Favori ai cinesi in cambio di soldi: il pubblico ministero chiede di condannare due poliziotti

Si avvia alla conclusione il processo per i permessi facili. Chiesta la condanna anche per un medico accusato di firmare certificati per malattie inesistenti

PRATO. Il pubblico ministero Laura Canovai ha chiesto tre condanne nel processo a carico di due poliziotti e un medico accusati, i primi due, di corruzione, il terzo di falso. Si tratta dell’ispettore Roberto Brunetti, già in forza alla Digos, della moglie Maria Cristina Massaro, già vice dirigente dell’Ufficio immigrazione, e del medico di famiglia di Brunetti, Paolo Frassetti. Ai due poliziotti viene contestato di aver preso soldi da numerosi cinesi in cambio dell’agevolazione delle pratiche per la concessione del permesso di soggiorno anche in assenza dei requisiti, mentre il medico è accusato di aver rilasciato a Brunetti certificati di malattia pur sapendo che non era malato, certificati che hanno consentito al poliziotto di assentarsi dal lavoro anche per lunghi periodi.

Il pubblico ministero Canovai ha chiesto una condanna a otto anni di reclusione per Maria Cristina Massaro, a sei anni per Roberto Brunetti, a due anni per il medico Paolo Frassetti. La richiesta più pesante per Massaro si spiega col ruolo chiave avuto dalla vice dirigente dell’Ufficio immigrazione nella trattazione delle pratiche di permesso di soggiorno.

I due poliziotti furono arrestati il 13 gennaio 2016 dai colleghi della squadra mobile mentre facevano da “staffetta” a un trasporto valori di 70.000 euro da Prato a Empoli. Quel giorno Brunetti era in malattia, mentre la moglie aveva chiesto un permesso. Sui due indagavano da mesi i colleghi dopo aver raccolto le dichiarazioni della consulente del lavoro Mascia Visconti, già coinvolta in una precedente indagine del sostituto Canovai sulle irregolarità nei permessi di soggiorno. Lei stessa fu indagata ma non arrestata grazie alla collaborazione fornita. Secondo il suo racconto, poi corroborato da una serie di intercettazioni telefoniche, Maria Cristina Massaro, facendosi dare una mano dal marito, si sarebbe messa a disposizione di numerosi cinesi in cambio di contanti e di acquisti pagati nei negozi più alla moda. Il 15 luglio parola alle difese (Ciappi e Cini) prima della sentenza.