Datini, scossone per la Fondazione: si è dimesso il presidente Bernardi
Il motivo è la bocciatura di un suo progetto: la Casa Pia de’ Ceppi è una onlus privata ma il cda è nominato dal sindaco
PRATO. È una fondazione privata. Ma i membri del consiglio di amministrazione, che la gestiscono a titolo gratuito, sono nominati dal sindaco. Non percepisce fondi pubblici ma riesce ad essere in attivo con le proprie entrate. È questa la strana anomalia della Fondazione Casa Pia dei Ceppi che si rifà nientemeno che alle volontà di Francesco Datini.
L’eredità del più famoso mercante pratese è rappresentato dal Palazzo Datini, un complesso immobiliare che è, nello stesso tempo, un Museo e la sede di enti statali, fondazioni culturali, associazioni culturali e addirittura di alcune famiglie che hanno la loro residenza in via Ser Lapo Mazzei. Quell’intero immobile appartiene ancora a Francesco Datini, cioè al suo “Ceppo dei poveri” diventato oggi, a distanza di più di 600 anni dalla morte, la Fondazione Casa Pia dei Ceppi: una onlus di diritto privato molto “speciale”, guidata dai cosiddetti “buonomini”, eredi a loro volta degli esecutori testamentari del “Ceppo” che Datini aveva voluto fossero nominati dal Comune. In definitiva possiamo dire che Palazzo Datini appartiene ai pratesi. E in questi giorni c’è stato un brutto scossone, passato forse sotto traccia. Dopo cinque anni di mandato, Walter Bernardi, 74 anni, ex professore universitario in pensione, è stato riconfermato dal sindaco Matteo Biffoni, ma subito dopo la nomina ha deciso di dare le dimissioni. «Ho fatto delle proposte per far fare il salto di qualità alla Fondazione e al Palazzo Datini. Non ho avuto risposte, anzi mi sono state bocciate con una controposta che ho trovato fuori da ogni logica di rilancio e così mi sono dimesso», dice Walter Bernardi. Ma quali sono state le proposte bocciate? «Ho avuto più di un incontro in Comune – continua Bernardi – Avevo chiesto un supporto per poter realizzare un allestimento multimediale e, soprattutto, per creare il Corridoio Datiniano, in sostanza una forma di sinergia e di interazione progettuale tra il Museo di Palazzo Datini e il Museo di Palazzo Pretorio. Non solo perché le due istituzioni sono divise, su vicolo del Porcellatico, solo da qualche decina di metri, ma perché esiste tra loro, addirittura dall’Ottocento, un legame simbolico rappresentato dalla pala della “Madonna del Ceppo” di Filippo Lippi. La pala è di proprietà della Fondazione, ma nel 1858 fu trasferita in comodato d’uso gratuito in Palazzo Pretorio e costituisce una delle più importanti attrazioni del nostro Museo civico».
«Come dimenticare, poi – continua il professor Bernardi – che a qualche decina di metri da Palazzo Datini c’è il Palazzo degli Alberti, con la sua preziosa Galleria e la Madonna con Bambino di Filippo Lippi? Un concentrato di storia e di bellezza che poche città possono vantare e che merita di essere custodito e valorizzato con passione». Un progetto che non è piaciuto? «A queste mie idee il Comune ha risposto per bocca di autorevoli rappresentanti con un’altra metafora che non ha bisogno di spiegazioni, quella del “Casone Datiniano”. Di qui le mie dimissioni». Una diversità di vedute sulla visione del fare cultura a Prato. «Io credo che Prato sia conosciuto soprattutto per Francesco Datini e Curzio Malaparte – aggiunge Bernardi – E se questo è vero e questa è l’attenzione che l’Amministrazione dà al Palazzo Datini e alla sua Fondazione allora credo che si vada poco lontano. Mi sembra che si pensi troppo a mostre di elite come Hi Woman che costano centinaia di migliaia di euro e ne incassano si è no poche migliaia e non si prendono in considerazioni iniziative che invece davvero attraggono turisti e scolaresche. Da quando abbiamo inaugurato le cantine nel Palazzo, sono tante le scolaresche venute a visitarle e chi entra resta affascinato dalla storia di Francesco e Margherita. Ma, evidentemente, la mia visione culturale non è in linea con questa amministrazione». La visione di un Corridoio Datiniano si è scontrata con quella di un Casone Datiniano. «Avrei voluto chiedere alla Svrintendenza di poter aprire una porta in via del Porcellatico così che i turisti, dopo aver visitato Palazzo Pretorio, potessero proseguire nel Palazzo Datini e quindi andare oltre raggiungendo la Galleria degli Alberti – dice Bernardi – Invece sembra che le tre realtà debbano rimanere separate e distinte e con poche possibilità di implementare il numero dei loro visitatori».
La Fondazione Casa pia de’ Ceppi ha un bilancio di circa centomila euro, frutto degli affitti degli appartamenti e dei biglietti del museo. Non prende fondi pubblici e si muove in piena autonomia. I membri del cda sono nominati dal sindaco ma non c’è con lui un rapporto fiduciario, proprio perché è quanto voluto nel testamento di Francesco di Marco Datini. Come nuovo presidente al posto di Walter Bernardi è stato nominato Vinicio Biagi, in passato già segretario dei Ds (ora Pd) , già consigliere comunale e referente per Prato dell’allora presidente della Regione Enrico Rossi. È stata nominata anche Isabella Ponsiglione, che subentra al consigliere Mario Barbacci, anche lui dimissionario.