Prato, il pasticciere di 31 anni è morto per un edema polmonare. L'ex moglie ha deciso nominare un legale di fiducia e un medico patologo
PRATO. «Mattia è un ragazzo solare. Grande lavoratore. Sta bene con tutti, giovani e anziani. Lo sogno tutte le notti, è sempre con me, è dentro di me. C’è continuità anche se non è normale che sia io a portare avanti la sua continuità. Doveva essere lui a portare avanti la mia».
Bartholomeus Michael Maria Van Glabbeek, da tutti conosciuto semplicemente come Bart, ha il volto segnato, lo sguardo triste e la mente concentrata su Mattia, quel figlio di trentuno anni che domenica 22 maggio scorso non si è svegliato dal sonno nel suo letto nella casa a Coiano, dove è passato dalla vita alla morte senza un perché. E di lui vuole parlarne al presente anche se ha ormai metabolizzato il dramma che Mattia non sarà mai più fisicamente con lui.
«Ho sognato che mi aiutava a rimettere a posto la legna. Io abito a Cavarzano e lui mi ha sempre aiutato con la carriola a sistemare la legna per l’inverno – racconta Bart – E poi ho sognato che mi chiedeva se ero andato in bicicletta a fare quel circuito nel Valdarno, dove lavoro, di cui mi parlava sempre. E ora dovrò andare a farlo, perché è lui che me lo chiede. Perché io ho trasmesso a Mattia la voglia di andare a camminare e lui a me quella di andare in bicicletta». E a proposito di bicicletta Bart ricorda quel viaggio nel 2016 che il figlio fece in bici fino in Olanda. «Perché Mattia era un grande atleta. Non beveva e non fumava, era serio e aveva molti hobby. Se qualcuno aveva bisogno e gli chiedeva un favore, lui si metteva subito a disposizione con tutti».
«Mattia era un ragazzo determinato e altruista. Benvoluto da tutti. Un ragazzo sereno. Una roccia e non capisco chi possa aver detto che poteva essere stressato dal lavoro per ipotizzare un gesto inconsulto. La procura è bene che indaghi e dia le risposte, anche se questo non ci restituirà Mattia. Ma lui mai avrebbe fatto una cosa del genere e sul lavoro andava d’accordo con tutti – dice sconsolato – Dai 17 ai 21 anni è stato a lavorare insieme a me. Un anno a Lampedusa e poi tre anni nel Chianti in un albergo quattro stelle, dove per due anni è stato alla reception e poi, l’ultimo anno, in cucina dove ha fatto formazione con un grande cuoco. Ricordo che dopo aver fatto il turno di undici ore è voluto rimanere insieme a lui che stava preparando una torta, e lo ha assistito fino alle 4 del mattino per imparare e poi ha portato la crema calda a me che ero in reception». E il ricordo gli fa illuminare il volto.
«Gli avevo dato dei soldi per andare a Sassuolo a vedere la partita e festeggiare lo scudetto del Milan – racconta ancora Bart Van Glabbeek – E quella mattina pensavo che fosse in viaggio quando invece mi è arrivata la telefonata. Io ero a fare un giro in bicicletta ad Arezzo e mi hanno detto che dovevo venire subito a Prato. Ora Mattia non c’è più. Cosa è successo? Me lo domando. Ma sono figlio di un medico e credo nella scienza. So che la procura ci darà tutte le risposte anche se non ci riporteranno in vita Mattia».
Bartholomeus Michael Maria Van Glabbeek, tiene a ribadire anche la sua sintonia con la scelta dell’ex moglie Rossana Coli per la cremazione della salma. «È stata una sua scelta che ho condiviso». Mentre non sapeva niente dell’intenzione dell’ex moglie di nominare un legale di fiducia, l’avvocatessa Miriam Pizzilli e un medico patologo che seguisse l’autopsia. «Non lo sapevo. Io mi fido della Procura e penso che farà tutto il necessario per scoprire cosa è successo – dice Bart – Ma se Rossana ha deciso di nominare un avvocato, ha fatto una scelta e io, anche se siamo separati, non posso che essere dalla sua parte. E l’accetto».
«Mattia era un ragazzo umile. Ricordo ancora che quando segnò la meta più importante del campionato di rugby per il passaggio del turno della squadra – racconta ancora Bart – Tutti sono andati a complimentarsi con lui che invece ha risposto: se non c’ero io l’avrebbe fatta un altro della squadra. Questo era Mattia».
Il fascicolo sulla morte di Mattia Van Glabbeek è nelle mani della sostituto procuratore della Repubblica, Valentina Cosci. L’autopsia affidata alla dottoressa Luciana Sonnellini che è stata affiancata dalla dottoressa Maria Teresa Covelli nominata dalla madre del trentunenne, ha riscontrato un edema polmonare come causa della morte. Adesso gli esami istologici dovranno chiarire cosa ha provocato quell’edema.
«Niente ci riporterà indietro Mattia. Io ora devo andare a Roma perché Mattia aveva anche la cittadinanza olandese e quindi dovrò sbrigare delle formalità al Consolato olandese», conclude Bart che rimette nel suo zainetto i giornali e le foto del figlio. L’ultima delle quali lo ritrae in cima al Parco della Maiella innevato. Escursione fatta nello scorso mese di settembre insieme a un amico.
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