Go!2025 mette al centro il patrimonio dell’Isonzo: via ai lavori sulle sponde
GORIZIA La vegetazione selvaggia che, in molti punti, ha preso il largo. La briglia collassata da eliminare. Le difese spondali da costruire e da ripristinare.
Il fiume Isonzo sta per essere oggetto di un’importante cura ricostituente anche, e soprattutto, nell’ottica della Capitale europea della cultura. Si vuol valorizzare il corso d’acqua, le cui condizioni (a livello manutentivo) non sono certamente brillanti.
La Direzione centrale per la difesa dell’ambiente, energia e sviluppo sostenibile della Regione ha inviato un’informativa al sindaco Rodolfo Ziberna, all’Ispettorato forestale di Trieste e di Gorizia, alla stazione forestale di Gorizia e all’Ente tutela patrimonio ittico in cui comunica l’avvio dei lavori «la cui durata - spiega nell’avviso il responsabile del progetto, l’ingegnere Riccardo Gaier - è stata stimata pari a circa 8 mesi». In sintesi, in cosa consistono tali opere? Nel tratto subito a valle della passerella di Straccis si procederà con l’eliminazione della briglia collassata e con la realizzazione di difese spondali in massi a protezione delle abitazioni sulla sponda destra. Lungo l’argine sempre in sponda destra (in corrispondenza del quartiere di Piedimonte), nel tratto tra la passerella di Straccis e il ponte VIII agosto, verrà eliminata la vegetazione sovrabbondante e si darà vita a delle sistemazioni «puntuali» di sponda e argine «al fine - si legge nella comunicazione della Regione - di consentire l’accessibilità e la manutenzione».
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Non è tutto perché, nei pressi della traversa a valle del ponte VIII Agosto, si procederà al taglio della vegetazione nell’alveo. Un’operazione importante: la lettera è stata inviata anche allo studio Cappella srl e all’impresa B.B.Service srl. Perché questo coinvolgimento? È presto detto: attraverso un decreto sono stati aggiudicati (e affidati) i lavori proprio all’impresa B.B.Service srl, con sede a Tolmezzo, mentre la direzione dei lavori è stata affidata all’ingegner Andrea Raccovelli dello Studio Cappella srl di Gorizia.
Il bacino imbrifero dell’Isonzo ha un’estensione complessiva di circa 3.400 chilometri quadrati: un terzo della sua superficie (pari a circa 1.150 km2) ricade in territorio italiano. La parte settentrionale del bacino è costituita prevalentemente da calcari e dolomie, poi da calcari cretacici spesso cristallini o brecciati che sono rocce permeabili per carsismo e per fessurazione. Vicino Gorizia, le formazioni calcaree vengono sostituite da rocce marnoso-arenacee, a permeabilità molto bassa, che si estendono verso ovest, formando le colline del Collio. Un’ambientazione, unita al caratteristico colore smeraldo del corso d’acqua, che toglie il fiato. Ma la manutenzione urge.
Soddisfatto l’assessore comunale all’Ambiente Francesco Del Sordi. «Indiscutibilmente, questo sviluppo che ci è stato comunicato dalla Regione è un’ottima notizia. Non si sono dimenticati di Gorizia e questa è un’ulteriore dimostrazione pratica. Gli argini del fiume avevano bisogno di una consistente operazione di manutenzione viste le loro condizioni e la vegetazione che è diventata imperante».
In parallelo, c’è l’emendamento all’assestamento di bilancio 2024-2026 (presentato in Regione dalla dem Laura Fasiolo e approvato) per il coinvolgimento del GectGo nel contrasto all’hydropeaking. «Per la sicurezza del fiume Isonzo chiedevamo - spiega - di ripensare a un piano di manutenzione come quello che l’amministrazione regionale aveva portato a compimento nel 2014 ma, soprattutto, di accorciare i tempi per il contratto di fiume, cercando di replicare il largo coinvolgimento che il centrosinistra aveva attuato per il piano. Quello che bisogna poi evitare, con azioni decise, sono i deflussi discontinui della portata d’acqua». —
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