Investito e lasciato morire a 30 anni, l'accusa: «Condannate padre e figlio»

Il pm ha chiesto 4 anni e 18 mesi per i due imputati accusati dell’incidente in cui perse la vita un 30enne e per aver simulato il furto dell’autocarro killer 

SAN MINIATO. Per l’accusa sono tutti e due colpevoli. Il figlio come l’autore materiale, quello che era alla guida dell’autocarro che causò l’incidente mortale. Il padre nel ruolo di “protettore” del figlio, attivo nel mascherare e sviare le indagini dalle responsabilità del familiare.

Nel processo per la morte di Raghi Cioni, 30enne di Ponte a Egola, ieri pomeriggio il pm Giovanni Porpora ha chiesto la condanna di entrambi gli imputati, padre e figlio, di San Miniato.

Per Alessandro Piazzesi, 46 anni, la pena invocata è di 4 anni per i reati di omicidio stradale, aggravato dall’omissione di soccorso dovuta alla fuga, e simulazione di reato. È di un anno e 6 mesi la pena chiesta per il padre Mauro, 71 anni, che deve rispondere di favoreggiamento e simulazione di reato.

LO SCONTRO IN BICI

Aveva 30 anni quando il 15 dicembre 2016, Raghi Cioni venne centrato nel tardo pomeriggio da un autocarro mentre percorreva in bici la via Maremmana.

L'ACCUSA

Per l’accusa al volante dell’autocarro Iveco Daily c’era Alessandro. La telecamera della chiesa di San Regolo alla Serra immortala il furgone. Dopo 43 secondi ne passa un altro, guidato da chi poi darà l’allarme.

«Il telefonino in uso ad Alessandro Piazzesi a quell’ora aggancia la cella di via Maremmana, settore 2 – aveva spiegato un investigatore dei carabinieri in aula – . Abbiamo poi verificato una telefonata in uscita sul cellulare di Piazzesi alla ditta Autoricambi Etruria di Santa Croce sull’Arno e a livello telematico l’azienda ha chiesto a una società di Sesto Fiorentino la disponibilità di un fanale anteriore sinistro per un Iveco Daily. Alle 17.45 sempre dal cellulare di Alessandro Piazzesi parte un’altra chiamata con destinatario l’avvocato Giuseppina Torre. E il cellulare di Alessandro agganciava sempre la stessa cella».

GLI ORARI

Rispondendo alle parti civili (avvocati Letizia Giovannetti e Alberto Benedetti), il teste aveva fornito l’orario della chiamata al 112. «La telefonata per segnalare l’incidente è arrivata alle 17.50 – aveva precisato – .Quella al 118 dopo una cinquantina di secondi».

I RISCONTRI

Secondo la tesi della Procura dopo aver messo sotto Cioni, Piazzesi era in quella strada e il cellulare con le due chiamate lo conferma. Riguardo alla perizia dei carabinieri del Ris su abiti della vittima e furgone, l’ufficiale aveva confermato che alcune parti dei vestiti di Cioni corrispondevano alle fibre trovate sull’Iveco.

LA DIFESA

Padre e figlio negano ogni responsabilità. A loro dire qualcuno aveva danneggiato il veicolo, rubato il gasolio e portato in giro il mezzo finito contro il ciclista.

I FAMIGLIARI

Un processo doloroso per dinamica ed età della vittima a cui non hanno mai mancato i genitori adottivi di Raghi, Alberto Cioni, conosciuto ex dipendente comunale di Santa Croce e San Miniato, e Giuseppina Romeo. Il giudice Susanna Messina ha rinviato l’udienza a metà luglio per la sentenza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA