Mascherine, è il giorno della svolta: non è più obbligatoria nella maggior parte dei luoghi chiusi
La guida alle nuove regole in vigore dal primo maggio, stop anche al Green pass: ecco dove continuerà a servire
Addio al Green Pass, o forse arrivederci. Da oggi non dovremo più tenere pronto sullo schermo del cellulare il nostro certificato, non ci verrà più chiesto dal controllore sul treno o dal cameriere al ristorante, servirà solo per andare a trovare un parente in ospedale o in una Rsa. Ma non buttate il prezioso codice Qr, perché il Green Pass non viene cancellato: resta attivo, seppur dormiente, pronto a essere rispolverato nel malaugurato caso torni necessario, da qui a fine anno. In un certo senso, avviene lo stesso con le mascherine, che da oggi possiamo non indossare più nella maggior parte dei luoghi al chiuso, dai negozi agli uffici pubblici, ma dobbiamo tenere in tasca o in borsa, per tirarle fuori in caso di assembramenti o anche solo per prendere l’autobus. Almeno fino al 15 giugno faranno ancora parte della nostra vita, anche se avremo senza dubbio più occasioni per respirare. E, contemporaneamente, torniamo a stare più vicini, visto che si allentano alcune restrizioni, come l’obbligo di distanziamento tra i tavoli all’aperto di bar e ristoranti. Così per un mese e mezzo, sperando di completare il ritorno alla normalità con l’inizio dell’estate.
Sempre a volto scoperto in ristoranti e negozi
L’ordinanza del ministro Speranza, si raccomanda di «indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie in tutti i luoghi al chiuso pubblici o aperti al pubblico». Quindi, ci si affida al senso di responsabilità dei cittadini, anche perché chi vuole continuare a usare la mascherina esattamente come ha fatto negli ultimi mesi è libero di farlo. Ma non c’è più alcun obbligo, né si rischiano multe entrando a volto scoperto in bar, ristoranti, negozi, supermercati o centri commerciali. Come pure in banca, in un ufficio pubblico, dal barbiere o dal parrucchiere. E nei luoghi della cultura: musei, mostre, siti archeologici al chiuso. Mascherina non necessaria nemmeno allo stadio o durante spettacoli all’aperto. In tutti questi luoghi, però, bisognerà tenerla a portata di mano, per indossarla in caso di sovraffollamento o situazioni di assembramento.
Luoghi di lavoro, protocollo da rinnovare decideranno le aziende
Il punto interrogativo riguarda i luoghi di lavoro. Perché, in base all’ordinanza, le mascherine in fabbriche, uffici e attività commerciali non sono più obbligatorie, ma solo raccomandate. In realtà, per il settore privato si considera ancora in vigore il protocollo anti-Covid sottoscritto da imprese e sindacati, in cui l’uso della mascherina è ritenuto «obbligatorio in tutti i casi di condivisione degli ambienti di lavoro». Mercoledì ci sarà un incontro per decidere se confermare il protocollo o aggiornarlo in chiave di semplice raccomandazione, lasciando alle singole aziende la facoltà di imporre comunque la mascherina ai propri dipendenti. Per gli statali, invece, c’è una forte raccomandazione a continuare a usare le Ffp2 in alcune situazioni: per il personale a contatto con il pubblico, se sprovvisto di idonee barriere protettive, e per chi lavora in stanze in comune con più colleghi, poi nelle riunioni in presenza, in fila in mensa o in ascensore.
Ffp2 al cinema o sul bus, a scuola la chirurgica
Sui mezzi di trasporto le regole non cambiano, bisogna indossare sempre la mascherina Ffp2 su aerei, treni e navi, ma anche a livello locale, su autobus, tram e metropolitane. Stesso discorso vale per cinema e teatri, sale concerto e locali di intrattenimento, comprese le discoteche (tranne quando si balla), anche se non sono citate esplicitamente nell’ordinanza, oltre che per assistere a eventi sportivi al chiuso. Mascherine obbligatorie, ma bastano le chirurgiche, a scuola, fino al termine delle lezioni, per insegnanti, collaboratori e studenti dai 6 anni in su. E in tutte le strutture sanitarie, dagli ospedali alle Rsa, per i lavoratori, i pazienti e i visitatori. In chiesa formalmente non c’è più l’obbligo, ma la Cei, con una lettera inviata ai vescovi, raccomanda l’uso della mascherina da parte dei fedeli durante le messe fino al 15 giugno. Mascherina sempre obbligatoria in caso di assembramenti, al chiuso e all’aperto.
DOVE IL CERTIFICATO NON SERVE PIU’
Turismo, uffici e sport: addio a tutti i controlli
Da oggi non sarà più necessario mostrare il Green Pass prima di sedersi al ristorante o entrare al cinema, né per andare in ufficio. Il certificato, infatti, non è più obbligatorio per l’accesso ai luoghi di lavoro, né per viaggiare a bordo di aerei, treni, navi o sui mezzi del trasporto pubblico locale. Non verrà più richiesto in palestra o in piscina, per ballare in discoteca o assistere a un qualsiasi spettacolo al chiuso. Non dovranno esibire il certificato gli studenti universitari, i partecipanti a convegni e concorsi, i visitatori di mostre e musei. In alcuni di questi luoghi al chiuso, però, resta l’obbligo di distanziamento: almeno un metro tra i tavoli all’interno dei ristoranti, ad esempio, o tra le singole postazioni negli spogliatoi. Nei centri benessere, in base all’ampiezza, si continuerà a prevedere un accesso contingentato degli ospiti. Confermata, inoltre, la raccomandazione ad assicurare a una regolare areazione e sanificazione dei locali.
DOVE IL CERTIFICATO RESTA NECESSARIO
Richiesto in ospedale e per entrare in Italia
Fino al 31 dicembre 2022 resta l’obbligo di Green Pass rafforzato per andare in visita nei reparti di degenza degli ospedali, come negli hospice e nelle Rsa. Del resto, fino a fine anno sarà in vigore anche l’obbligo vaccinale per tutti gli operatori sanitari, oltre che per chi svolge attività lavorativa all’interno delle strutture sanitarie. Decadrà il 15 giugno, invece, l’obbligo vaccinale per i lavoratori appartenenti alle forze dell’ordine, alle forze armate, al personale della scuola e delle università, nonché per gli over 50. Il Green Pass base sarà ancora necessario per viaggiare verso gli altri Paesi europei, come per arrivare o tornare in Italia dall’estero. Almeno fino al 31 maggio, come stabilito da un’ordinanza del ministro della Salute. Mentre non bisognerà più compilare il modulo del Passenger locator form, richiesto dall’Italia e da quasi tutti i Paesi europei prima dell’ingresso alla frontiera, per comunicare i propri dati sanitari.