Cade in mare tra le barche al marina Ocean di Monfalcone, così è morto il diportista triestino Ellero
Nessuno a bordo della Sea witch, documenti e cellulare lasciati in cabina, la moto di marca cinese ancora parcheggiata nel perimetro dell’Ocean marine.
Sulla scia di questi indizi che purtroppo non lasciavano presagire nulla di roseo, lunedì sera le ricerche del pensionato triestino Silvano Ellero, classe 1950, in quel frangente irreperibile ai familiari, si erano subito avviate sul canale Est-Ovest a Monfalcone.
Agenti della Polizia di Stato e personale del corpo dei Vigili del fuoco, competente per gli specchi interni, le avevano protratte nella notte e poi immediatamente riattivate all’alba. Ma martedì, a 15 ore di distanza dal primo allarme, si sono infine bruscamente interrotte.
Perché, poco dopo le 12, il corpo ormai privo di vita dello sfortunato diportista è stato recuperato dal personale della Guardia costiera nel suo pattugliamento del canale in motovedetta. L’ultrasettantenne si trovava a un metro dalla superficie, nelle acque antistanti lo stabilimento di Valle Ca’Zuliani, in un punto in linea d’aria a circa 200 metri dal marina, dove poi è stato riportato. Il corpo, almeno in apparenza, non presentava traumi o segni evidenti di ferite.
Il giorno prima, Ellero, in vista della Barcolana, era salito in sella alla sua moto e s’era diretto all’Ocean per fare alcune piccole manutenzioni all’imbarcazione, la Sea witch di 9,5 metri, uno scafo bianco con decoro vermiglio che da circa un anno era ormeggiata al marina monfalconese, di cui il pensionato era cliente.
Pare fosse impegnato in alcune pitturazioni del bagno, tant’è che in una delle primissime ricostruzioni dell’accaduto, tuttora al vaglio degli inquirenti – peraltro impegnati con la Scientifica per buona parte della mattinata a setacciare le immagini della videosorveglianza – si ipotizzava un malore legato all’inalazione di solventi in ambiente chiuso.
Circostanza per ora da non escludere, al pari dell’eventualità di un improvviso mancamento sul ponte, di un accidentale scivolamento dalla barca o di una caduta dalla banchina, magari durante uno spostamento. Un barattolo di vernice è stato rivenuto dai soccorritori anche in prossimità di un’altra imbarcazione, a pochi passi di distanza dalla Sea witch e di proprietà di un conoscente di Ellero, che poi ha trascorso la notte a bordo del proprio natante, chiaramente senza avere contezza della tragedia occorsa all’amico.
Del resto nessuno, né un qualsivoglia operaio di cantiere o un altro cliente della Ocean, è stato testimone di quanto capitato a Ellero lunedì. E pure per questo, purtroppo, i soccorsi sono partiti a un certo lasso di tempo dall’accaduto. Il pensionato potrebbe infatti esser caduto nel canale dopo l’ora di pranzo.
La ricerca del disperso era partita lunedì sera su impulso della denuncia resa in Questura a Trieste dalla moglie. La donna, preoccupata dal protrarsi dell’assenza del coniuge, che non aveva fatto rientro a casa all’orario di cena, un fatto inconsueto, si era subito spaventata e temendo il peggio s’era rivolta alla Polizia, che aveva attivato il Commissariato di Monfalcone.
A discendere la chiamata ai pompieri e l’arrivo della squadra del distaccamento di via Sant’Anna. Agenti e vigili del fuoco avevano iniziato a perlustrare la barca e l’area nei paraggi dell’ormeggio. Era stata trovata la moto in parcheggio e si era allora immaginato che l’uomo si potesse trovare ancora nel marina. I sommozzatori del Nucleo soccorso subacqueo acquatico di Trieste, avevano così iniziato a scandagliare la darsena, dove l’acqua arriva a una profondità di 9 metri.
E martedì, all’alba, i sub hanno poi ripreso le ricerche, in collaborazione con la Capitaneria. S’è usato il side scan sonar. Le immersioni a susseguirsi sotto gli scafi a più riprese, nelle fredde acque. Acque lì scure e dense, tant’è che gli infaticabili sommozzatori si sono orientati nella scarsa visibilità con un rocchetto di filo, come Teseo nel labirinto del Minotauro.
Provvidenziale, alla fine, l’analisi delle correnti che ha portato la motovedetta Cp564 della Guardia costiera a dirigersi 200 metri più in là, dove poco sotto il pelo d’acqua la salma del povero Ellero attendeva di essere recuperata e restituita alla sua famiglia. —
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