Crisi di risultati e pubblico, solo 1700 spettatori per la Pallacanestro Trieste
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foto da Quotidiani locali
TRIESTE Una squadra alla deriva, un campionato che appare compromesso, una piazza che ha ormai voltato le spalle a società, tecnico e giocatori.
Con la sconfitta contro la Luiss Roma, la Pallacanestro Trieste ha toccato il fondo.
Risultati e prestazioni che entrano di diritto nella galleria degli orrori del basket triestino e che hanno scatenato la reazione di una tifoseria che, dopo mesi di paziente attesa, ha rotto gli indugi contestando pesantemente.
Reazione dura come forse mai si era vista a Trieste, figlia di una delusione direttamente proporzionale alle aspettative che la società aveva creato alla vigilia di un campionato che doveva essere quello del riscatto dopo la retrocessione.
Nel mirino Michael Arcieri, il responsabile di un progetto che non appare più credibile, naufragato per l’inadeguatezza di un coach incapace di adattarsi alle necessità di un basket troppo diverso dal suo e per una squadra troppo fragile per reagire di fronte alle difficoltà.
IL DESERTO BIANCOROSSO Sembrava impresa impossibile azzerare la passione di una città nella quale la pallacanestro rappresenta, da sempre, qualcosa di speciale.
Era successo nel 2004, dopo il fallimento che aveva costretto la Pallacanestro Trieste a ripartire dalla serie B2. Eppure, nonostante lo choc di un ridimensionamento che aveva costretto la tifoseria a passare dalle sfide contro Olimpia Milano e Virtus Bologna a quelle contro Monfalcone e Corno di Rosazzo, lo zoccolo duro dei 2000 spettatori non era mai stato scalfito.
Dal 2012, con la promozione in serie A2, il crescendo di risultati aveva riacceso un fuoco che covava sotto la cenere. Il red wall e i sold out che nelle stagioni griffate Alma avevano accompagnato la squadra al ritorno in serie A, le lunghe file ai botteghini di una tifoseria tornata a innamorarsi della sua squadra, il forte legame identitario che ha caratterizzato le stagioni nella massima serie sembrano oggi un lontano ricordo.
I 1692 spettatori presenti sabato scorso sono un dato che deve far riflettere. Una sonora bocciatura da parte di una tifoseria che si è sentita toccata nel profondo e non pare più disposta a sposare le promesse di una società che alle parole e ai proclami, non sta facendo seguire i fatti.
LA CONTESTAZIONE I momenti difficili, nella storia del basket triestino, non sono mancati. Il duro confronto tra Virginio Bernardi e una parte del pubblico di Chiarbola nella stagione 1995/96, la crisi della Telit di Luca Banchi e il ritorno di Cesare Pancotto che nel 2001/02 venne richiamato d'urgenza al capezzale di una squadra che stava pericolosamente scivolando verso la A2 poi, dopo la promozione del 2012, la dura presa di posizione del pubblico nei confronti della gestione Rovelli/Boniciolli accusati, dopo la rinuncia a Jobey Thomas e Brandon Brown, di aver tradito le promesse di inizio campionato.
E, in tempi più recenti, il confronto tra una delegazione della curva e la squadra nella stagione 2019/20 subito dopo la pesante sconfitta a Trento nella stagione poi interrottasi per il Covid.
Momenti difficili ma che mai erano trascesi negli insulti ascoltati sabato scorso. Al termine della gara, il confronto tra la Curva Nord e Arcieri non ha trovato un punto di incontro con il gm biancorosso che si è limitato a chiedere pazienza e fiducia a una tifoseria che non sembra più disposta a concederla. La risposta, dopo la trasferta di sabato a Cantù, nel match casalingo del 25 febbraio con Agrigento. Il rischio di trovarsi con un palazzetto sempre più vuoto è reale.