“Cricket proibito in città”: Monfalcone caso europeo per un servizio della BBC
MONFALCONE. Monfalcone torna sotto i riflettori internazionali con un servizio che BBC News ha dedicato alla “città italiana che ha bandito il cricket”, dando voce da un lato alla comunità originaria del Bangladesh, da anni alla ricerca di spazi per praticare la disciplina, e dall’altro al “sindaco” Anna Cisint. Denominazione corretta, almeno nel momento in cui, l’inizio di luglio, prima delle dimissioni per l’Europarlamento, Cisint afferma di aver incontrato un giornalista BBC. «Non l’autrice dell’articolo e tanto meno non abbiamo affrontato il tema del cricket», precisa: «Al giornalista ho parlato di appalti e subappalti, della complessità di questa città, ma se si viene qui con una tesi da dimostrare questo poi è il risultato, scrivendo cose per cui io continuo a essere sotto protezione».
Il servizio della BBC
Ma partiamo dal servizio targato BBC, che, nel suo passaggio monfalconese, ha raccolto le lamentele del capitano di una squadra di cricket di ragazzi di origine bengalese in «trasferta» a Begliano, Comune di San Canzian d’Isonzo, dove si è tenuto quest’estate un torneo in più giornate. Qui gli appassionati dello sport nazionale in Bangladesh sono così potuti tornare a praticarlo, data l’impossibilità di farlo a Monfalcone. Nel 2023, ricorda la BBC, alcuni minorenni originari del Paese asiatico, filmati dal sistema di videosorveglianza del Comune, furono individuati e multati dalla Polizia locale perché giocavano a cricket nell’area verde ai piedi della Rocca. Lì, spiegano al Comune, non si può giocare a cricket né ad altri sport ritenuti pericolosi. Le opposizioni, allora, tacciarono la misura come eccessiva e riscoppiò la querelle politica che sottolineava il fatto che in città non ci fossero spazi per giocare liberamente.
L’obiettivo dell’impianto sportivo
Al netto dell’attenzione da parte di un grande media europeo, per i giovani uomini bengalesi la possibilità di disporre in città di un impianto sportivo dedicato continua a essere un obiettivo. «Stiamo cercando di portare avanti un progetto, disponibili a compartecipare alle spese», così Sani Bhuiyan, presidente del Monfalcone Tigers Cricket Club, nato a inizio estate. «Sarebbe perfetta un’area periferica qui a Monfalcone – aggiunge – ma, nel caso non ci fosse, andrebbero bene pure i comuni limitrofi». È quanto è avvenuto appunto a luglio, quando la neonata società sportiva ha organizzato un torneo con una decina di squadre nel campo di calcio di Begliano, messo a disposizione dalla Isontina Triestina Calcio. «Un conto, però, è spostarsi una domenica per un torneo e un altro farlo di continuo per gli allenamenti», osserva Bhuiyan, secondo cui «non è vero che i ragazzi bengalesi vogliono solo giocare a cricket». Per confermarlo il club sta lavorando con l’Aris San Polo per organizzare a dicembre un torneo di calcio. «Siamo in ogni caso in contatto con la Federazione nazionale cricket – conclude il presidente della società sportiva, nonché consigliere comunale Pd –. Questo sport sarà del resto presente alle Olimpiadi di Los Angeles del 2028». La società sportiva, per ora, non ha invece preso contatti con il Coni regionale, come riferisce il presidente Giorgio Brandolin. «Se servono informazioni o supporto, il Coni è ovviamente a disposizione», afferma Brandolin, che nella realizzazione di un impianto per il cricket a Monfalcone è già stato coinvolto in passato: «Tecnicamente, posso già dire che i promotori di un impianto non devono per forza essere proprietari del terreno, ma devono essere in possesso di una convenzione con il proprietario di una durata sufficiente ad ammortizzare l’investimento».
Cisint: non è una priorità
Nel servizio BBC, obietta Cisint, «non si dice però come questa amministrazione comunale stia ricostruendo le scuole e creando un sistema educativo adeguato, fornendo servizi, adeguando il patrimonio residenziale. Non ho mai detto di non volere il cricket, ma che la realizzazione di un impianto del genere non può essere un’esigenza collettiva, tenendo poi anche presente che le risorse della Regione sono indirizzate all’adeguamento degli impianti esistenti». Nulla in contrario, sostiene l’ex sindaco, «se una società sportiva volesse invece realizzare un impianto di questo genere, in un’area privata e nel rispetto di ogni regola di sicurezza, come è avvenuto ad esempio per i campi da padel che privati creeranno in un’area di via Grado».