Droga, violenza e abbandono nella vita della ventenne triestina che ha cercato di salvare Ayoub: «Aiutatemi»
TRIESTE «Eravamo ubriachi e sfatti di cocaina, a un certo punto lui si è buttato in mare ed è sparito». Sono trascorse quasi tre settimane dalla scomparsa del ventiquattrenne marocchino Ayoub Lakhlalk, annegato nello specchio d’acqua antistante i moli III e IV del Porto Vecchio. Era la notte dell’11 giugno. Il corpo sarebbe stato ritrovato cinque giorni dopo.
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“Francesca”, nome di fantasia per ragioni di protezione, accetta di raccontare cosa ha visto quella notte. È lei la ventenne triestina che aveva dato l’allarme non appena si era accorta che l’amico non riemergeva più. «Ero sfatta», ripete. «Avevo passato la serata con un gruppo di marocchini e pachistani che vivono in Porto Vecchio. Alcuni avevano portato droga, altri alcol».
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Anche Francesca, fino a pochi giorni fa, dormiva in uno dei magazzini abbandonati. Dopo la morte dell’amico Ayoub si è spostata in una zona periferica della città: vive in un rudere assieme a un giovane marocchino con cui si è fidanzata.
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Vent’anni, triestina. Ha lasciato da tempo la famiglia di origine, con cui non vuole avere rapporti. Non ha un lavoro, fa uso di sostanze. Si reca in un centro Caritas di largo Barriera per lavarsi. Non ha documenti, né soldi, pochi vestiti. Mangia quando capita.
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«Ho dormito in stazione», sorride con uno slancio del corpo e un guizzo spavaldo degli occhi, per mostrarsi coraggiosa, adulta. Ma svelando un viso grazioso, drammaticamente tenero, come di una bambina. Un sorriso che, nella vita da strada, maschera il buio dentro, la fragilità e il vuoto che l’ha spinta a finire nei giri pericolosi dei migranti che occupano il Porto Vecchio.
Dove, confida, le hanno fatto anche del male: l’hanno sfregiata. Sulla coscia destra ha cinque tagli profondi. «Giorni fa – confida – un pachistano che sta in Porto Vecchio mi ha buttato per terra e bloccato. E con un pezzo di vetro mi ha ferito così. Voleva tagliarmi sotto il seno, ma mi sono protetta e l’ha fatto sulla gamba. Io mi sento in pericolo... vorrei essere aiutata».
Il Piccolo, dopo una testimonianza del genere, ha segnalato il caso ai Carabinieri per tutelare la ragazza e attivare i servizi sociali il prima possibile.
Cosa è successo quella notte?
«Avevamo fatto festa tra marocchini e pachistani con droga e alcol. Ayoub aveva bevuto e preso cocaina, non stava in piedi. Io ho detto “guardate che sta male”. Poi lui è andato verso il mare, si è tolto la maglia e si è buttato. Io ho visto la sua testa e basta. Poi il mio ragazzo ha iniziato a urlare che Ayoub era morto, pensavo scherzasse, e mi ha detto di chiamare la Polizia. Non l’hanno fatto loro perché non vogliono essere scoperti visto che vivono in Porto Vecchio e perché i pachistani avevano la cocaina. Loro sono pieni di droga lì. Ho telefonato ai soccorsi, ma il centralino ci metteva troppo e quindi sono andata a chiamare i militari davanti alla stazione. I miei amici marocchini e pachistani intanto se n’erano andati».
Qualcuno di loro ha tentato di aiutare Ayoub?
«Non so, non ho visto».
Tu come stai?
«Sono viva per poco: una tunisina mi vuole accoltellare per gelosia... L’hanno picchiata davanti a me. Nei nostri giri è normale fare risse».
Hai un posto dove stare?
«Prima stavo in Porto Vecchio, ora in un’altra casa abbandonata in periferia con il mio fidanzato marocchino. Non ho più niente, nemmeno il passaporto e la tessera sanitaria. Non ho soldi».
Sei stata derubata?
«Penso di sì».
Cosa sono quei cinque tagli profondi sulla gamba? Te li sei fatti tu?
«Io da sola mi taglio sul braccio da quando sono piccola. Ma sulla gamba è stato un pachistano che fa fumare crack alle ragazze e le violenta».
Cosa ti è accaduto?
«Eravamo in uno dei magazzini abbandonati, ero ubriaca. Lui ha preso un pezzo di vetro, mi ha bloccato per terra. Voleva tagliarmi sotto il seno. Ero piena di sangue».
Perché lo ha fatto?
«Non so».
Dov’è la tua famiglia?
«Mia mamma è morta e per mio papà non conto nulla. Non voglio rapporti con nessuno. Sono ormai abituata a stare in strada».
Come hai fatto a vivere in quei magazzini sudici del Porto Vecchio?
«Non ho soldi per una casa, non ho niente».
Vorresti essere aiutata?
«Vorrei mettere a posto la mia vita, ma sinceramente non so come».