In ginocchio e tre colpi in testa: Nevila, è stata un’esecuzione
L’unico indiziato dei due femminicidi non risponde alle domande del giudice. Intanto la ministra Cartabia avvia accertamenti sui ritardi della carcerazione
Sarzana Si è avvalso della facoltà di non rispondere Daniele Bedini, il 32enne artigiano di Carrara, fermato martedì 7 giugno dai carabinieri per l’omicidio di Nevila Pjetri, 35 anni, origini albanesi ma residente a Massa, nel giro della prostituzione da parecchio tempo sul litorale sarzanese. È stata trovata senza vita a Marinella di Sarzana nella notte tra sabato 4 e domenica 5 giugno. O meglio, Bedini, nel pomeriggio di venerdì 10 giugno, nell’interrogatorio di garanzia nell’udienza di convalida del fermo, qualcosa avrebbe detto di fronte al giudice per le indagini preliminari Fabrizio Garofalo: «Cado dalle nuvole: sono sotto choc». Il gip spezzino depositerà sabato 11 giugno l’ordinanza in cui esprimerà la sua decisione sul fermo, nel frattempo la difesa ha sollevato un vizio procedurale in ordine al fermo stesso. Sull’altro omicidio, quello di Camilla, all’anagrafe Carlo Bertolotti, la trans di 43 anni trovata tra i rovi in un fosso alle porte di Sarzana, uccisa da due colpi di pistola sul capo, Bedini resta formalmente indagato. Secondo quanto ricostruito dal medico legale, tra le due morti ci sarebbe un lasso temporale di 24 ore: prima sarebbe stata uccisa Nevila, poi Camilla.
Bedini si è sempre detto estraneo a quanto accaduto. Gli inquirenti sono arrivati a lui soprattutto attraverso le analisi delle immagini di videosorveglianza presenti nella zona (anche quelle sotto casa sua). Sul corpo delle due prostitute è stata eseguita l’autopsia dallo stesso medico legale, Susanna Gamba. E l’esito degli esami è scioccante. Emerge infatti che Nevila sarebbe stata uccisa con tre colpi di arma da fuoco (e non due come ipotizzato in un primo momento): uno corrisponderebbe a quel foro trovato subito nella parte sinistra della nuca, vicino all’orecchio, gli altri due però in pieno volto. Non solo: sembrerebbe infatti che sia stata fatta inginocchiare prima di essere uccisa, come una vera e propria esecuzione. Ancora da chiarire il luogo del delitto: sì, perché – stando alla ricostruzione degli inquirenti – la donna, in quel greto ai confini con Luni, sarebbe stata portata dopo la sua morte che sarebbe invece avvenuta vicino alla spiaggia di Marinella tra mezzanotte e mezza e l’una tra sabato 4 e domenica 5 giugno. Un’ora dopo, poco più, la donna è stata trovata senza vita vicino al torrente.
Gli orari di quella presunta rapina – sarebbe questo al momento il movente dell’uccisione – arriverebbero da una telecamera che si trova in uno stabilimento balneare a Marinella: il bagno Margot con la telecamera che avrebbe registrato prima il passaggio di un pick up bianco, poi l’audio gli spari. Gli inquirenti sono però ancora al lavoro: per loro, su quel pick up bianco ci sarebbe stato Bedini. L’artigiano sarebbe apparso nei filmati anche delle telecamere della falegnameria di famiglia mentre rientra a casa, alle 6 della mattina di domenica 5 giugno, mezzo nudo, passando da un terrazzo, per poi riuscire vestito poco dopo. Con lui, aveva una tanica e altro materiale: per gli inquirenti erano attrezzi per cancellare le tappe della notte. Bedini ora resterà in carcere a La Spezia alla luce della sentenza con cui la Cassazione lo ha condannato in via definitiva a tre anni per la rapina commessa in una sala slot nel 2019. Una questione per cui la ministra della giustizia Marta Cartabia ha chiesto di avviare degli approfondimenti. Anche il Pg della Cassazione Giovanni Salvi ha iscritto un procedimento conoscitivo.
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