Lo scherzo boccaccesco a Paolo Brosio finisce in tribunale, l’albergatore: io non sapevo niente
Massa, testimone il direttore dell’hotel di Livorno in cui l’amica del giornalista viene trovata in atteggiamenti equivoci con il finto prete
MASSA. Lo scherzo organizzato dalla trasmissione Le Iene a Paolo Brosio e finito in Tribunale (poiché un finto prete confessò il personaggio televisivo, burlandosi del sacramento) è giunto alla sua terza udienza davanti al giudice Fulvio Biasotti.
Ieri mattina in aula è stato interrogato il direttore dell’hotel di Livorno, dove si era svolta l’ultima parte dello scherzo a Paolo Brosio (il momento in cui trovò in atteggiamenti equivoci la sua amica e il finto prete), ma la testimonianza del direttore è durata circa un minuto: giusto il tempo di dire che non sapeva nulla dello scherzo, e che Le Iene non erano entrate in albergo con le telecamere; lui aveva soltanto accolto Brosio e Giorgia Venturini (complice delle Iene, e amica di Brosio stesso), senza sapere che nella stanza sarebbe stata girata la scena finale dello scherzo.
I testimoni interpellati in questi mesi continuano a confermare la versione diffusa in parte anche dallo stesso Brosio, ovvero che si è trattato di una messa in scena, uno scherzo, non il primo e neanche l’ultimo che Mediaset con le sue trasmissioni ha messo in piedi, e che non c’era stata alcuna intenzione di estorcere una confessione al noto personaggio tv.
Il Tribunale, però, sta cercando di capire se, nell’ambito di uno scherzo, la "sostituzione di persona" possa profilarsi davvero come reato.
Il nodo da sciogliere sta nell’esercizio "sporcato" della confessione, messa in atto da un finto prete (un attore la cui posizione è stata stralciata dal processo principale): un comportamento che Brosio ha ritenuto inaccettabile.
Se tutto si fosse fermato alla boccaccesca messa in scena di finti preti, vallette, santi, peccatori e ammiccamenti tra le pareti di un convento (in quel di Pontremoli) non ci sarebbe stato motivo di fare causa a Mediaset (precisamente a Davide Parenti regista della trasmissione Le Iene e all’autore Giorgio Squarcia). Ma poiché la confessione di Brosio si è svolta apparentemente secondo tutti i crismi e Brosio è stato indotto a confidarsi e ad aprire il suo cuore senza sapere di essere davanti alle telecamere, allora quella sostituzione di persona potrebbe anche considerarsi reato.
L’attore, secondo Brosio, alla sua richiesta di venir confessato, avrebbe dovuto rinunciare allo scherzo e sottrarsi alla farsa. Ma così non è stato: nel giugno 2018 Brosio fu convinto dall’amica Giorgia Venturini ad incontrare un finto frate che viveva in un convento di Pontremoli, che avrebbe potuto aiutarli a trovare donazioni per l’ospedale di Medjugorje da costruire. Quello che avvenne in quel convento ( l’amica di Brosio nuda nel suo letto, il frate che grida "disgraziati", e poi il finto rapporto tra il frate e la Venturini per ottenere il finanziamento, nello sconcerto di tutti) non è mai andato in onda, perché Brosio non ha mai firmato la liberatoria e ha sporto denuncia. «È stato uno scherzo terribile- raccontò Paolo Brosio al Tirreno a margine di una udienza- Una presa in giro della religione. Non chiedo risarcimenti ma voglio soltanto che il processo penale vada avanti».
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