Tamponi a scuola, un caos per le famiglie: come uscirne
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Genitori confusi dalle troppe regole: ecco una guida per orientarsi tra le disposizioni in caso di uno o più contagi in classe
FIRENZE. Una babele. Un ginepraio di norme interpretate dagli istituti scolastici in modo diverso a seconda della circolare di riferimento. E le famiglie sono nel caos. Basta che il Covid-19 si affacci in una classe di una qualsiasi scuola toscana per creare scompiglio. Con i genitori affannati a districarsi tra le regole.
Quando serve fare il tampone? Quando, invece, scatta direttamente la didattica digitale integrata? E quando fare il primo tampone (il cosiddetto T0) ? Il secondo prima del rientro in aula a distanza di quanto? A questi – e ad altri dubbi comuni a molte famiglie – abbiamo provato a rispondere.
Ma la parola d’ordine resta sempre la stessa: semplificare. Ora più che mai con il numero di contagi in calo dopo il picco del 4 gennaio scorso, ma sempre molto elevato. Soprattutto tra i giovanissimi che, non a caso, sono pure tra i meno vaccinati: secondo gli ultimi dati, infatti, in Toscana solo un bambino su quattro tra i 5 e gli 11 anni è immunizzato contro il Covid. Roberto Curtolo, dirigente dell’Ufficio scolastico regionale della Toscana, spiega che il problema non è la pandemia in sé con cui conviviamo da un paio d’anni. «Quanto l’approccio burocratico all’emergenza sanitaria – sottolinea –. È fondamentale semplificare le procedure per aiutare le famiglie.
Basterebbe, infatti, dare vita a un sistema in cui lo studente positivo al coronavirus resti a casa fino alla completa guarigione, dandogli comunque la possibilità di seguire le lezioni da casa. Gli altri compagni dovrebbero restare in presenza. Con queste modalità, infatti, per gli insegnanti è molto difficile programmare la didattica quotidiana».
Intanto, però, l’Ufficio scolastico regionale ha già diffuso un decalogo (pubblicato anche sul sito internet del provveditorato) sulla didattica a distanza e quando deve essere attivata per rispondere alle numerose domande delle famiglie. E ora sta lavorando sul fronte delle quarantene. Soprattutto perché a molte famiglie il Qr code (il codice a barre bidimensionale, ndr) arriva in ritardo. Quando, in sostanza, il caso di positività in classe è già stato accertato, ma perché la scuola possa emettere il voucher bisogna aspettare il provvedimento sanitario. «Che non arriva dagli istituti scolastici, ma dall’Asl – sottolinea il dottor Curtolo –. La scuola cerca di mettersi avanti come può dopo la comunicazione della positività di uno studente da parte della famiglia. Ma lo ricordiamo: il provvedimento sanitario spetta all’Asl».
Non solo: capita sempre più spesso che i genitori non ricevano via mail il codice a barre bidimensionale. «Abbiamo verificato e, nella maggior parte dei casi, ci siamo resi conto che l’indirizzo mail dei genitori o il numero di telefono è stato trascritto in modo non corretto oppure non è più valido – conclude il dirigente dell’Ufficio scolastico della Regione Toscana –. Per questo abbiamo chiesto a tutte le scuole toscane di verificarli in modo da guadagnare tempo. Noi siamo dalla parte delle famiglie e vogliamo aiutarle in questo difficile momento. Non le lasceremo sole».
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