DeN Store”.
Ma qualche segnale positivo c’è, come sottolinea il direttore delle “Torri” Stefano Minniti che preferisce vedere il bicchiere mezzo pieno, più che quello mezzo vuoto spostando l’accento sulle nuove aperture: come il negozio di tappeti al pianterreno inaugurato a dicembre; o i grandi spazi come la drogheria “Dm” e il negozio di accessori per la casa e di abbigliamento “Pepco” aperti un paio di anni fa; o, ancora, sempre al secondo piano, “Original Marines (abbigliamento per bambini e ragazzi) lanciato nel 2023 e ODStore lo scorso luglio.
«Questo è un momento di mantenimento – osserva il direttore – il mercato non è semplice, ma abbiamo altre nuove proposte. Le proprietà puntano ad attirare nuovi commercianti tenendo affitti convenienti, accorpando anche spazi commerciali. Non mancano gli investimenti – rileva Minniti – di recente abbiamo sostituito l’intera illuminazione con luce a led e ora dipingeremo tutto. Abbiamo inoltre adibito nuove aree giochi per bimbi e grandi spazi per i compleanni. Gli investimenti ci sono e sono importanti».