I genitori di Mustafa: l'Italia ci dona il futuro. L'arcivescovo: bambino simbolo contro la guerra
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Prima uscita pubblica per padre e figlio mutilati dal conflitto in Siria. La storia della foto che ha fatto il giro del mondo e l'accoglienza di Siena per offrire al bambino le cure e le protesi di cui ha bisogno per sognare una nuova vita
Le conseguenze della guerra lo hanno privato praticamente di tutti gli arti, ma Mustafa non se ne cura. Davanti alle telecamere sorride e gesticola, senza fermarsi un secondo. È la prima uscita pubblica per la famiglia siriana, con padre e figlio privi di arti, arrivata in Italia una decina di giorni fa. Merito di una foto che è diventata il simbolo della guerra siriana, e che ha scatenato una gara di solidarietà che è arrivata a raggiungere la somma di 100mila euro. Sono stato accolti da Siena. La stessa città che tramite il Siena international photo awards e il suo direttore Luca Venturi, si era attivata per darle una possibilità di futuro. Se il piccolo Mustafà sorride e gioca, la madre Zeinab ha chiaro in mente cosa significa questa occasione. “Lo Stato italiano è stato l’unico a rispondere alla nostra richiesta di aiuto per la cura di nostro figlio”, sottolinea. Accanto suo marito Munzir, privato della gamba destra a causa di una bomba, ma deciso a regalare ai suoi tre figli qualcosa di migliore: “Quella foto ha cambiato la nostra vita. Sono contento perché Mustafa avrà la cura”.
“Quando Aslan ci ha fatto la foto non sapevo di essere ripreso - ha detto l’uomo - stavo giocando con mio figlio ed è stato tutto molto naturale”. La foto in breve tempo ha fatto il giro del mondo diventando uno scatto simbolo della guerra siriana e facendo scattare una gara disolidarietà che ha portato alla raccolta di centomila euro per le cure dei due. “Sono molto contento perché c’è stato qualcuno che ha sentito la nostra voce - ha concluso Munzir - e Mustafa avra la cura e penserà per sempre al suo futuro”.
La terapia verrà eseguita al Centro protesi Vigorso di Budrio non appena saranno terminati tutti gli esami sullo stato di salute dei due. Per il genitore il percorso di recupero sarà veloce, mentre per Mustafa è previsto un tragitto più lungo.
Ancora non è chiaro se si sposteranno tutti a Budrio o se andranno solo padre e figlio. Intanto sono al sicuro sotto l’ala protettiva della curia. “Mi piacerebbe che Mustafa fosse l’emblema di una battaglia contro la guerra”, ha affermato il cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena, Colle Val d'Elsa e Montalcino. Una nuova vita ha inizio, finalmente. Ad Asciano Mustafà e la sua famiglia hanno trovato accoglienza, solidarietà, hanno trovato l’abbraccio della Caritas e il calore di una casa. E adesso, dopo la guerra e le bombe, sono pronti per affrontare e vincere la sfida più importante e tornare a vivere la loro vita.