Condannata per droga, chiede la legge Cartabia sulla detenzione a casa
I viaggi in suv assieme al compagno, con destinazione Padova e dintorni, per acquistare cocaina e poi cederla a terzi attraverso consegne a domicilio o nei paraggi di qualche locale del centro monfalconese, almeno secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’avevano fatta finire a novembre in carcere.
Poi, in un secondo momento, agli arresti domiciliari in attesa dell’udienza preliminare, dove alla fine la donna, una 45enne, A.G. le sue iniziali, difesa dall’avvocato triestino Gianluca Rossi, ha patteggiato la pena di quattro anni di reclusione e 16 mila euro di multa. Oggi, mercoledì 11 settembre, comparirà nuovamente in aula per chiedere la concessione della detenzione domiciliare sostitutiva, introdotta dalla riforma Cartabia.
Un istituto che in via generale vede l’obbligo per la persona detenuta a restare nella propria abitazione o in altra sede di dimora (anche un luogo pubblico o privato di cura, assistenza o accoglienza oppure in comunità o in case famiglia protette) per non meno di 12 ore al giorno. Una disposizione a fronte di comprovate esigenze familiari, come per esempio la tutela di figli minori, di studio, di formazione professionale, di lavoro o di salute del condannato.
Il difensore Rossi chiederà, dopo il rinvio del giudice sullo specifico punto all’odierna seduta, l’applicazione dell’ipotesi descritta per A.G., che appunto ha di recente patteggiato la sua pena. «La mia assistita – afferma l’avvocato – si è trovata in quella situazione in un momento di difficoltà economica. Sa che ha sbagliato e ha già definito la sua posizione». «Non è tossicodipendente – puntualizza – e non ha mai fatto uso di sostanza stupefacente. Le circostanze l’hanno portata lì, assieme al compagno. Intende riprendere in mano la sua vita, lavorare e affrontare la pena patteggiata».
La donna, da mesi agli arresti domiciliari, era accusata di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. L’accordo fra la sostituta procuratrice Ilaria Iozzi e il difensore è stato ratificato dalla gup Fabrizia Devincenzi, all’udienza preliminare che s’è tenuta al Tribunale di Gorizia.
A novembre la 45enne era stata arrestata dalla Polizia di Stato assieme al compagno, che pure a luglio ha patteggiato la pena di quattro anni. I due, al rientro da un viaggio in Veneto, erano stati trovati in possesso di 50 grammi di cocaina, rinvenuta all’interno di una Volkswagen modello T-Roc, presa a noleggio.
Dall’attività investigativa, sempre secondo quanto riferito in seguito al fermo da una nota stampa diffusa dalla Questura, era emerso che «i due si recavano con una certa frequenza nel Padovano per rifornirsi di sostanza stupefacente che poi cedevano al dettaglio a diversi soggetti locali, in alcuni appartamenti di Monfalcone o nei pressi di esercizi di quel centro cittadino».
I movimenti della coppia non erano passati inosservati ai poliziotti, che già monitoravano una serie di persone nell’ambito di una più vasta operazione poi ribattezzata “Asterix”. Qui, stando alle successive indagini, le due figure erano però risultate molto marginali, tant’è che le posizioni erano state poi stralciate da quel fascicolo.
Il compagno, ex calciatore, assieme alla donna, aveva tuttavia avuto contatti con una persona che poi aveva avuto a che fare con i soggetti della principale inchiesta e per questo entrambi erano finiti all’attenzione della Sezione Anticrimine della Polizia e dei suoi controlli. Così a novembre, al termine di un’articolata attività investigativa, i poliziotti del Commissariato di via Foscolo avevano messo fine alla “trasferta” padovana e tratto in arresto la coppia di San Canzian.
L’ex calciatore ai domiciliari, la compagna in carcere. Il Tribunale di Gorizia aveva successivamente convalidato i provvedimenti restrittivi, assunti nei confronti dei fermati. Una parte dei 50 grammi di cocaina era stata trovata occultata anche addosso alla donna.—
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