Contromano mortale in Fi-Pi-Li: ecco la ricostruzione della serata di "Jajo" prima dello schianto
La cena a Montaione, la serata a Pontedera e il ritorno a Montopoli a riprendere l'auto: le tappe per capire cosa è successo prima dell'inspiegabile incidente all'interporto che è costato la vita al trentacinquenne e in cui altri quattro ragazzi si sono salvati per miracolo
COLLESALVETTI. L’auto parcheggiata alla rotonda di Montopoli. La cena con gli amici in un ristorante di Montaione, la serata al “Beat” di Pontedera e il ritorno verso casa per riprendere la macchina. Prima di imboccare la Fi-Pi-Li e morire dopo 27 chilometri contromano nello schianto contro una Volkswagen T-Cross con a bordo quattro ragazzi vicino all’interporto di Guasticce. Sono le ultime ore di vita di Jacopo Varriale, il trentacinquenne di Santa Maria a Monte (nato a San Miniato) che ha perso la vita nell’inspiegabile incidente stradale di sabato 14 maggio, in cui sono rimasti gravemente feriti i ventunenni Tommaso Daini, Michele Tessieri, Marco Tamberi e Stefano Corsi.
LA CENA
Venerdì 13 Varriale – da tutti soprannominato “Jajo” – va a cena al ristorante “Casa Masi” di Montaione, dove è stato prenotato «un tavolo per 32 persone». «Tutti bravi ragazzi – spiega un responsabile – che si sono divertiti. Li conosciamo perché alcuni vengono da Empoli e sono clienti abituali. Siamo attoniti». Per arrivare lì Jacopo si organizza con gli amici: la sua Renault Captur, infatti, la lascia parcheggiata alla rotonda di Montopoli per farsi dare uno strappo fino al locale. La cena inizia alle 21 e va avanti fino a mezzanotte.
LA SERATA A PONTEDERA
Varriale si sposta poi nel centro di Pontedera. Mezz’ora di macchina, 30 chilometri: stessa strada dell’andata, imboccando poi la Fi-Pi-Li a Montopoli. È ancora in auto con gli amici e non guida. Il locale è il “Beat” di piazza Martiri della Libertà, il “Piazzone”. «Sì, era qui, ha fatto uno scontrino alla cassa. Sembrava stare bene». Ci resterà fino alle 2.30, poi il ritorno a casa con tappa intermedia la rotatoria di Montopoli, dove di fronte a un bar aveva posteggiato la macchina.
L’INCIDENTE
Ed è qui che accade l’inspiegabile. Varriale, anziché tornare a casa a Santa Maria a Monte, imbocca la Fi-Pi-Li contromano. Sono all’incirca le 3.30 quando al 112 arriva la prima chiamata di un automobilista che lo vede in senso opposto poco dopo Montopoli. Poi quella dell’imprenditrice agricola Celeste Bianchi che riesce a schivarlo restando nella corsia destra e vedendoselo sfilare «con la freccia a destra». L’impatto, fatale, con la Volkswagen T-Cross nera guidata da Daini dopo circa dieci minuti, 700 metri prima dell’entrata dell’Interporto est, al chilometro 71+300. Jacopo muore sul colpo: violentissimo l’impatto, con il motore che retrocede sui sedili posteriori del crossover.
L’INCHIESTA
L’inchiesta penale, dato che Daini è risultato negativo all’alcol test, va verso l’archiviazione: le responsabilità sono interamente di Varriale, che ha infranto il codice della strada. A questo proposito l’autopsia non avrebbe aggiunto niente alle cause della morte, dal momento che ha perso la vita a causa dell’impatto. Essendo deceduto non è imputabile e gli eventuali strascichi giudiziari potrebbero al massimo proseguire al tribunale civile se i quattro ragazzi non riterranno congruo il risarcimento proposto dall’assicurazione. Comprendere perché il giovane, padre di un bimbo di un anno, abbia imboccato contromano la Fi-Pi-Li rimarrà un mistero. La polizia stradale, delegata nelle indagini dal pm Niccolò Volpe, ora sta cercando di capire perché Jacopo non si sia mai fermato. Forse, dopo aver sbagliato strada, potrebbe essere stato tradito dal panico.