Il giallo dell’attentato al premier kosovaro Kurti in Macedonia
Un altro giallo, l’ennesimo, che rischia di non rimanere isolato sulle pagine dei giornali o schermi Tv, ma di gettare ulteriore legna sul fuoco della tensione.
È quello, dai contorni quantomeno fumosi ma gravido di rischi, che riguarda il premier kosovaro Albin Kurti, che sarebbe stato oggetto di un tentativo di assassinio durante una tappa nella capitale macedone, Skopje.
Dietro le quinte, la longa manus di Belgrado e di Mosca. La pesantissima e assai controversa accusa, al limite della spy story e condita da autorevoli smentite, è stata lanciata nientemeno che dalla Televisione pubblica di Pristina, la Rtk, citando fonti «credibili nei servizi di sicurezza» del Kosovo.
Kurti, questa la bomba lanciata dalla Rtk, di ritorno dall’incontro-scontro con Vucic al Consiglio di Sicurezza dell’Onu della scorsa settimana sarebbe stato obiettivo di un «tentativo di assassinio da parte della Serbia», operazione da compiersi proprio a Skopje, dove nel weekend si è tenuto un vertice tra i leader dei partiti balcanici membri o comunque vicini al Partito del Socialismo Europeo (Pse).
La minaccia è stata particolarmente «pesante», ha sostenuto la Tv kosovara, che ha parlato di una «operazione» progettata a Belgrado, da realizzarsi in Macedonia del Nord per mano di killer provenienti «da frange estremistiche serbo-macedoni, vicine alla Federazione russa, ma sotto il controllo delle istituzioni serbe», attivate dopo notizie sui media serbi di un possibile incontro in terra macedone tra Kurti e uno dei leader dell’opposizione serba, la “nemesi” di Vucic, Dragan Djilas.
L’operazione, ha suggerito la Rtk, non sarebbe andata a buon fine, dato che i servizi kosovari e macedoni avrebbero protetto adeguatamente Kurti durante la sua permanenza nella capitale macedone e fino al suo ritorno, sano e salvo, a Pristina.
Accuse pesantissime – che potrebbero far saltare il banco tra Belgrado e Pristina, se in qualche modo confermate – che non sono state né convalidate, ma neppure smentite da Kurti. «Ho saputo di molte minacce da individui e strutture che hanno origine nelle istituzioni di Belgrado», il commento del primo ministro kosovaro.
«Quando sono arrivato a Skopje, non mi sono sentito minacciato, ma ho notato molta polizia che controllava il meeting» socialista.
Menzogne o provocazioni? Della seconda opzione si è detta certa Belgrado, che per bocca dell’ambasciatore serbo negli Usa, Marko Djurić, vicinissimo a Vucić, ha parlato di «fantascienza». Kurti, dopo «il fiasco» al Consiglio di Sicurezza, si sarebbe inventato il fallito attentato «per mostrarsi come vittima e accusare la Serbia». Nella storia «mancano solo gli alieni», ha ironizzato Djurić.
E ci sono state anche smentite importanti. «Non ci sono fascicoli» sul caso, ha ammesso la Procura nazionale di Pristina, mentre il ministero degli Interni di Skopje ha negato « tentativi di assassinare il premier Kurti».
Nonostante le rassicurazioni, il giallo rimane, andandosi ad aggiungere alla lunga lista di presunti attentati orditi contro Kurti, ma anche Vucić, secondo i critici spesso solo un modo per distrarre l’attenzione del pubblico. Dai problemi reali. —