“I malati di Alzheimer hanno diritto alle cure”, on line la petizione per aiutare i pazienti affetti da demenza
In Italia sono un milione e 200mila le persone colpite. «Bisogna potenziare l’assistenza e aggiornare i medici di base»
Un sostegno specifico, un programma strutturato di aiuti dedicato a chi soffre di demenza. È quanto reclama la Fondazione Maratona Alzheimer, che il 7 settembre ha presentato presso la sede dell’Azienda Usl di Bologna una petizione nazionale per il diritto alla cura delle persone affette da queste malattie neurodegenerative. Pazienti che hanno pagato un prezzo altissimo alla pandemia di Covid: si stima che un decesso su sei abbia interessato uno di loro. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, approvato in Parlamento, ha previsto stanziamenti specifici a tutela della salute e l’approvazione di una legge di riforma delle attuali disposizioni sulla non auto sufficienza: un’occasione forse irripetibile per migliorare le condizioni di vita dei degenti, che spesso non riescono a riconoscere i volti dei propri figli e coniugi (in Italia sono un milione e 200mila le persone affette da demenza e la metà è rappresentata da pazienti Alzheimer). Una condizione lesiva della dignità umana, che lascia nello sconforto i familiari, chiamati a un’assistenza quotidiana e gravati da un enorme stress psicologico. «In questo contesto si deve lottare per ottenere ciò che può aiutare le persone con Alzheimer, contrastare l’isolamento sociale di cui soffrono, sostenere le famiglie e i caregiver, migliorare le condizioni di assistenza, delle cure a domicilio e nelle strutture, superare le difficoltà che fino ad oggi non hanno trovato una risposta politica soddisfacente», commenta Stefano Montalti, presidente della Fondazione Maratona Alzheimer.
La petizione sarà inviata al premier Draghi e ai ministri della Salute, del Lavoro e delle Politiche sociali, oltre che ai presidenti di Camera e Senato. Disponibile e sottoscrivibile on line sul sito charge.org, si focalizza su nove punti che si chiede siano recepiti nell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza: accettare completamente l’evidenza scientifica che riconosce le demenze come malattie e non come naturale evoluzione del processo di invecchiamento; valorizzare Comunità amiche competenti; rafforzare lo sviluppo della rete delle Case e degli Ospedali di Comunità; potenziare i Centri disturbi cognitivi e demenze; rendere più flessibili i modelli di assistenza domiciliare e dei centri diurni; predisporre una rete di ospedali di comunità dove fornire cure di media intensità in tempi brevi; riorganizzare le residenze per anziani; dedicare percorsi ospedalieri alle necessità specifiche delle persone con demenza e revisionare e infine aggiornare la formazione dei medici di base.
La situazione nel mondo e i dati dell’Oms
Secondo il rapporto “Global status report on the public health response to dementia” dell’Organizzazione mondiale della sanità, più di 55 milioni di persone in tutto il mondo convivono con la demenza e il loro numero continuerà a crescere, arrivando a 78 milioni entro il 2030 e a 139 milioni entro il 2050. Solo un quarto dei Paesi del mondo ha politiche o piani di sostegno nazionali e la metà di questi si trovano in Europa. Secondo le stime Oms, nel mondo l'8,1% delle donne e il 5,4% degli uomini di età superiore ai 65 anni convive con questa condizione che, nel 2010 colpiva “solo” 35,6 milioni di persone. «La demenza - afferma il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus - priva milioni di persone della loro memoria, indipendenza e dignità. Abbiamo bisogno di un'azione concertata per garantire che siano in grado di vivere con il sostegno che meritano». I finanziamenti sono aumentati di recente in molti dei Paesi più industrializzati: «Per avere maggiori possibilità di successo - ha affermato Tarun Dua, capo dell'Unità per la salute del cervello dell'Oms - gli sforzi di ricerca devono avere una direzione chiara ed essere meglio coordinati».