PONTEDERA. Indossa la divisa della Misericordia. Fa volontariato, accompagna gli anziani e i disabili alle visite. Sale sull’ambulanza, per le corse ordinarie ma anche per le emergenze. Aiuta alla mensa dei poveri. Benedetta fa parte della confraternita dal 2017 e qui ha scoperto uno spazio libero dove incontrarsi, fermarsi e ripartire. Ha conosciuto persone che l’hanno sostenuta. Alle sue spalle c’è un mondo di sfruttamento, di perdita dell’identità personale. Dopo anni passati a credersi senza altre prospettive qualcosa è cambiato. Ora è il tempo dei ringraziamenti e di futuro. È il momento del racconto per dire che si può tornare a respirare. «Era il 2009 – spiega Benedetta – quando, in Nigeria, paese dove abitavo, a causa di un incidente persi mio marito e il più grande dei miei figli. Iniziò un periodo durissimo. Ero sola. Partivo la mattina presto per vendere l’acqua. Era il nostro unico sostentamento».
L’illusione
Una cesta sopra la testa piena di caraffe e tanta tanta strada per pochi spiccioli. «Un giorno mi fermò al mercato un uomo che, vedendomi disperata, mi propose di venire in Italia. Mi prospettava un lavoro come badante». Benedetta si fida. «Del resto – aggiunge – non avevo poi altre scelte». E invece l’illusione della “terra promessa” si rivela un’ignobile menzogna e lei si ritrova senza documenti, sotto ricatto per riaverli e in un calvario impensabile da sopportare. «Per fortuna un mio connazionale mi indirizzò verso la possibilità di un lavoro. Piano piano – continua – sono riuscita a pagare il debito, ma sono stati anni di paura. Hanno fatto del male ai miei parenti in Nigeria. Anch’io sono stata malmenata».
Aiuto agli altri
Poi, inaspettatamente arrivano piccole luci incoraggianti: «Era il 2017 quando pensai di fare volontariato. Mi dissi che avrei dovuto stare vicino a chi stava soffrendo». Benedetta sa cos’è il dolore e proprio per allontanare il male, fa del bene. «Mentre stavamo accompagnando una donna a fare una radiografia, alla guida del mezzo c’era Matteo Leggerini. Lo conobbi e gli raccontai la mia situazione». E si aprono scenari inaspettati. Leggerini, oggi governatore dell’associazione coinvolge Pier Luigi Masi e il vicesindaco Alessandro Puccinelli. La macchina della speranza si mette in moto. Benedetta trova un nuovo lavoro e parte l’iter per il ricongiungimento con i suoi familiari rimasti nel paese d’origine.
L’abbraccio
È il 2021, l’anno clou della pandemia ma la determinazione è troppa perché possa prendere piede qualsiasi tipo di scoraggiamento. Così, superate le difficoltà burocratiche e le richieste che arrivavano dal consolato di Lagos compreso un test per il Dna, la volontaria può riabbracciare la sua famiglia. «Grazie a questi tre angeli custodi – spiega – perché sono stati il mio ponte, il mio sostegno. Li ho chiamati tante volte e loro sono sempre stati pronti a risolvere ogni questione. Non piango più. Sono felice. Il mio unico desiderio è abbracciare Fiorella Mannoia o Maria De Filippi». Benedetta può scherzare e sognare. Non è più sola e vive in un appartamento della Misericordia. «Quando sarà pronta e avrà riconquistato una totale autonomia potrà lasciarlo ad altri che, a loro volta, ne avranno bisogno. Perché la generosità – conclude Leggerini – va messa in circolo. Se fai del bene, ritorna».
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