La carica dei nuovi infermieri. Ecco i giovani pronti a entrare nei reparti livornesi

LIVORNO. Se avessero anticipato i tempi di laurea di due o tre anni i volti degli infermieri stremati dall’emergenza Covid, visti sui giornali o in tv, sarebbero probabilmente stati i loro, quelli di Greta, Dalia, Ferdinando e degli altri ragazzi e ragazze che si sono laureati la scorsa settimana in Infermieristica presso il Polo Didattico dell’Ospedale di Livorno. Tre anni di studio e di tirocinio e ora la possibilità di partecipare ai concorsi o cercare impiego presso strutture private.

Sette i neodottori. Ferdinando Bencreati, 35 anni, il più anziano, figlio tra l’altro di Paolo, diacono dell’ospedale, si è laureato con una tesi sui malati di Alzheimer. «Decisi di diventare infermiere sin da piccolo – spiega – quando vidi i miei nonni morire giovani. Lì scattò qualcosa in me. Sto già facendo una sorta di tirocinio volontario come badante di un anziano. Ovviamente una volta assunto in un ospedale mi piacerebbe lavorare in un reparto di Neurologia o comunque affine».

Greta Notari, 23 anni, è diventata dottoressa con la tesi sulla sofferenza fisica e il relativo approccio infermieristico alla materia. «Ho sempre voluto esercitare sin da piccola un mestiere che avesse a che fare con la tutela della salute e ho quindi scelto di diventare infermiera. Di questi tre anni – spiega – la cosa che mi ha più appassionato è stato il tirocinio nei reparti: è là che comprendi davvero cosa sia il mestiere di infermiere. Dove vorrei lavorare? Cure palliative o terapia intensiva».

Dalia Pezzatini, 22 anni, ha discusso la tesi sugli attacchi di panico: «Ho sempre avuto piacere di farmi carico dei problemi di persone, mi sono sempre sentita caregiver. La mia tesi è finalizzata allo studio delle mille sfaccettature del dolore. Se non avessi la possibilità di lavorare in un reparto di psichiatria opterei per la pediatria».

Ilaria da Dio, 22 anni, ha discusso di Advanced Practice Nursing ovvero competenze e attitudini sulle competenze infermieristiche avanzate: «La mia scelta è stata parzialmente casuale: volevo fare la terapista della riabilitazione ma non ce l’ho fatta ad accedere al corso universitario e ho provato, con successo, con infermieristica. Devo ringraziare mio zio che mi ha dato utili consigli in proposito. La mia opzione? Se fosse possibile rianimazione».

Valeria Amato, 26 anni, è l’unica 110 e lode del gruppo e si è laureata con una tesi dal titolo “L’utilizzo dell’incident reporting come strumento per la gestione del rischio clinico nella formazione universitaria”.

«Da quando ero piccola – racconta – ho sempre avuto attenzione verso le persone che stavano male o che comunque dimostravano di avere un bisogno. Da qui la scelta. Mi piacciono i bambini, quindi lavorerei volentieri in pediatria, ancor meglio in neonatologia».

Giulia Biasci, 24 anni, si è laureata con una tesi sul “modello assistenziale Nidcap ovvero la misurazione del livello di conoscenza ed interesse da parte del personale infermieristico”. «Da piccola ho sofferto di una seria patologia – ricorda – e da lì ho capito l’importanza dello “star bene” e di conseguenza la scelta professionale. Il tirocinio è stato fondamentale per la mia formazione. Potendo scegliere vorrei lavorare in pediatria».

Infine Renato Silvestro La Paruta, 29 anni, neodottore con una tesi sul paziente ortopedico: «Non nego che in buona parte la mia scelta sia stata motivata dal fatto che un infermiere ha ottime possibilità di trovare un lavoro. Ma, essendo di indole generosa, ho pensato che questo mestiere mi potesse comunque piacere e così è stato.

Numi tutelari di questo corso di laurea Francesco Russo, direttore del Polo didattico degli Spedali Riuniti, branca dell’Università di Pisa e Antonella Perini dirigente infermieristico della scuola. «Il percorso – ricorda Russo – è stato guidato dai principi di consapevolezza, autonomia, responsabilità tratti dall’articolo uno del codice etico della Federazione Nazionale Ordine della Professioni Infermieristiche».

«È sempre un’emozione – fa eco Perini – prendere dei ragazzi e lasciarli colleghi».

Alla cerimonia di laurea, assieme ai genitori e agli amici dei laureandi, anche il direttore dell’ospedale Luca Carneglia. «È doveroso ricordare il ruolo avuto in questi anni da Francesco Niccolai, direttore della Unità Operativa “Formazione Professionale” della Usl, di Andrea Lenzini direttore del dipartimento infermieristico e del professor Lorenzo Ghiadoni presidente del corso di laurea».

Appeso ad un muro un manifestino ricorda il pensiero fisso di Suor Ernesta Alberto, storica direttrice della scuola: «Per essere una brava infermiera devi, prima di tutto, saper sorridere».