L’epopea triestina del caffè perde l’ultimo Hausbrandt: l’addio a Roberto junior, fra tazzina e mille passioni
TRIESTE. Il profumo di caffè insegue il cognome Hausbrandt dal 1892, anno in cui viene fondata a Trieste l’omonima ditta che presto si dedicherà alla torrefazione. Anche quando il marchio viene venduto a un privato, negli anni Ottanta del secolo scorso, il legame fra la famiglia e uno dei prodotti triestini per antonomasia non ne esce indebolito, continuando a permeare l’immaginario cittadino. È allora il caso di dire che domenica scorsa è terminata un’era: la scomparsa di Roberto Hausbrandt, nipote del fondatore Hermann e ultimo esponente ad aver preso parte attivamente all’impresa di caffè, chiude un capitolo affascinante e arriso dal successo della storia di Trieste. Il funerale di Bobby, come veniva chiamato da familiari e amici, si terrà sabato alle 9.30 nella Chiesa luterana evangelica di largo Panfili
È difficile orientarsi nell’albero genealogico degli Hausbrandt, anche a causa della consuetudine familiare di chiamare i figli maschi con lo stesso nome del padre. Roberto Junior, morto la scorsa domenica, era figlio dell’omonimo Roberto Hausbrandt, che a sua volta era rampollo del fondatore Hermann. Quest’ultimo giunge a Trieste nel 1863 da Danzica, dov’era nato, quando suo padre viene imbarcato dal Lloyd Austriaco come macchinista collaudatore.
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Dopo un apprendistato, una parentesi militare e lunghi viaggi in giro per l’Europa, apre la ditta “H. Hausbrandt” il 15 novembre 1892, con sede in via Machiavelli 6, in cui smercia di tutto. La specializzazione nel caffè si afferma col tempo, dal momento in cui viene allestita una torrefazione in un magazzino di via Santi Martiri. Al termine di una fase di comprensibile assestamento, e di altri itinerari ispiratori attraverso il Vecchio Continente, il successo arriva con l’apertura di un negozio in piazza Ponterosso, nel 1905.
Ce ne sarebbero molte di cose da raccontare, dopo quel primo incontro folgorante fra il marchio Hausbrandt e la città.
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Roberto Junior nasce il 27 dicembre 1938, mentre il suo cognome è già sulla bocca dei triestini. Alla morte di Hermann, la ditta è passata nelle mani del primogenito Ermanno, del genero Federico Dietrich e del figlio Roberto, padre di Roberto Junior. Nel frattempo si sono anche consolidati i rapporti con Ernesto Illy, di cui si conserva una bellissima fotografia mentre tiene sulle spalle Roberto.
Lui, Roberto, finita la Seconda guerra mondiale erediterà il controllo della Hausbrandt assieme a Ermanno Junior, ma i rapporti fra loro due saranno spesso complicati. «Avevano idee e caratteri molto diversi», ricorda la moglie di Roberto, Varsenia Anmahian. E così si consuma la rottura: Roberto lascia l’azienda di famiglia nel 1977. Pochi anni dopo Ermanno vende la Hausbrandt a Martino Zanetti, una decisione accolta con rammarico da Roberto.
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Pur abbandonando l’impresa di famiglia, il caffè farà comunque parte della carriera di Roberto Junior: nel 1981 fonda infatti a Trento il marchio Adler, con un altro ex membro della Hausbrandt, l’agente Gino Rizzoli.
L’azienda è attiva tutt’oggi e Roberto ne è stato il titolare fino agli anni Duemila. Eppure quello professionale era solo uno, e forse non il più importante, degli interessi coltivati nella sua vita. «Era un uomo con tantissime passioni – racconta la moglie Varsenia –. È stato ufficiale degli alpini, amante delle camminate in Carso, della vela e dell’ippica», tanto che figura fra i soci fondatori del nuovo circolo ippico di Trieste.
Così Roberto Junior sembra quasi essere un mediatore fra passato e futuro degli Hausbrandt che, chissà, forse un giorno potrebbero incontrare di nuovo nella loro strada il caffè. Di sicuro ogni triestino sarà loro riconoscente.