Industria della difesa: accordo di cooperazione tra Zagabria e Kiev
L’Ue deve assolutamente «unire tutto il continente» europeo, includendo quanto prima l’Ucraina, la Moldova e anche «i vostri Paesi», ossia i Balcani occidentali. È il sentito appello lanciato mercoledì a Dubrovnik dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ospite d’onore e co-organizzatore con il premier croato Andrej Plenković del terzo vertice “Ucraina-Europa sudorientale”. L'incontro, dopo quelli di Atene e Tirana, è stato pensato per accelerare il sostegno di tutta l’Europa all’Ucraina aggredita, con dodici Paesi rappresentati, oltre a Croazia e a Ucraina. L’Europa tuttavia deve fare di più per accogliere nuovi membri, perché «se non è unita non sarà in pace», ha aggiunto Zelensky, auspicando che «il processo d’integrazione arrivi al risultato».
La Croazia è «a fianco dell’Ucraina dal 1991» e Zagabria continua a essere – malgrado i dissidi politici interni tra governo e presidenza – uno dei Paesi più impegnati a sostenere Kiev, ha ricordato da parte sua il premier Plenković. Per confermarlo, Zagabria ha siglato ieri con l’Ucraina un importante accordo di cooperazione che, tra i vari aspetti, prevede un’intensificazione della collaborazione nel settore dell’industria della difesa, ha annunciato lo stesso Zelensky, che ha evocato la fine del conflitto «entro il 2025». E anticipato che il piano di pace per l’Ucraina «sarà pronto a novembre».
Anche le altre nazioni rappresentate a Dubrovnik hanno promesso solidarietà e aiuti a Kiev, come confermato dalla Dichiarazione di Dubrovnik, siglata da Zelensky, Plenković, dai presidenti di Slovenia, Montenegro, Kosovo e Serbia – anche il presidente Aleksandar Vučić ha infine partecipato al summit - e dai primi ministri di Grecia, Bulgaria, Albania, Bosnia-Erzegovina e Macedonia del Nord, come anche dai ministri degli Esteri di Turchia e Romania. Assente invece il presidente croato, il populista socialdemocratico Zoran Milanović – contrario alla partecipazione di militari croati a missioni Nato pro-Ucraina - non invitato tra accese polemiche interne. La Dichiarazione ha ribadito la condanna dell’«ingiustificabile» aggressione russa «iniziata da quasi mille giorni», sostegno «all’indipendenza, sovranità e integrità territoriale» dell’Ucraina e promesso nuovi aiuti anche in vista della ricostruzione, ma senza inserire richieste esplicite affinché tutti i firmatari impongano sanzioni contro Mosca, passo che avrebbe irritato capitali come Belgrado. —
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