Manifestazione contro la struttura prevista per li scarti tessili da 20 milioni di euro che dovrebbe nascere a Baciacavallo
PRATO. No all’Hub del riciclo tessile a Baciacavallo. Oltre duecento persone si sono riunite davanti al campo sportivo del Paperino e al terreno accanto a Gida per manifestare contro la decisione di portare l’hub dei cenci e l’essicatore del maxi inceneritore.
Il presidio di protesta è stato organizzato dall’Osservatorio Ambientale di Prato e da altre realtà aderenti.
«È arrivato il momento di smettere di mettere servizi su questo territorio senza nessun rispetto della salute di chi ci vive – spiega Sonia Fligor – Alle strutture che sono già presenti verranno aggiunti altri servizi che produrranno molto inquinamento dal mega inceneritore per rifiuti speciali al biodigestore anaerobico. Qui c’è gente che ci vive, vogliamo un bosco e non verticale ma orizzontale per mitigare l’impatto delle servitù già presenti».
Una zona, quella di Prato Sud, che ha visto negli ultimi 20 anni un continuo incremento «di fonti inquinanti tanto da considerarsi ormai una zona critica, situazione sottaciuta evitando le opportune ricerche epidemiologiche» si legge in una nota dell’Osservatorio Ambientale di Prato.
Insieme al nuovo Textile Hub di circa 20 mila metri quadrati, di cui 8.000 per il magazzino e i restanti per il piazzale dove verrà effettuata la cernita degli abiti usati e la selezione degli scarti tessili che dovranno essere riciclati, saranno aggiunti anche un biodigestore energetico, un impianto di disidratazione fanghi e un megacapannone industriale di fronte a Gida.
L’Hub tessile costerà oltre 20 milioni di euro, di cui 18 messi a disposizione da Alia, società che gestisce i servizi ambientali della Toscana centrale. Nella quota del finanziamento ci sarebbero anche fondi del Pnrr, circa 2,5 milioni, mediante la partecipazione ad un bando nazionale.
«Quello che chiediamo all’amministrazione comunale – afferma Costanza Cocci – è di smettere di concentrare su questa parte di città opere impattanti e vogliamo anche l’attuazione di misure che abbassino i livelli di inquinamento. È da molto tempo che chiediamo che vengano resi noti i dati dell’analisi epidemiologica, ma la risposta tarda ad arrivare perché a Prato manca uno statistico in grado di elaborare i dati raccolti. Vogliamo che il sindaco ed i suoi assessori si facciano garanti della salute dei cittadini».
Le fa eco Erica Tadini dell’associazione Atto1: «Questa zona di Prato è quella più inquinata. Non solo elettrosmog, ma c’è la convergenza di diversi fattori inquinanti. Questo è dimostrato dalle molte patologie che si sono sviluppate. Stiamo chiedendo da tempo una nuova analisi epidemiologica, ma sembra impossibile farla perché manca il personale per svolgerla».
“Due anni fa è stato fatto ricorso al Tar, ma ancora non abbiamo la data dell’udienza – cosi racconta Luca Soldi, residente e perito tessile – L’hub tessile è l’ennesimo strumento impattante che viene creato a Prato Sud. Diciotto milioni di euro sprecati, una struttura che non ha senso. Quello che fa più rabbia è che tutto sembra calato dall’alto. Il modo in cui è stato presentato è quello della salvezza del rilancio del distretto, ma non è così».
Più critico e duro Sergio Benvenuti, che non abita in zona, ma che è venuto a portare la sua solidarietà ai residenti: «Qui siamo già strapieni, non c’è bisogno di altre opere. Il cemento avanza con le nuove servitù l’inquinamento aumenterà molto. Voglio un bosco urbano che possa mitigare l’inquinamento presente in zona. È il paradosso che la gente si stia tassando per difendere la propria salute da chi la dovrebbe garantire».
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