Max Alvini, da Fucecchio al sogno Serie A: chi è l'uomo che ha fatto piangere Berlusconi
A 52 anni, dopo una lunga gavetta nei dilettanti, sulla panchina del Perugia ha raggiunto la qualificazione agli spareggi per la massima serie del pallone. I suoi ex giocatori raccontano aneddoti e curiosità
FUCECCHIO. «Il sabato mattina, dopo l’allenamento di rifinitura, entrava nello spogliatoio e mentre facevamo la doccia utilizzava le bottiglie di shampoo e bagnoschiuma per spiegarci come avrebbero giocato i nostri avversari il giorno successivo». E ancora: «Aveva l’ossessione che ci spiassero durante le esercitazioni tattiche. Una volta chiamammo un nostro amico, dicendogli di mettersi alla rete di recinzione dello stadio Leporaia di Ponte e Egola. Lui lo vide e cominciò a rincorrerlo, uscì addirittura dal centro sportivo». Dal calcio dei dilettanti al sogno della Serie A. Con tanto di maxi beffa rifilata al Monza di Silvio Berlusconi. È la storia di Massimiliano Alvini, 52 anni. Orgoglio di Fucecchio che ha trasformato la passione per il pallone in un lavoro. Oggi è al timone del Perugia, in Serie B, e guiderà i suoi ragazzi negli spareggi per la promozione in A. Nella sera di venerdì 6 maggio ha sconfitto 1-0 l’ambizioso e milionario Monza, cancellando la festa dei brianzoli, che già avevano preparato i gadget per celebrare l’approdo nell’olimpo del football. Ma chi è Massimiliano Alvini? E come è arrivato sotto i riflettori del grande calcio? Francesco Colombini, 29 anni, e Giuseppe Arvia, 34, mister Max lo conoscono bene. Sono stati suoi giocatori nella favola Tuttocuoio, la squadra di Ponte a Egola – frazione di San Miniato Basso di appena 7mila abitanti – che dalla Serie D riuscì a compiere un doppio salto fino al terzo scalino del calcio italiano. Negli anni in cui – tra il 2013 e il 2015 – il nome di Alvini cominciò a catturare l’attenzione dei salotti di lusso del pallone.
«Lui pensa solo al calcio, notte e giorno. Quando entravamo in campo – racconta Colombini, oggi impegnato in D con la maglia dell’Aglianese – sapevamo alla perfezione come avrebbero giocato i nostri avversari. Li studiava nei dettagli, organizzava ogni contromossa, geniale e maniacale allo stesso tempo. Ci trasmetteva una grinta e una carica impressionanti». Giuseppe Arvia, invece, attualmente tesserato coi sardi del Muravera, anche lui in Serie D, di Alvini ricorda una frase in particolare. «Al Tuttocuoio, ci diceva sempre: “Non alleno per vivere, ma vivo per allenare”. Ed è proprio così. Il calcio è la sua vita». Signa e Quarrata nei campionati di Eccellenza e Promozione, poi sette anni al Tuttocuoio – dal 2008 al 2015 – preso in Promozione e trascinato nei professionisti con una cavalcata da film americano. Quindi Pistoiese, Albinoleffe e Reggiana in Serie C. Con gli emiliani ha confezionato una stratosferica promozione in Serie B, seguita da un’amara retrocessione. Alvini, però, è riuscito comunque a farsi notare. E a convincere gli addetti ai lavori.
Il Perugia ha scommesso su di lui, consentendogli di restare su una panchina di B per il secondo anno consecutivo. Agganciare gli spareggi per la Serie A sembrava difficile per il Grifone, ma nelle ultime quattro giornate di campionato la banda del mister di Fucecchio ha infilato tre successi, spalancando le porte al grande sogno. L’acuto decisivo ai danni del Monza è arrivato al termine di una gara tiratissima, che ha condannato il club del Cavaliere ai playoff, facendo sfumare il sogno della promozione diretta. Sabato 14 maggio a Brescia, il Perugia tenterà l’impresa. Max sta già studiando l’avversario. Di una cosa sono certi i suoi ex giocatori: «Arriverà ad allenare in Serie A. Se lo merita. La sua passione – concludono Arvia e Colombini – lo porterà molto lontano».