Caro prezzi, caccia ai furbetti in Versilia: si rischiano 500 euro di multa

La Finanza verifica in primis gli aumenti sui generi alimentari e accertano se il ricarico sul prodotto è “sballato” rispetto a quanto pagato ai fornitori

Viareggio È uno dei temi caldi del momento: l’aumento dei prezzi su tutti i beni di consumo. In primis i generi alimentari. Ed è proprio su questi che si concentreranno per tutta l’estate i controlli specifici della Guardia di finanza. Nell’idea di scongiurare che in bar, ristoranti e in genere esercizi commerciali ci siano degli abusi. Nascosti dietro legittime motivazioni legate al caro energia e al caro carburante.

Nei giorni scorsi le Fiamme gialle hanno già multato due distributori di carburante, uno a Viareggio e uno a Lucca. Ma in questo caso si trattava di un problema di comunicazione ingannevole: i titolari degli impianti pubblicizzavano una tariffa di benzina e gasolio che non era quella applicata. Come si sa, i benzinai devono rendere nota ogni variazione di prezzo al ministero dello Sviluppo economico: quando i dati comunicati e pubblicizzati non coincidono, scatta la sanzione di 1.032 euro.

Parlando più genericamente dei controlli sui prezzi, le indagini della Finanza in questo settore riguardano un po’ tutto. Sia l’entità del rincaro applicato, sia l’esposizione del prezzo alla clientela: tanto per capirsi, ci si accerta se non ci siano trucchi che possano ingannare il cliente. Soprattutto la cifra in euro deve essere sempre ben chiara e visibile.

Per quanto riguarda l’entità dell’aumento, la valutazione è un po’ più complessa. Ma dalla Finanza spiegano che ci sono dei parametri oggettivi, basati anche sugli anni scorsi. Basta vedere i conti degli esercizi commerciali per capire a quanto vengono acquistati dal fornitore i prodotti che poi vengono messi in vendita, senza o con una lavorazione. Questi parametri non possono essere sforati in maniera eccessiva: il ricarico che il barista, il ristoratore o il titolare di alimentari applica sul cliente deve essere motivato. Facciamo un esempio: se un determinato prodotto costa il 30% in più all’esercente quando va a comprarlo dal fornitore, c’è poco da sottilizzare se poi l’esercente lo fa pagare il 30-40% in più alla clientela. Ma se l’aumento va oltre il 100%, chiariscono dalla Finanza, non lo si può considerare fisiologico. E a quel punto è passibile di multa.

In genere questo tipo di sanzioni si aggirano sui 500 euro. Ci sono casi più gravi, in cui il titolare dell’attività rischia la denuncia per frode in commercio. Ma sono episodi rari. E, comunque, ci devono essere degli elementi oggettivi che configurino una vera e propria truffa ai danni della clientela.

Questo tipo di attività di monitoraggio della Guardia di finanza è un capitolo specifico del lavoro di verifica, dal nome di “Disciplina prezzi”. Negli anni scorsi, in periodo di pandemia, il lavoro degli investigatori si è concentrato in particolare sulle tariffe applicate sui prodotti legati all’emergenza Covid. Si pensi alle mascherine. L’attenzione, ora che la pandemia è passata, si è concentrata sul tema più dibattuto al momento: i rincari legati all’energia e al carburante, che hanno portato molti beni a cifre mai viste negli ultimi anni. Soprattutto la benzina, ormai salita sopra i due euro al litro. I benzinai, tuttavia, garantiscono di essere a loro volta delle vittime del sistema e di applicare i prezzi che sono praticamente imposti dalle grandi compagnie petrolifere.l

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