Parto trigemellare per una coppia di Spedalino: «Evento raro, tre maschi e omozigoti»
Alessandro, Francesco e Gabriele sono nati giovedì sera. Babbo Rodolf: li terranno un po’ in intensiva, ma stanno bene
AGLIANA. Ha sempre sognato di avere dei figli. E che nascessero a Firenze. Certo, non se ne aspettava tre tutti insieme. È successo invece. Un evento raro, gli hanno detto i medici. Tre maschi, in un’unica placenta, omozigoti. Con tratti somatici pressoché identici.
I bimbi pesano un chilo e mezzo ciascuno. Mamma Samanta è riuscita a portarli fino alla trentaduesima settimana, babbo Rodolf è felicissimo e frastornato. La comunità di Agliana è in festa per questi due giovani – 25 anni lei, 32 anni lui – e per i loro bambini. «Sono in intensiva ma stanno bene. Ce ne fanno vedere uno alla volta», racconta Rodolf Leka, Rudy per gli amici.
Alessandro, Francesco e Gabriele sono venuti alla luce con parto cesareo giovedì sera alle 22 all’ospedale di Careggi. «Ce ne portano uno alla volta, massimo due. Le precauzioni sono massime – racconta Rodolf – i bimbi pesano circa un chilo e mezzo ciascuno, e non hanno bisogno d’ossigeno». Non hanno bisogno di supporti medici per respirare. L’auspicio è che, una volta che saranno capaci di nutrirsi autonomamente, possano essere portati al più presto a casa.
Nell’abitazione che Samanta Sarica e Rodolf Leka hanno preso in affitto a Spedalino, spostandosi di qualche chilometro rispetto a San Piero Agliana, dove vivevano fino a pochi mesi fa.
Rodolf ha 32 anni e vive in Italia da quando ne aveva 12. È originario di Skutari, in Albania. È un vivaista, da un anno ha aperto un piccolo vivaio di sua proprietà nel Quarratino. Samanta ha 25 anni, è pistoiese, e lavora alla Coop di Galciana (Prato). Si sono sposati l’8 settembre 2018.
Una giovane coppia legata da alcuni anni e che nel 2020 ha capito di desiderare un figlio. «Non siamo ricorsi alla fecondazione assistita – precisa subito Rodolf – È successo così, una cosa spontanea. Abbiamo provato ad avere un figlio e ci siamo trovati con un’ecografia che ne mostrava tre». Anzi, la primissima ecografia ne vedeva due: «Poi, al controllo successivo, al Centro donna di Pistoia, ci hanno detto che erano tre. E hanno suggerito di farci seguire dall’ospedale Santo Stefano di Prato».
Le ecografie evidenziavano che i bimbi condividevano la stessa placenta: «Vedevano – si può dire? – un pisellino, e ci hanno spiegato che quasi sicuramente erano tutti dello stesso sesso e che non c’erano femmine. Hanno detto che tre maschi, omozigoti, è un evento raro. Che ce ne sono pochi casi, forse una decina, in tutto il mondo».
Mentre eccitazione, gioia, ansia si mischiavano in un unico adrenalinico cocktail la preoccupazione principale era per la salute di Samanta e per il proseguio della gravidanza. «A novembre, intorno alla diciannovesima settimana, un controllo ha mostrato una perdita di liquido amniotico da parte di un bimbo, liquido assorbito da uno dei fratellini. C’era il rischio di danni cerebrali, e da Careggi ci hanno dirottati verso l’ospedale Mangiagalli di Milano, l’unico centro in Italia che esegue interventi come quello tramite il quale il professor Persico ha operato mia moglie». Il senso di gratitudine è tanto: «Non finirò mai di ringraziare il professor Nicola Persico e la dottoressa Boito, dice Rodolf. L’intervento con il laser ha “ricucito la breccia” che si era aperta.
La coppia è rimasta per alcune settimane in Lombardia: «Toccando la placenta, il rischio era che Samanta non andasse oltre la ventunesima settimana, ma ce l’ha fatta, e quando i sanitari sono stati abbastanza sicuri ci hanno chiesto se volevamo restare lì o tornare a Careggi. Per ragioni di vicinanza, anche con le famiglie, abbiamo scelto di tornare in Toscana. Io poi – aggiunge Leka – ho sempre sognato di veder nascere i miei figli a Firenze».
Ci sarà bisogno dell’aiuto delle famiglie. Dei nonni, che non abitano distanti. E mentre babbo Rodolf si vede già portare i figli a calcio, la dottoressa Anna Maria Celesti, ginecologa e vicesindaca di Pistoia, conferma che «tre gemelli, dello stesso sesso e omozigoti, è un evento raro. Bene anche che la madre sia riuscita a portarli fino alla trentaduesima settimana. Finalmente – conclude Celesti – nel buio dell’epoca Covid, una buona notizia, che ci allieta il cuore».
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