VIAREGGIO. La comunità di Viareggio e in particolare del quartiere Malfatti si è ritrovata stravolta dal dolore, stringendosi nel ricordo di Valentina Marcucci. E proprio ricordando la mamma-sommelier amica di tutti, una «forza della natura» come l’hanno definita gli amici anche sui social, in tanti si sono riversati ieri mattina nella chiesa di Santa Rita – dove si sono celebrati i funerali – per porgerle l’ultimo saluto. A lei che mai aveva negato un sorriso a chiunque e che aveva conquistato tutti con la sua positività e solarità, nonostante la malattia che martedì l’ha costretta ad arrendersi, tra le mura della sua casa proprio nel quartiere Malfatti, dove viveva da tempo.
Aveva soltanto 45 anni ed era mamma di due figli di cui andava orgogliosa: Alessandro (venticinque anni) e Gabriele (di undici). Valentina però non si è mai data per vinta. Anzi, quel male scoperto anni fa l’aveva combattuto con caparbietà e soprattutto con il suo immancabile sorriso fin dal primo giorno. Riuscendo a sconfiggerlo, relegandolo a suon di risate in un angolino della sua esistenza. Presente, sì, ma come qualcosa di accessorio. Lontano da quella che voleva fosse la sua vita, fatta di viaggi, interessi e passioni.
«E ci è riuscita in pieno – racconta l’ex marito Simone Fantinato, con cui ha mantenuto ottimi rapporti nel corso degli anni e che le è sempre rimasto vicino – Valentina era la persona più positiva che potessi conoscere: sfido chiunque a ricordarsela diversamente. È stata una mamma attenta e straordinaria per entrambi i suoi bambini, e un esempio di vita per chiunque la conoscesse anche solo un poco. Ogni difficoltà, ogni arrabbiatura lei l’affrontava con il sorriso: era una “sdrammatizzatrice”, come solitamente la chiamavo io. Non si è mai lasciata abbattere da niente, anzi si è sempre rimboccata le maniche per inseguire i suoi mille interessi e i propri sogni fino alla fine».
Nata a Pietrasanta ma viareggina fin nel midollo (e amante del Carnevale, manifestazione-simbolo della città), Valentina era laureata in giurisprudenza e lavorava come segretaria. La sua irrefrenabile curiosità però non le ha mai permesso di condurre una vita banale, inquadrata in una quotidianità che per lei sarebbe risultata quasi soffocante. Accanita lettrice, amava seguire e portare a fondo le sue tante passioni. Come quella per il vino, che di punto in bianco l’aveva spinta a iscriversi all’Ais (l’Associazione italiana sommelier) fino a completare il corso per la qualifica di sommelier di terzo livello. Oppure per i viaggi. «Spesso non riuscivo a starle dietro – la ricorda Simone – aveva visto il Giappone, ma era stata anche a Mosca, Istanbul, New York. Con i suoi viaggi ha toccato praticamente tutti i continenti, era un vero “vulcano”: scoprire il mondo era una cosa che l’affascinava e che ha sempre amato fare spinta proprio da una curiosità vivace che ha cercato di trasmettere sempre ai suoi bambini».
Solo negli ultimi tempi la malattia che mai era riuscita a limitarla era tornata a farsi sentire. Ma fino all’ultimo lei ha affrontato le avversità con il sorriso, circondata dai suoi affetti: oltre ai due figli, lascia anche la madre Grazia.
