Nasce al Forte la sigla della serie tv “Le fate ignoranti” su Disney+
FORTE DEI MARMI. “Che stupidi che siamo, quanti inviti respinti, quante parole non dette, quanti sguardi non ricambiati. Tante volte la vita ci passa accanto e noi non ce ne accorgiamo nemmeno”. È una delle frasi celebri pronunciate da Michele, protagonista de “Le Fate Ignoranti”, il film campione d’incassi firmato dal regista Ferzan Ozpetek. Temi e atmosfere da cui nasce in questi giorni una nuova serie televisiva in otto episodi che racconterà una storia che ricalca quella del film, ma con nuovi protagonisti.
La serie omonima, diretta sempre da Ozpetek, approderà sul canale Star all’interno della piattaforma Disney+ dal 13 aprile. E a cantare con un brano originale la sigla e la colonna sonora “Buttare l’amore” sarà la grande Mina. Parole e melodie che hanno risuonato, la scorsa settimana in un promo che ha fatto capolino durante la pause del Festival di Sanremo. “Buttare l’amore”, nasce però a Forte dei Marmi, da quei due maghi della parola e della musica che sono Gianni Bindi e Matteo Mancini.
«L’amicizia e la stima reciproche che legano Ferzan Ozpetek e Mina sono ben note e risalgono a tanto tempo fa – spiegano i due autori versiliesi – così quando il regista turco gli ha chiesto di interpretare la sigla e leitmotiv di ogni episodio, Mina ha tirato fuori dal cassetto la nostra canzone che appartiene a un blocco di motivi inediti che avevamo mandato in previsione di un prossimo disco. Questa uscita su una serie che probabilmente replicherà il successo del film e renderà popolare la nostra melodia è stata comunque un po’ una sorpresa anche per noi, soprattutto quando, la scorsa settimana, l’abbiamo ascoltata tra le pause del Festival di Sanremo».
Ma chi sono questi due giovani musicisti e parolieri fortemarmini che da più di dieci anni firmano canzoni per la grande Mina e tramite lei anche per altri importanti esecutori? «Siamo ragazzi fortunati perché ci hanno regalato un sogno potremmo canticchiare, parafrasando Jovanotti» spiegano i due.
«Ci conosciamo da quando Gianni è nato – scherza Matteo (41 anni con una laurea nel cassetto) – perché ero amico di suo fratello e quindi ero di casa. Poi un bel giorno con Gianni ci siamo ritrovati assieme dietro una consolle a Radio Forte dei Marmi. Musica, e qualche follia dialettica, ma in fondo come coppia siamo nati proprio in questo modo».
«Poi – prosegue Gianni (31 anni, imprenditore per caso) – inviammo una cassetta a Radio Babilonia e in breve arrivammo a scrivere e condurre le serate del nostro “Night Club”, trasmissione di cui preparavamo, cosa inusuale allora per le emittenti private, anche un dettagliatissimo copione di ogni puntata. Il tutto condito da un grande amore per la scrittura e la musica, perché con Matteo abbiamo in comune proprio questo: oltre che ascoltarla e farla ascoltare, a entrambi piace scriverla. Da lì di canzoni ne abbiamo fatte davvero tante, ci siamo anche iscritti alla Siae – rammenta Gianni – e tutte ovviamente ce le siamo suonate e cantate».
Il genere? «Beh – è la risposta – noi siamo due inguaribili amanti del pop italiano più classico, quella che oggi si definisce la musica d’autore italiana. Quella di Mina, Battisti, Mogol, anni Settanta e Ottanta, insomma».
Da Forte dei Marmi come si arriva a Mina? «Un bel giorno di tanti anni fa anni fa ci siamo detti, se dobbiamo sognare, facciamolo almeno alla grande – continua Matteo – e così abbiamo fatto un cd con delle canzoni e seguendo le istruzioni del sito di Mina, l’abbiamo spedito a Lugano. Dopo pochi giorni, era l’agosto del 2008, piuttosto tardi, mi arriva una telefonata: “Sono Massimiliano Pani, mia madre ha gradito le vostre canzoni e ne canterà qualcuna”. Sono rimasto letteralmente senza fiato – chiosa Matteo – e superata la comprensibile sorpresa, ho subito chiamato Gianni pensando che avesse orchestrato uno scherzo. Non era così. Poi siamo andati a Lugano, e da lì è nato un ottimo rapporto con Massimiliano Pani, che è il produttore dei dischi della madre, e così abbiamo iniziato a lavorare secondo i desideri della cantante».
© RIPRODUZIONE RISERVATA