Trieste, svelato lo storico Palazzo Kalister: rinasce albergo dopo i saccheggi
TRIESTE. Pensare che quando venne costruito trovarono resti di epoca romana negli scavi delle fondamenta. A un paio di millenni di distanza il destino ha evidentemente sterzato verso altri esiti. Da marzo 2024 a marzo 2026, giorno più giorno meno, è l’arco biennale lungo il quale il palazzo – commissionato nel 1879 dall’imprenditore Francesco Kalister all’architetto Giovanni Scalmanini – diventerà un albergo a quattro stelle. Davanti alla Stazione, di fianco a palazzo Economo.
Trascorsi circa 140 anni un’altra schiatta imprenditoriale, la Lokar-Polojaz, ha avviato il recupero di un interessante edificio appartenente al fervore eclettico, purtroppo tramontato nell’incuria e addirittura nel saccheggio degli interni. L’investimento è calibrato tra i 9 e i 10 milioni di euro.
Ivo Corva, direttore generale della Fincat (l’azienda della famiglia Lokar specializzata nel commercio del caffè), e Gianni Melato, il capo-cantiere dell’impresa torinese Sacco, guidano l’esplorazione nei lavori in corso, dai quali sortiranno 104 stanze, alle quali si deve aggiungere il piano terra dove si insedieranno la portineria, il bar e il ristorante.
Proprio dall’atrio ottagonale si parte per raggiungere i livelli superiori, utilizzando un notevole scalone di rappresentanza oppure il vano-ascensore “comandato” da uno Stigler d’annata, uno dei più vecchi lift triestini.
Il cortile, a tempo debito, sarà allestito per il comfort degli ospiti. Al momento è circondato dai ponteggi, che salgono fino al tetto, raggiungibile con un elevatore esterno: un viaggio suggestivo, scandito dai quattro piani dell’edificio. E là sopra, a tu per tu con la copertura, dall’altra parte della piazza spunta un altro tetto illustre, quello di palazzo Panfili.
Le opere sono iniziate già in marzo e in questa fase è in azione una squadra di 14 addetti, destinati a diventare una sessantina quando maturerà il tempo dell’allestimento. La proprietaria Fincat ha affidato la gestione alla Chc dell’imprenditore riminese Roberto Ciapparelli, che a sua volta ha individuato come marchio Indigo Ihg, un gruppo internazionale che sta investendo in Italia, senza trascurare il Nord Est (Venezia, Verona, Padova).
Il progetto originario dell’intervento era stato redatto da Lorenzo Gasperini, poi diventato esecutivo per gli interni con l’architetto Michela Stevanato. Durante la visita Corva e Melato osservano le strutture del palazzo e lo commentano con favore: «Qualità eccezionale. Venne realizzato con l’apporto di 300 lavoratori». A disposizione della Sacco 3.250 metri quadrati, da trattare con il dovuto riguardo perché la muratura, sfiorando il secolo e mezzo di vita, si è fatta comprensibilmente delicata