La crisi climatica è complessa da capire, a iniziare dai dati di partenza:
«Da numeri che sembrano minuscoli derivano enormi conseguenze»
Tra i tanti motivi che rendono la crisi climatica tanto complessa, uno dei principali riguarda i dati e i numeri tramite i quali viene presentata.
Leggendo articoli o libri al riguardo, ci si imbatte spesso in numeri altissimi e inimmaginabili o altri invece bassi oppure, ancora, dati con strane unità di misura incomprensibili. Insomma, alla fine per chi non è sufficientemente informato può sembrare tutto molto caotico e poco chiaro.
Uno dei dati numerici più importanti ma anche particolari è proprio l’aumento di temperatura: non si parla di dieci o venti gradi, ma di un grado, due gradi o perfino un grado e mezzo. Temperature che possono sembrare basse: perché preoccuparsi di 1,5° di temperatura in più? Non sembra una crisi bensì un semplice problema di poco conto. Purtroppo però 1,5° secondo fisici, climatologi ed economisti è un aumento di temperatura sufficientemente alto da causare una serie di catastrofi durature a livello planetario che non si limiterebbero a un’estate più lunga e ad un’abbronzatura più intensa.
Innanzitutto la climatologia è una scienza estremamente complessa. Per quanto riguarda la crisi climatica solo un esperto del settore ha abbastanza competenze per comprenderne davvero tutte le sfaccettature. Già il fatto che l’aumento di temperatura sia globale è una difficoltà in più, in quanto si tratta di una media planetaria e quindi non di un aumento diffuso e identico per ogni area geografica del pianeta. L’aumento di temperatura per esempio risulta maggiore in Italia rispetto ad altri Stati del mondo.
Detto questo, per comprendere il motivo per cui così pochi gradi, se non punti decimali di grado, siano così importanti, bisogna tenere sempre presente che il clima e gli ecosistemi della Terra sono estremamente complessi oltre che strettamente collegati. Una variazione nella temperatura superiore agli 1,5° (in particolare verso i 2° la situazione sarebbe particolarmente critica) sarebbe via via più devastante in primo luogo per i ghiacci polari, che fondendosi fanno aumentare il livello del mare provocando la scomparsa di intere città costiere dalla faccia della Terra.
Un aumento del genere sarebbe devastante anche per la reperibilità idrica mondiale, portando alla sete decine di milioni di persone con tutte le conseguenze geopolitiche che ne deriverebbero, come le guerre dell'acqua, una realtà che si sta già verificando. Sono innumerevoli altre le conseguenze di un aumento della temperatura superiore al grado e mezzo poi sui fenomeni meteorologici estremi e sulle ondate di caldo e di freddo. Oltretutto non solo più aumenta la temperatura e più aumentano i danni, ma avvengono anche i fenomeni di feedback climatici, cioè la crisi si autoalimenta per esempio tramite il rilascio di metano dal permafrost o di gas serra dagli oceani. Questi feedback climatici provocano reazioni a catena che alimentano la crisi e, nello stesso tempo, provocano nuovi danni.
Il limite dei 2° è senza ombra di dubbio la linea rossa da non superare a qualunque costo ma non basta starne al di sotto: ogni singolo punto percentuale di grado è sia una catastrofe in più sia una possibilità in meno di tornare indietro. È necessario lottare anche per la più piccola parte di grado centigrado. —
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