Solo in Italia chi guarisce dal cancro non può fare un mutuo o un’adozione. Parte la raccolta di firme
“Io non sono il mio tumore”, al via la campagna per il diritto all’oblio oncologico di un milione di italiani. Sul modello di Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda e Portogallo
ROMA. Ancora oggi in Italia il cancro si tramuta in “etichetta” negativa che rischia di rimanere attaccata addosso tutta la vita. Una svolta potrebbero però arrivare da una legge che riconosca il Diritto all'oblio oncologico, già presente in diversi Paesi Ue (Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda e Portogallo) e che ora la Fondazione Aiom chiede anche per l'Italia avviando una raccolta firme e la campagna “Io non sono il mio tumore”.
Diritti negati
Cercare di stipulare un mutuo e vederselo rifiutato per la paura del mancato pagamento, dover rinunciare ad adottare un bambino per le mille difficoltà che emergono, non riuscire ad attivare un' assicurazione sulla vita per la richiesta di premi altissimi o tornare al lavoro e scoprire di essere stati spostati, demansionati o addirittura di poter perdere il posto. Sono alcune delle situazioni con cui un milione di italiani guariti da tumore deve fare spesso i conti, in una vera e propria "corsa ad ostacoli” quotidiana. Per molte forme di cancro, sottolinea il presidente della Fondazione Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) Giordano Beretta, «la guarigione è possibile e ciò significa avere la stessa aspettativa di vita di chi il cancro non lo ha avuto. Ma per la burocrazia i guariti sono ancora considerati come dei malati e per richiedere molti servizi è necessario rendere noto se si è avuto un tumore, anche se si è appunto già guariti».
Appello per l’oblio
Da qui la richiesta dell'oblio- con il diritto di non essere più tenuti a dichiarare la propria pregressa malattia- perché le discriminazioni sono varie e per questo oncologi e pazienti dicono basta ai diritti negati. Sul modello di Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda e Portogallo, Fondazione Aiom lancia dunque la prima campagna per il Diritto all'oblio oncologico, “Io non sono il mio tumore”, e una raccolta firme per richiedere una legge ad hoc. Il provvedimento permetterebbe di non essere più considerati malati oncologici dopo 5 anni dalla fine delle cure se il tumore è insorto da bambini e dopo 10 se insorto da adulti. A sostegno dell'iniziativa sono stati realizzati la prima guida sul diritto all'oblio, un portale web (dirittoallobliotumori.org) e una campagna social per promuovere la raccolta firme.
100 mila adesioni
Lo scopo è raggiungere 100 mila adesioni, che verranno portate al Presidente del Consiglio per chiedere l'approvazione della legge. Tutti potranno contribuire lasciando il proprio nome online o nei reparti di oncologia e nelle piazze. La guida è scaricabile e sarà distribuita negli ospedali. «Le persone guarite dal cancro devono essere libere di guardare al futuro senza convivere con l'ombra della malattia - afferma Beretta -. Attualmente sono 3,6 milioni i cittadini che vivono con una diagnosi di tumore. Il 27% di loro, circa un milione, è guarito. C'è una forte discriminazione sociale nei loro confronti, che va combattuta. Oggi molti tumori vengono curati e altri possono essere cronicizzati: per questo i pazienti che vivono anche a molti anni di distanza da una diagnosi sono aumentati e così le persone che trarranno benefici da questo provvedimento».
Disagio
Il riconoscimento del diritto, sottolinea Beretta, «rappresenta la condizione essenziale per il ritorno a una vita dignitosa ed è necessario all'abbattimento del connubio “cancro significa morte”, che crea barriere spesso insormontabili. Negli ultimi due anni molti Paesi hanno emanato una legge che garantisce agli ex pazienti il diritto a non essere rappresentati dalla malattia che hanno avuto. L' Italia deve assolutamente seguire questo esempio». Un disagio testimoniato dalle associazioni dei malati. La situazione difficile che molti ex-pazienti si trovano a vivere «non è più accettabile. La neoplasia spesso diventa un'etichetta, anche quando non c'è più», spiega Antonella Campana, vicepresidente di Fondazione Aiom e membro del coordinamento volontari di Incontra Donna. La tutela dei diritti dei pazienti oncologici, concludono le organizzazioni, «passa, oggi, anche attraverso il riconoscimento giuridico di una guarigione dal cancro».