In Toscana non piove più: dove si rischia la siccità e le previsioni. «Sarà un'estate torrida, con temporali pericolosi»
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Daniele Banti, esperto di meteorologia, membro del gruppo Centro Meteo Toscana: «Perché lo scioglimento dei ghiacciai incide sul clima a livello locale»
Qualche goccia nello scorso fine settimana a macchia di leopardo. Poca roba. In Toscana la pioggia “vera” non si vede da tempo. Non è ancora allarme siccità, ma la sirena potrebbe suonare presto. Perché all’orizzonte si vedono – tanto per cambiare – secco e caldo. Ci sono province in cui per ora è caduto il 50% di pioggia in meno rispetto agli anni passati. E siamo reduci da giorni di temperature record, con molte zone della regione che hanno superato i 30 gradi. Perché il nostro clima è sempre più “tropicale”? E perché dobbiamo aspettarci ancora giornate bollenti e – soprattutto – secche? Lo spiega Daniele Banti, esperto di meteorologia, membro del gruppo Centro Meteo Toscana.
«Osservando le piogge cadute dall’inizio dell’anno sulla nostra regione, attualmente abbiamo un deficit pluviometrico marcato nelle province di Grosseto, Siena, Arezzo e Livorno, e in alta Toscana, con circa il 50% in meno di pioggia caduta rispetto alla normalità, mentre va meglio – spiega Banti – sulla Toscana centrale, seppur sempre con un deficit pluviometrico intorno al 30-35%. A questo però dobbiamo sommare la scarsità di innevamento registrato nei mesi invernali, che ha indebolito la situazione delle falde in alta quota e delle riserve appenniniche».
Ma perché piove sempre meno? «Il motivo principale – prosegue Banti – è il cambio climatico in atto. Il continuo scioglimento dei ghiacci artici sta gradualmente modificando l’equilibrio termodinamico della corrente nord atlantica che nasce dall’isola di Terranova (Canada, ndr) e che insieme alla corrente del Golfo è la principale responsabile del trasporto di tutti i flussi perturbati atlantici da ovest verso est, che determinano le precipitazioni sull’Italia. A causa di questa variazione, la corrente tende lentamente a indebolirsi e a sospingere i flussi perturbati sempre più a nord. Non più dalla Francia o dalla Spagna verso l’Italia – dice ancora Banti – ma dalla Gran Bretagna verso il centro Europa, lasciando così spazio, nelle zone che si affacciano sul Mediterraneo, alle sempre più frequenti rimonte dell’anticiclone nord africano, con tutte le conseguenze che vediamo, ovvero fasi siccitose e caldo anomalo». Il clima sta cambiando, dunque. Sembra una frase fatta, ma non lo è. «Anche la tipologia di piogge è destinata a cambiare – aggiunge Banti –. Quelle “classiche” autunnali o primaverili tenderanno a diminuire, lasciando spazio a fenomeni estremi dovuti alla maggior energia che si accumulerà sul Mediterraneo».
E per i prossimi mesi cosa ci dobbiamo attendere? «Il periodo che va dal 20 maggio alla prima metà di giugno è molto importante per capire il prosieguo estivo. Temiamo che si profili un’estate abbastanza estrema sotto il profilo termico, con una frequente invadenza anticiclonica nord africana. Ondate di caldo che saranno ogni tanto alternate a brevi passaggi instabili, spesso però di forte intensità».
COSA POSSIAMO FARE PER OTTIMIZZARE LE RISORSE IDRICHE?
Cosa fare per ottimizzare le risorse idriche? Lo spiega Daniele Banti, che oltre a essere un esperto di metereologia è un agricoltore di professione. «Gli studiosi del clima ci dicono che la situazione è destinata a peggiorare nei prossimi anni, indifferentemente dalle misure di contenimento del riscaldamento globale che potranno essere prese. Dobbiamo cominciare a pensare che l’acqua non è una risorsa illimitata – dice Banti – predisponendo quindi misure per il recupero dell’acqua piovana da riutilizzare soprattutto in agricoltura e magari evitando che l’acqua si disperda dagli acquedotti durante il trasporto, visto che in alcuni comuni si registrano perdite fino al 50%». Banti conclude: «Di positivo c’è che le possibilità per farlo ci sono, manca però ancora una vera presa di coscienza del problema. Esistono i modi per ridurre il consumo di acqua in agricoltura, per recuperare le acque piovane attraverso la creazione di invasi artificiali dove convogliare le piogge per poi riutilizzare quell’acqua durante i periodi di difficoltà, oltre che curare la manutenzione stessa dei bacini già esistenti».