Poche alternative, poco gioco, poca fortuna. Inter che soffre e quasi vince
Sembrava che potessimo fare il colpaccio ma anche questa volta, come al solito quest’anno, non teniamo il risultato. Non basta la perla di Dimarco a portare a casa il match scudetto, che vede adesso in salita la strada verso lo scudetto.
Primo tempo da leoni…
Parte scintillante la partita, con il Napoli che stenta a fermarci senza falli e un’Inter che quando non riparte, attacca. Sembrava poter mettersi molto male per gli uomini di Conte quando, sotto la curva della squadra di casa, Dimarco tira fuori il coniglio dal cappello, piazzando su punizione una palla perfetta sotto l’incrocio, davanti a un impotente Meret. Poi buio totale, la botta psicologica paradossalmente l’ha subita la squadra che è andata in vantaggio, con un Napoli che inizia dalla fine del primo tempo a prendere sempre più campo, salvo qualche sprazzo pericoloso dell’Inter, soprattutto sui piazzati.
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…secondo tempo da dominati
Dal rientro in campo nel secondo tempo sembra non esserci possibilità di sorridere per noi; subito pericoloso il Napoli e dopo appena 6 minuti ecco uscire Dimarco e Calhanoglu; il primo autore del gol e di un’ottima partita, il secondo ancora opaco e affaticato, con la condizione della scorsa stagione che sembra quasi un miraggio. L’emergenza esterni diventa ancora più critica, con un cambio modulo che vede l’Inter subire pugni su pugni e restare in piedi come il più eroico dei pugili, fin quando non arriva -sull’ennesima infilata tra le linee- il fortunato ma meritatissimo gol del pareggio del Napoli. Una partita che, al netto del gioco espresso, ci vede uscire con un punto che prima del fischio d’inizio avremmo schifato, mentre ora ci sembra preziosissimo.
Rosa profonda a chi?
Al netto delle -ridicole- polemiche su bestemmie e ammonizioni, c’è da fare una seria riflessione: dov’è adesso tutta quella comunicazione che vede il Napoli con 11 giocatori e poco altro combattere contro l’Inter che, a detta di qualcuno, “ha due squadre”? Difesa a parte, il match di oggi è l’ennesima dimostrazione che nei fatti c’è pochissima profondità all’infuori del reparto difensivo; le alternative a centrocampo e in attacco sono buone ma lontane anni luce dai titolari. La narrativa che vuole l’Inter come “Golia” e il Napoli come Davide si dimostra ancora una volta intellettualmente disonesta. Da una parte c’è una squadra che ha investito -e tanto- in estate e che, arrivata a giugno, avrà giocato una partita a settimana per tutta la stagione. Dall’altra c’è una squadra che, come altre big d’Europa, sta subendo le conseguenze di un calendario scellerato e fittissimo, conseguenze alle quali -a differenza delle altre big- deve far fronte con alternative che spesso non si mostrano all’altezza.
Ruggito nel post partita
Parlano Dimarco e Inzaghi per l’Inter, con la disamina del che riconosce i meriti all’avversario e soprattutto sottolinea la poca cattiveria, la stanchezza e la tanta sfortuna dei nerazzurri in ottica infortuni. Davanti alle statistiche sui gol subiti il “demone” ci tiene a fare un mea culpa riguardo ai fallimenti negli scontri subiti e soprattutto al fatto che non dovrebbe capitare. Attenzione particolare su Dimarco invece, che risponde a tono al tentativo di togliergli un po’ di merito sul gol di un giornalista con la domanda “sulla tua punizione, più abilità tua o errore di Meret?” tuona, giustamente: “ma che domanda è? Come errore di Meret? Ma che domanda è? La barriera era messa bene, ho cercato di farla passare di lato e per fortuna è entrata”.