Lavori fantasma a Pavia, dopo quindici anni i danni al Comune saranno pagati a rate
L’indagine sui segnali stradali mai realizzati risale al 2006. Il reato penale è prescritto, c’è l’accordo in sede civile
PAVIA. Dopo quindici anni dall’indagine della procura , che li aveva indagati per truffa nei confronti del Comune di Pavia, hanno concordato di risarcire il Mezzabarba per 142.276 euro. Somma che pagheranno a rate. La vicenda è quella relativa allo scandalo dell’Ufficio traffico. Primo reato commesso nel 2003 (diciotto anni fa), prime indagini nel 2006, prima condanna penale nel 2011. Al centro del caso, l’ex dirigente dell’Ufficio tecnico del Comune, Antonio Capone e l’imprenditore Piergiorgio Scagnelli, che una determina dirigenziale appena pubblicata all’albo pretorio definisce “il signor C.” e “il signor S.”.
I due, accusati di truffa, furono chiamati a rispondere di una serie di episodi relativi a segnali stradali orizzontali (strisce e linee) pagati dal Comune, ma mai realizzati, oppure realizzati, ma pagati due volte. Sul fronte penale, prima che intervenisse la prescrizione, in primo grado Antonio Capone fu condannato a 4 anni e Piergiorgio Scagnelli a 3 anni e 10 mesi per truffa. La Corte di appello, dopo le impugnazioni, decise pene, rispettive, di 3 anni e di 2 anni e 11 mesi. Sino a quando, il 14 febbraio 2014, la Corte di Cassazione dichiarò sentenza di non doversi procedere per intervenuta prescrizione.
In parole più semplici, lo Stato aveva impiegato troppo tempo per arrivare a una sentenza definitiva nei confronti dei due imputati, e quindi non si poteva più procedere nè a una condanna nè a un’assoluzione. Un colpo di spugna, insomma. Ma la Suprema corte respinse i ricorsi relativi agli effetti civili. I giudici di Pavia, prima e di Milano, poi, avevano infatti condannato gli imputati anche al risarcimento dei danni materiali e di immagine nei confronti del Comune di Pavia. Iniziò, a questo punto, una serrata battaglia davanti alla giustizia civile. Nel 2018 si giunse a una prima sentenza, emessa dai giudici di Pavia e sfavorevole a Capone e Scagnelli. Il tribunale, infatti, decise che i due dovevano pagare circa 140mila euro “insolido”, cioè suddividendosi l’esborso. Contro questa sentenza, tuttavia, i difensori opposero ricorso in appello. La sentenza civile - probabilmente l’ultima in questa vicenda - venne emessa dalla corte d’Appello di Milano che confermò quanto già deciso in primo grado: i due devono pagare il Comune di Pavia per il danno che gli hanno arrecato.
Al termine di questa lunga contrapposizione giudiziaria, le parti hanno firmato quello che, tecnicamente, si chiama accordo transattivo. Capone e Scagnelli si impegnano a versare quanto dovuto e il Comune si impegna a rinunciare ad altre azioni giudiziarie. L’accordo è sancito da una decisione dirigenziale nella quale si precisa che «le parti convengono che l’inadempimento e/o il ritardo nell’adempimento anche di una sola rata costituisca inadempimento essenziale nell’interesse del Comune di Pavia». A suggello di 15 anni di scontri in aula, le due parti hanno quindi firmato un accordo transattivo che, tuttavia, è «sottratto alla pubblicazione per motivi di riservatezza». —